Collana diretta da
Antonio D’Elia

I volumi pubblicati nella collana sono sottoposti al preliminare vaglio scientifico di un comitato di referees anonimi.

Nel 1984 moriva – in ostinato e, per tanti versi, fiero isolamento – Fortunato Seminara, che, nel 1942, con il romanzo Le Baracche, scritto nel 1934, aveva dato alle stampe, per i tipi dell’Editore Rizzoli di Milano, «uno di quei testi che servirono di preludio all’elaborazione e all’esemplificazione della poetica neorealista» (Giorgio Bárberi Squarotti).
Il 14 maggio 1981, invitato dall’Istituto Italiano di Cultura di Strasburgo a parlare – in vista dell’imminente pubblicazione, da parte dell’Editore Flammarion, della traduzione in francese del romanzo Il vento nell’oliveto – sulla «Paysannerie Calabraise» che aveva ispirato la maggior parte delle sue opere, Seminara non esitava a lanciare i suoi strali polemici contro i «grands éditeurs nationaux, qui dépuis plu-sieurs années, sous des pretextes divers, se refusent à réimprimer les oeuvres épuisées et à imprimer les nouvelles», dichiarando, allo stesso tempo, il proprio amore per il paese natio e la terra di Calabria «malgré l’outrage qu’on m’a infligé [nella notte di Natale del 1975] en incendiant ma maison et en détruisant ma bibliothèque et certains de mes manuscrits».
Nell’indicare il mondo rurale quale fonte della sua ispirazione, del suo realismo e della sua «clarté solaire et méditérranéenne apprise dans les classiques italiens et égalément français», Seminara teneva a distinguere la sua arte da quella di Corrado Alvaro:
«Mais on peut aisément s’aperçevoir des différences qui existent entre mon art et l’art d’Alvaro, abstraction faite des différences cultu-relles de formation et de génération. Son observation s’étendait en ampleur plus qu’en profondeur, cela lui était imposé par son métier de journaliste qu’il exerça toute sa vie […] la varieté et la nouveauté au détriment de l’application perséverante sur un unique sujet. Plus d’aptitude à décrire qu’à représenter. Ma collaboration à la page littéraire des journaux au contraire n’a été que sporadique et sans prétention professionaliste. Nés tous les deux dans la même région, mais l’un émigré et pratiquement déraciné; l’autre, en l’occurrence moi, avec des racines profondément encrées à ma terre et un des rares écrivains qui aient resisté dans l’enfer calabrais.
L’un, Alvaro, qui voit la réalité par la mediation du mythe et de la légende; l’autre, moi, qui l’ai vue et représentée en prise directe et sans voiles».
A giusta ragione, quindi, Antonio Piromalli individua la presenza di un «motivo costante» nella narrativa di Seminara: «il paese contadino come fonte di esperienza culturale e artistica, il desolato ambiente sociale come realtà e problema». Ma ravvisa anche – nella fase ultima dell’applicazione, da parte dell’Autore, del metodo strutturale nell’organizzazione del romanzo, ovvero nell’avviamento della vicenda verso la catastrofe, – «un accumulo di oltranza fantastica che non è in funzione realistica».
Italo Calvino – commemorando la figura e l’opera del suo «vecchio amico […] cupo e saturnino» in un articolo denso di spunti interessanti – precisava:
«In Seminara l’amalgama, proprio del neorealismo, tra stilizzazione novecentesca e tematica sociale delle classi povere si collegava più direttamente che in altri alla tradizione del verismo calabrese. Ciò che lo scrittore calabrese portava di suo era un ritmo interiore amaro e come tormentato da un oscuro rovello».
Per sottrarre all’oblio, in cui ingiustamente è caduta, l’attività letteraria dello scrittore, è sorta in Maropati la «Fondazione Fortunato Seminara» che, oltre a carteggi e memorie, custodisce manoscritti di opere in gran parte inedite e ha promosso e organizzato il Convegno internazionale svoltosi dal 18 al 19 ottobre 1997 sul tema Società meridionale ed esiti tecnico-stilistici nell’opera di Fortunato Seminara, i cui Atti, pubblicati nel 1999 dalla nostra Casa Editrice, rappresentano un valido e nuovo strumento di indagine critica.
L’opera omnia, con edizioni dei testi filologicamente e criticamente curate, consentirà di analizzare e approfondire i tratti caratteristici della personalità artistica di Fortunato Seminara, contribuendo, allo stesso tempo, a fugare pregiudizi o giudizi critici stereotipati.

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