Mamma ’ndrangheta (seconda edizione)

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Questa nuova edizione di Mamma ’ndrangheta comprende i risvolti giudiziari di molte operazioni di Polizia cui si faceva riferimento nella prima stesura e aggiunge al testo originario una parte degli studi compiuti per realizzare il volume Santisti e ’ndrine edito nel 2018. Il ricco patrimonio fotografico contenuto nella prima edizione può essere consultabile attraverso il qr-code posto in copertina.

 

dalla Prefazione di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso

Un viaggio lungo più di un secolo tra le organizzazioni criminali che hanno infestato l’area settentrionale della Calabria. Un viaggio tra boss e picciotti prima della “picciotteria” e poi della ’ndrangheta compiuto esaminando sentenze, documenti di archivio, pubblicazioni e giornali d’epoca e ricercando, come una volta facevano i grandi giornalisti, le foto più significative di personaggi che hanno dominato città e paesi forti, a volte, di un impressionante consenso sociale. Il libro di Arcangelo Badolati è l’opera più completa ed esaustiva scritta sulle organizzazioni criminali della provincia di Cosenza. Un’opera che segue di 13 anni il suo primo volume – “I segreti dei boss” – che fu, invece, il primo testo dedicato alla mafia bruzia. In questo nuovo lavoro, Badolati traccia la mappa delle cosche calabresi e la catena di comando che ne determina strategie e interessi individuando l’esistenza di due “crimini”, uno a Cirò e l’altro a San Luca, così come emerge dalle più recenti indagini condotte dalle procure antimafia di Reggio e Catanzaro. L’autore esamina anche la produzione letteraria riguardante il fenomeno della criminalità organizzata in Calabria, soffermandosi in particolare su un autore, Saverio Montalto, colpevolmente sottovalutato e dimenticato, che per primo nel suo più celebre lavoro – “La famiglia Montalbano” – parlò in anni lontani dell’esistenza di una struttura unitaria di coordinamento della ’ndrangheta in provincia di Reggio Calabria e della divisione di quella zona della regione in tre “mandamenti”…

9,9919,90
ebook - cartaceo

MANDATORICCIO. IL FEUDO DELL’ARSO E LA TORRE STELLATA

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[…] Mi auguro che la fusione tra le tracce del passato e quelle del presente, ci aiutino a imparare ed intraprendere la giusta via, per il futuro. Ammiro ancora di più questa pubblicazione perché riguarda la storia della mia famiglia, e sono sicura che mi darà la possibilità di conoscere più a fondo i miei antenati, sul chi fossero e cosa hanno fatto per realizzare ciò che c’è oggi, una maestosa torre di vedetta a forma di stella, che rappresenta i 4 punti cardinali; ed è proprio lì che è iniziato il progetto di Fiuminarso che è stato possibile grazie a un gruppo di ragazzi, che hanno creduto, in piena pandemia, nella speranza di creare il proprio futuro; magari tornare a ripopolare i propri paesi del Sud, a malincuore lasciati per cercare altro, una stabilità, un posto fisso. L’opportunità di fermarsi e pensare, di non poter andare da nessuna parte se non con la mente, ha fatto sì che venisse alla luce un qualcosa di magico, la condivisione del tempo. Immaginate dieci ragazzi che si trasferiscono nello stesso luogo, un luogo dimenticato da anni con nessuna pretesa se non quella di farci da palcoscenico. Finalmente eravamo noi che sceglievamo per noi stessi. Non volevamo andare da nessuna parte, e non volevamo niente, solo Mandatoriccio vivere in quelle pareti di pietra che trasudano di storia. Pennelli, colori e qualche chiodo sparso, quello che basta per segnare il nostro passaggio lì, al Castello dell’Arso, dove tutto ha avuto inizio. […]
Dalla Nota di Saluto di Giulia Marilena Stef MASCARO

20,00

Medium loci

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«Si può svuotare l’immagine cinematografica di ogni realtà, salvo una: quella dello spazio». Da questa intuizione di André Bazin si dipana un percorso di indagine sulle trasformazioni spaziali operate dal cinema e dalla televisione, quali potenti strumenti di interpretazione e narrazione del territorio. Come funzionano i processi trasformativi dello spazio inquadrato e narrativizzato dai media audiovisivi? Che oggetti sono l’ambiente cinematografico (spazio dell’azione) e il paesaggio cinematografico (spazio della contemplazione)? Quali sono i tratti distintivi di un paesaggio localmente mediato da rappresentazioni audiovisive come film e serie tv?

