Storia della Calabria Partigiana

Storia della Calabria Partigiana

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Solo in anni piuttosto recenti è stato definitivamente riconosciuto il contributo del Mezzogiorno nella guerra di Liberazione che oppose i partigiani della causa italiana alla tirannia fascista e nazista. Dura, invece, a morire l’opinione che vorrebbe ridurre i partigiani meridionali a soldati intrappolati a nord dopo l’armistizio, l’8 settembre del 1943. Il racconto degli antifascisti della prima ora, dei militari che vollero restare fedeli al loro giuramento, dei lavoratori emigrati e pronti a intervenire in armi contro i tedeschi supera anche quest’ultimo pregiudizio. Le singole vicende dei calabresi si fondono, nel quadro più generale della storia della Resistenza, in un racconto nuovo, nient’affatto retorico, nient’affatto scontato.

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Cinque ragioni per stare alla larga da Pino Aprile

Cinque ragioni per stare alla larga da Pino Aprile

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A lungo snobbato dagli storici, l’ex direttore di uno dei più diffusi rotocalchi italiani, Pino Aprile, ha potuto ricostruire la storia d’Italia senza doversi misurare con la faticosa analisi di fonti e di documenti. Il racconto di Aprile è un misto di mezze verità e di complete omissioni, che serve solo ad alimentare un pericoloso sentimento di revanscismo reazionario nei confronti delle regioni del Nord. Il Mezzogiorno deve, invece, essere capace di affrontare le sfide della modernità con serietà e rigore, senza ricorrere a falsificazioni per affermare il buon diritto delle sue popolazioni a condividere il benessere e la ricchezza raggiunte dal resto del Paese.

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Letteratura & Società n. 52

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SOMMARIO
Anno XVIII, n. 1, gennaio-aprile 2016
SAGGI E STUDI:
Tommaso Scappaticci, Sperimentazione letteraria e progettualità
sociale nel Novelliere campagnuolo di Ippolito Nievo 3
Raffaele Pellecchia, D’Annunzio musicus (tra mistificazioni e realtà) 30
Alberico Guarnieri, Le ‘insidie’ della vita e le ragioni dell’arte. Su Il
lume dell’altra casa e Il pipistrello di Luigi Pirandello 80
NOTE E DIBATTITI:
Francesca Favaro, Pioggia di petali (se gli angeli citano Virgilio) 96
Simona Spataro, La concezione romantica del destino e della donnascrittrice
nella narrativa di Annie Vivanti 103
Luigi Senzasono, Considerazioni sulla rima imperfetta di Montale
negli Ossi di seppia 118
RECENSIONI:
Antonio Semerari, Il delirio di Ivan, Psicopatologia dei Karamazov
(Raffaele Pellecchia) p. 120; Giuseppe Rensi, Il troppo (Salvatore
Alosco) p. 124

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Cosenza nei suoi quartieri

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Il volume  è disiso in quattro tomi:

  • Nel primo tomo si conduce il lettore nei nove “rioni bassi” di Cosenza antica, i quartieri artigianali che affacciano sul Crati e sul Busento: Fontananuova, Lungo Crati, San Giovanni Gerosolimitano, Santa Lucia, Cafarone, Spririto Santo, Massa, Garrubba e Rivocati. Completano il tomo schede sui censimenti, i fiumi, i sindaci, la droga, il commercio e una Storia del degrado del centro storico.
  • Il secondo tomo guida i lettori nei nove “rioni alti” di Cosenza antica, i quartieri residenziali dei nobili  e della grossa borghesia mercantile: Il Duomo, la Giostra Vecchia, la Giostra Nuova,  le Vergini, Portapiana, la Motta, il Triglio, le Paperelle e Cosenza-Casali. Completano il tomo schede sulle farmacie, gli alberghi e gli anziani.
  • Nel terzo tomo dei 34 quartieri cosentini che il libro individua, 16 appartengono alla città nuova, a parte le tre frazioni. Gli otto quartieri della città nuova posti a centro-sud sono: Il Carmine, la Riforma, il Lungo Busento, Rione “Michele Bianchi” (Case Popolari), Collina Muoio (Merone), Autostrada, Loreto, Autostazione. Allorché la città, debellata la malaria dopo i lavori di bonifica dei fiumi, si allargò in pianura (e questa è quasi tutta storia novecentesca), gli amministratori riprodussero anche in piano i dislivelli geografici e sociali esistenti sul colle Pancrazio: i rioni borghesi del Carmine, quindi i rioni del ventennio fascista, come la Riforma, il Lungo Busento, il Rione delle Case Popolari dedicato al quadrunviro Michele Bianchi, gli insediamenti abitativi nella collina Muoio sorti attorno all’acquedotto del Merone; e infine rione Loreto, l’Autostrada, l’Autostazione, Città 2000. Completano questo terzo tomo schede sui sindaci (1967-1999), la nettezza urbana, i Piani Regolatori, il verde, la sanità, l’acqua, il traffico e l’inquinamento, i trasporti.
  • Nel quarto tomo accompagna i lettori  negli 8  quartieri di periferia (San Vito, Serra Spiga, Città 2000, Panebianco, Torre Alta, Via Popilia, Bosco De Nicola, Gergeri), alcuni dei quali in qualche comparto urbano negli anni ’70 e ‘80 prese la fisionomia del vero e proprio “ghetto” (Popilia, San Vito, Gergeri) come nel medioevo il Cafarone per i giudei. Ad essi vanno affiancati, molto spesso per i disservizi e l’isolamento nei confronti del resto della città, le tre frazioni: Donnici, Borgo Partenope (già Torzano) e Sant’Ippolito, alle quali unire le borgate sparse nel territorio del Comune e il Colle Mussano con il Camposanto. Corredano il tomo schede sulla casa, i disabili, l’arredo urbano, l’area urbana, i parcheggi, la disoccupazione, la toponomastica, la qualità della vita, il decentramento. E inoltre una Nota Bibliografica, che utilizza documenti amministrativi e fiscali, saggi di urbanistica o di arte, studi specialistici, ma anche lo spoglio paziente delle pagine della stampa locale periodica o quotidiana. E infine un dettagliato Indice dei nomi delle persone citate nel libro.
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