Sono alcune delle domande a cui cerca di rispondere questo volume attraverso l’analisi di classici del cinema come Viaggio in Italia di Rossellini e di serie tv recenti come Gomorra e L’amica geniale.

16,00
Segnaposto

Memoria sul corpo della polizia municipale di Cosenza e sull’evoluzione della figura giuridica del vigile urbano in Calabria 1964-2002

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Questo libro è dedicato ai Vigili Urbani della città, della Calabria e dell’Italia tutta. Si ripercorre la recente storia amministrativa della città di Cosenza, l’evoluzione giuridica della figura del Vigile Urbano in un viaggio ricco di esperienze dal quale emerge il corretto rapporto tra cittadino e istituzione.

20,00
Segnaposto

Memorie di Jonathan

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Io, Jonathan, figlio di un’epoca cieca, fatta di sorda incertezza,
profonda paura e vuoti incolmabili, ho sempre
cercato qualcosa che mi permettesse di uscire da quel tetro
buio dell’ignoranza primigenia in cui ogni uomo vaga
prima di dare il giusto corso alla sua vita, altrimenti senza
senso.
Miei compagni silenti nella ricerca della luce della verità
sono sempre stati i grandi sogni, le ingenue speranze e i
pensieri innocenti.
Però, tra un sogno e l’altro, c’era da fare i conti con la
concretezza della realtà: quel rigido esattore quotidiano che
non ammette scuse e non concede mai sconti!
Ricordo il dolce periodo della giovinezza, quando la vita
ci chiamava per nome – uno ad uno – e noi, da incoscienti,
rispondevamo a quell’appello guardando al futuro con
fiducia. Non sapevamo ancora che il futuro verso il quale
ci stavano indottrinando non lo avremmo mai conosciuto
fino in fondo, perché non ci sarebbe mai appartenuto fino
in fondo.

15,00

Messina rubella alla Spagna (1674/1678)

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numero monografico Incontri Mediterranei.

La Sicilia del XVII secolo è parte integrante dell’Impero spagnolo. Non per diritto di spada, ma per diritto ereditario: dal 1302, infatti, la Sicilia fa parte del Regno d’Aragona. Nel 1492 il matrimonio tra Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona sancisce la nascita dello Stato spagnolo come Stato unitario e la Sicilia ne segue i destini. Nel corso delle crisi del Seicento anche la Sicilia viene sconvolta e coinvolta in una serie di tumulti e rivolte che contrappongono diverse città siciliane al potere centrale di Madrid. Sull’Isola, il primo segnale di malessere e di opposizione ai crescenti gravami fiscali imposti dal governo di Madrid all’interno degli stati spagnoli, avviene a Messina. Nel 1612 la città si ribella contro l’aumento delle imposte sulla seta, produzione fondamentale per l’economia del tempo. Messina però vince e costringe il Viceré Duca di Osuna ad annullare l’aumento dei dazi sulla seta. Inizia così un periodo di rivolte violente, che si sviluppano con una geografia e un calendario differenziato: nel 1647 insorge Palermo, a distanza di un mese circa dalla coeva rivolta di Masaniello a Napoli. Nel 1672 c’è una rivoluzione popolare a Messina per imporre la parità tra patriziato e popolo nel governo della città, nota nel mondo spagnolo per i privilegi di cui godeva, ma il popolo vince la sua battaglia politica, anche per l’aiuto dello stratigò spagnolo dell’Hojo. Questa rivolta è il preludio dell’insurrezione antispagnola del 1674-78, promossa dal patriziato e dal Senato della città, e della guerra civile che negli stessi anni dilania Messina, spaccata tra fazioni: i Merli, filospagnoli, e i Malvizzi, favorevoli al Senato e alla separazione dalla Spagna. Una guerra civile che raggiunge punti di crudeltà e di ferocia che ancora oggi lasciano sgomenti. Le due fazioni uccidono gli avversari senza processo in base a semplici sospetti: ne saccheggiano i palazzi, li strozzano e li impiccano per i piedi, ne squartano i corpi e li espongono lungo le vie principali della città. Si combatte anche contro le armate spagnole, le cui guarnigioni erano stanziate anche all’interno delle mura della città: le fortezze presidiate dagli spagnoli sono costrette alla resa e l’esercito spagnolo si ritira dalla città e dai suoi villaggi, restando però perfettamente efficiente, al punto da cingere d’assedio Messina e i suoi casali. Infine, la città riceve l’aiuto di contingenti militari e di una flotta francese inviati da Luigi XIV in soccorso. La guerra per Messina diventa così una guerra per la supremazia nel Mediterraneo tra Francia e Spagna e alla guerra partecipano anche le armate navali olandesi, alleate della Spagna. Sia i Merli che i Malvizzi producono documenti e testi tesi a raccontare, motivare e giustificare le proprie posizioni e alleanze politico-militari. Tuttavia, le fonti diaristiche e le cronache sulla rivolta e sulla guerra civile di Messina non sono numerose e la maggior parte sono arrivate a noi frammentarie e lacunose. Il Giornale di Messina è la più completa delle fonti tramandate sugli avvenimenti che sconvolsero la città in quegli anni: è un manoscritto noto da tempo, di cui si pubblica per la prima volta una edizione critica completa, con l’auspicio di dare la possibilità di conoscere il Giornale anche ai lettori non specialisti. La Sicilia del XVII secolo è parte integrante dell’Impero spagnolo. Non per diritto di spada, ma per diritto ereditario: dal 1302, infatti, la Sicilia fa parte del Regno d’Aragona. Nel 1492 il matrimonio tra Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona sancisce la nascita dello Stato spagnolo come Stato unitario e la Sicilia ne segue i destini. Nel corso delle crisi del Seicento anche la Sicilia viene sconvolta e coinvolta in una serie di tumulti e rivolte che contrappongono diverse città siciliane al potere centrale di Madrid. Sull’Isola, il primo segnale di malessere e di opposizione ai crescenti gravami fiscali imposti dal governo di Madrid all’interno degli stati spagnoli, avviene a Messina. Nel 1612 la città si ribella contro l’aumento delle imposte sulla seta, produzione fondamentale per l’economia del tempo. Messina però vince e costringe il Viceré Duca di Osuna ad annullare l’aumento dei dazi sulla seta. Inizia così un periodo di rivolte violente, che si sviluppano con una geografia e un calendario differenziato: nel 1647 insorge Palermo, a distanza di un mese circa dalla coeva rivolta di Masaniello a Napoli. Nel 1672 c’è una rivoluzione popolare a Messina per imporre la parità tra patriziato e popolo nel governo della città, nota nel mondo spagnolo per i privilegi di cui godeva, ma il popolo vince la sua battaglia politica, anche per l’aiuto dello stratigò spagnolo dell’Hojo. Questa rivolta è il preludio dell’insurrezione antispagnola del 1674-78, promossa dal patriziato e dal Senato della città, e della guerra civile che negli stessi anni dilania Messina, spaccata tra fazioni: i Merli, filospagnoli, e i Malvizzi, favorevoli al Senato e alla separazione dalla Spagna. Una guerra civile che raggiunge punti di crudeltà e di ferocia che ancora oggi lasciano sgomenti. Le due fazioni uccidono gli avversari senza processo in base a semplici sospetti: ne saccheggiano i palazzi, li strozzano e li impiccano per i piedi, ne squartano i corpi e li espongono lungo le vie principali della città. Si combatte anche contro le armate spagnole, le cui guarnigioni erano stanziate anche all’interno delle mura della città: le fortezze presidiate dagli spagnoli sono costrette alla resa e l’esercito spagnolo si ritira dalla città e dai suoi villaggi, restando però perfettamente efficiente, al punto da cingere d’assedio Messina e i suoi casali. Infine, la città riceve l’aiuto di contingenti militari e di una flotta francese inviati da Luigi XIV in soccorso. La guerra per Messina diventa così una guerra per la supremazia nel Mediterraneo tra Francia e Spagna e alla guerra partecipano anche le armate navali olandesi, alleate della Spagna. Sia i Merli che i Malvizzi producono documenti e testi tesi a raccontare, motivare e giustificare le proprie posizioni e alleanze politico-militari. Tuttavia, le fonti diaristiche e le cronache sulla rivolta e sulla guerra civile di Messina non sono numerose e la maggior parte sono arrivate a noi frammentarie e lacunose. Il Giornale di Messina è la più completa delle fonti tramandate sugli avvenimenti che sconvolsero la città in quegli anni: è un manoscritto noto da tempo, di cui si pubblica per la prima volta una edizione critica completa, con l’auspicio di dare la possibilità di conoscere il Giornale anche ai lettori non specialisti.

30,00

Mi chiamo Don Peppe Diana

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L’esperienza di lavoro, che nel presente libro viene significativamente compendiata in modo rigoroso – divenendo, finanche, un cammino pedagogico e spirituale – ha come suo obiettivo quello di sviluppare le coordinate teoretiche e prassiche di questo fulgido esempio di martirio del nostro tempo. L’autore – Leonardo Vincenzo Manuli – è un cocciuto prete che ama creare spazi per l’interrogazione riflessiva, ispirata dalle esigenze di un pensiero critico e costruttore di conoscenze. (…) Appare del tutto evidente di non trovarsi di fronte a un impianto pastorale – peraltro ridotto, spesso, a semplice amministrazione di realtà ecclesiali – ma ancora prima a un interesse esistenziale alla fede e alla sua dimensione biblica, che propongono – di fronte all’angoscioso e non rimosso sentimento dell’urgenza dei problemi – la via d’uscita di un impegno responsabile in campo sociale e politico, in particolare per la liberazione dalle “strutture di peccato” e per la “nobile lotta per la giustizia”. È in questa prospettiva di senso che l’autore indica senza dubbio, quale tema assiale dell’impegno di don Peppino Diana, l’importanza di affermare con forza l’unità organica esistente tra la salvezza divina e la liberazione umana, articolando questi due piani nell’ineludibile e radicale forza sprigionata dalla Parola di Dio. (Dalla Prefazione) Mimmo Petullà, Sociologo

13,00

Mio caro Leonida…

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Con “Mio caro Leonida” Natale Pace propone una ri-lettura di Leonida Repaci, dell’opera letteraria, dell’attività politica, della lunga e complicata gestione del Premio Viareggio dalla sua fondazione, dei suoi spesso polemici e tempestosi rapporti con i più importanti personaggi del novecento e lo fa attraverso lo studio-analisi di documenti epistolari da lui inviati o ricevuti.
Lo studio si apre con il più lungo e importante saggio che rivela retroscena inediti nei suoi rapporti con Antonio Gramsci, ma poi ci offre uno spaccato della cultura del novecento, della resistenza, dell’attività politica. Qui compaiono Luigi Longo, Cesare Pavese, Maria Fida Moro, Maria Bellonci, Gaetano Sardiello, Fortunato Seminara, Camillo Pilotto e tanti altri.
In approfondimenti successivi a questo lavoro, Pace, sta preparando dei saggi di sicuro interesse proprio sui rapporti tra Repaci e Gramsci e sull’attentato di Via Rasella a Roma che provocò la strage delle Fosse Ardeatine.

8,9918,00
ebook - cartaceo
Segnaposto

Misura del tempo

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Misura del tempo mai disgiunge lo studio poetico dalla riflessione sullo statuto della poesia contemporanea. La perenne domanda sulla necessità e sulla possibilità del dettato poetico è sempre saldata a una visione particolare e prospettica degli oggetti. Il nodo dell’identità e del necessario confronto col tempo presente si connette alla possibilità stessa della poesia, in una quotidianità che sembra aver smarrito il suo senso, in attesa di una risposta che forse non può arrivare.

8,00

Mutatis mutandis

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In questa strana primavera che non accenna a farsi estate, andrò con la memoria a tutti quegli istanti fulminei e lentissimi che hanno caratterizzato il mio incontro con Mimmo e la sua filosofia, che di questo infatti si tratta.Per Mimmo incarnava la filosofia allo stato puro.. Perciò andrò avanti e indietro nel tempo usando quel flusso di coscienza che caratterizza tutto il ‘900: se è vero che il tempo non esiste, almeno filosoficamente…

Ciò che è sicuro è che Mimmo lo incontrai la prima volta verso la metà degli anni ’70 in un appartamentino di Trastevere dove ci riunivamo con un minuto gruppo di amici a leggere e commentare alcuni saggi di filosofia, come “L’ordine del discorso” di Michel Foucault.

Anche in queste occasioni, rimasi colpito ed affascinato dal suo intervento, Mimmo lo conosceva come le sue tasche…

Cerco di prendere il libro dallo scaffale della libreria e non lo trovo.

14,00

Nel ventre della balena

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L’Italia che conosciamo oggi è in larga parte ancora il frutto dell’amministrazione di un partito che ne ha tirato le fila per mezzo secolo. Questo partito è la Democrazia Cristiana, l’organizzazione politica ad oggi più longeva che abbia mai visto il Bel Paese. La cosiddetta “Balena Bianca”, espressione che ne indicava la voracità di consenso e il colore politico e che non dispiaceva ai vertici democristiani, tanto da utilizzarla per uno spot elettorale negli anni ‘80, ha governato l’Italia senza soluzione di continuità per circa cinquant’anni, dal secondo dopoguerra fino a quando le inchieste “Mani Pulite” la spazzarono via e la spettacolarizzazione della corruzione travolse tutto e tutti. In questo volume è trattata la storia di un uomo che ha vissuto la sua lunga e intensa stagione politica nel “ventre della Balena”, tra pregi e difetti. Pietro Rende, una vita dedicata al partito, è stato un degno protagonista degli anni d’oro della DC, delle stagioni felici, dei successi elettorali, ma anche delle dinamiche interne, delle lotte intestine e degli intricati giochi correntizi alla base di ogni rivendicazione di visibilità. Una fetta di storia, quella che lo ha visto protagonista, di cui ancora oggi si parla troppo poco, con timore reverenziale, quasi che il faro della verità possa sporcarne la memoria.

14,00
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Nell’incendio e oltre

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Nell’incendio e oltre accoglie l’ambiente immaginativo-espressivo del «repentismo cutise», dichiarato e iniettato nella lingua originaria del poeta, per la preminenza concessa al canto d’improvviso, per la libertà espressiva del dialetto, per l’equivalenza amore/morte o incendio, per l’identificazione e il crollo dell’essere nell’infinito, per l’infaticabile ricerca dell’oltre ad ogni costo. Simboli tellurici: il labirinto morbido dell’esistenza, le macerie di un mondo perduto, la costante dell’assenza, la lotta contro la malattia, la deriva dei valori quotidiani; veleggiano sull’oceano di questi versi, tra silenzi e urla, alla ricerca di un luogo ameno. Nell’incendio e oltre si spinge nei segreti di una lingua antidiluviana, violenta e pura, abbattendo lo steccato semantico che troppo spesso divide il sentire dell’uomo moderno.

10,00
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Non voglio morire

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Nell’interessante volume scritto da Luciana Maiolino, poliziotta impegnata sul campo, donna coraggiosa e sensibile, troverete tutte le indicazioni normative indispensabili per affrontare tematiche tanto importanti quanto complesse. Il lavoro certosino svolto da questa investigatrice di razza consente a quanti s’avvicinano a questi fenomeni criminali (di questo si tratta) di essere pronti ad affrontarli. Luciana Maiolino ha conosciuto, aiutato, consigliato decine di vittime dello stalking. Dalla lettura del testo si comprende con estrema chiarezza quanto rilevante sia l’apporto concreto che gli esponenti delle forze dell’ordine debbono assicurare a quanti denunciano gli stalker o le stalker.
Dalla Prefazione di Arcangelo Badolati

4,9912,00
ebook - cartaceo
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Nuovi Colloqui con il padre e la madre

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Non trova requie il fitto colloquiare poetico di
Tommaso Lisi con il padre e con la madre. Né dà
tregua al lettore. E di ciò il lettore non può che essergli
profondamente grato. Nella nuova silloge,
intitolata, non a caso, Nuovi Colloqui con il padre e
la madre, a suggellare una continuità che attraversa
gli anni, il rammemorare/dismemorare, che è l’asse
portante dei versi, si connota più che altrove come
damnatio memoriae. È come se il poeta volesse richiamare
alla memoria, con dolorosa insistenza, le
ragioni di un duplice lutto mai interamente elaborato
e, soprattutto, il tripalium dei giorni dell’agonia
– che toccarono in sorte prima al padre e, in
tempo posteriore, alla madre – per rispecchiare in
essi una coscienza dolorante che non riesce a trovare
pace per l’insufficienza delle risposte date alle
interrogazioni di chi, in procinto di perdere la vita,
ai vivi ancora si aggrappava.

12,00

Out of Italy

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«Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene». Sono parole che vengono da lontano, che ben si attagliano allo spirito con cui questo volume è stato costruito: sono parole del giudice Paolo Borsellino, scomparso il 19 luglio 1992, assassinato da Cosa nostra, insieme a cinque dei poliziotti della sua scorta, in circostanze note. Abbiamo voluto fare nostra l’esortazione che contengono, perché le mafie, per prosperare, pur mettendosi episodicamente in mostra distraendosi e distraendoci attraverso varie attività di sfoggio, hanno soprattutto bisogno del nostro silenzio, della nostra disattenzione: e noi rispondiamo utilizzando la parola scritta, quella meno effimera, quella di cui perdurano più a lungo le tracce, contribuendo ad alimentare la dimensione civile del sapere e della conoscenza.

18,00
Segnaposto

Palazzo Sersale a Cerisano

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L’edilizia storica calabrese presenta numerosi esempi di valida architettura, sebbene si tratti spesso di costruzioni realizzate con materiali poveri e semplici. Gli elementi lapidei squadrati e rifiniti, venivano utilizzati, infatti, quasi esclu sivamente per quelle componenti dell’edificio più soggette a usura e degra do (soglie, architravi, piedritti, cantonali, cornicioni…) o per quelle poche compo nenti decorative (capitelli, colonne…). Essendo, tuttavia, la Calabria in ritar do di circa un secolo nell’acquisizione dei modelli architettonici, le sue architet ture rappresentano documenti interes santi per la conoscenza e l’interpretazione dei modelli tipologici originari del resto d’Italia. In questa occasione viene preso in esa me un palazzo di particolare valenza sto rica e artistica, situato nel comune di Ce risano a soli pochi chilometri dalla città di Cosenza. Un’indagine rigorosamente documen tata e una precisa ricostruzione storica, svelano la complessa storia di un palazzo che domina dall’alto l’antico borgo cala brese e confermano l’esistenza dell’edifi cio già nel XVI secolo. Palazzo Sersale a Cerisano è una residenza nobiliare rinascimentale e suburbana, che ebbe un ruolo di fondamentale importanza per l’intero territorio circo stante. Per molti secoli, fu infatti, centro di controllo e di gestione dell’intero feu do di Cerisano, Castelfranco (Castrolibero) e Marano (oggi Marano Principato e Marano Marchesato).

50,00

Partecipare l’architettura

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Gli architetti operano troppo frequentemente senza relazionarsi con gli abitanti e riconducendone esigenze, desideri e creatività all’interno di logiche che uniformano le risposte.

Riportare l’operato del progettista all’interno delle comunità, riconoscere il positivo contributo che gli abitanti possono dare alla costruzione degli spazi, accettandone l’informalità dell’azione e del linguaggio, così come da alcuni architetti praticato, faciliterebbe il miglioramento delle condizioni di vita, la riduzione del “peso” ambientale e il riequilibrio tra insediamenti, luoghi e risorse.

I principali temi trattati sono i rapporti tra progettisti e comunità, i rischi della formalizzazione e dell’uniformazione, le modalità atte a garantire modelli insediativi migliori degli attuali attraverso il sostegno all’azione diretta degli abitanti e come tali modalità possano ridurre gli effetti negativi nell’ambiente, consolidare le relazioni sociali, favorire il benessere diffuso.

 

7,9914,99
ebook - cartaceo

Pasolini e la Calabria

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contributi di Carlo Fanelli, Christian Palmieri ,Gian Luca Picconi, Paolo Desogus, Marco Gatto, Francesca Tuscano, Pino Corbo, Stefano Casi, Gianfranco Bartalotta

Questo volume raccoglie gli atti del convegno Pasolini e la Calabria (Acri, 24-25 marzo 2023), accolto nelle celebrazioni ufficiali del centenario della nascita di Pasolini. Esso propone aggiornate osservazioni sulla relazione tra il poeta e la Calabria – la sua presenza al Premio Crotone nel 1956 e nel ’59, le polemiche scaturite dalla descrizione del territorio di Crotone riportate ne La lunga strada di sabbia, alcuni ricordi delle riprese de Il Vangelo secondo Matteo – cui si uniscono contributi sulla poesia e le riflessioni dell’autore. I saggi contenuti forniscono un apporto originale al contesto delle iniziative legate alle celebrazioni del centenario, insieme ad uno sguardo privo della retorica e del pregiudizio che spesso hanno circondato il pensiero pasoliniano. Si rileva il suo protogramscismo e il profilo di intellettuale militante, il suo implacabile giudizio sulla borghesia, presa di mira anche col teatro e la sua demistificazione culturale e politica. Del Pasolini poeta, infine, si evidenzia la prospettiva majakovskiana, secondo cui «il poeta deve parlare quando il politico tace» e la sua ispirazione a reintegrare il sacro in un mondo dominato dal consumismo.

16,00
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Passi

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Questo libro, è il viaggio compiuto a ritroso, tra i severi sentieri
del tempo, di “una macchina senza motore”, per ritrovare,
con la consapevolezza piena dell’oggi, il senso del passato,
riaprire, con il bisturi dell’amore, le ferite di sempre e bagnarle
con l’acqua di un presente che, quasi miracolosamente, si apre
alla vita. Una rinascita, l’approdo di una tensione emotiva, di
una ricerca di sensazioni e sentimenti veri, che, presente fin
dalle prime pagine, è inizialmente avviluppata su se stessa,
mortificata tra le pieghe di un quotidiano senza nome, sterilmente
contratta e poi, lentamente ed inesorabilmente, si offre
nuda, intera, bagnata da una pioggia di emozioni forti, nuove e
fresche, che lavano via incertezze, dubbi, paure ancestrali.
Eugenio è un viandante instancabile, come instancabile è
la sua voglia di riappropriarsi della dimensione più autentica
e vera della vita, un uomo che il dolore ha reso carico di anni
ed affanni, maturo e saldo su agili gambe da ragazzo assetato
d’amore, quell’amore che è il filo conduttore di pagine indimenticabili,
dolci e struggenti, malinconiche e tenere, tra le

16,00