Corigliano – Rossano e il suo hinterland
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Storia e cultura. Passato e presente. Sullo sfondo di una dimensione urbana modernamente calata nella realtà. Precorrendo i tempi e diventando esempio di futuri, auspicabili percorsi comuni, amministrativi e politici, Franco Emilio Carlino conferma anche in questo nuovo lavoro la forte propensione alla ricerca dell’identità e dei luoghi del basso Ionio cosentino in cui è da tempo impegnato. Questa volta, però, il suo sguardo va oltre l’interesse per la propria realtà, che pure si è già caratterizzato per alcune pregevoli indagini introspettive diventate esempio di ricerca e approfondimento scientifico. Lo studio e la valorizzazione della memoria, certo, rimangono un riferimento cardine dell’autore; la sua energica funzione costitutiva, e la capacità di incidere sulla formazione di una solida coscienza civile, si confermano elementi fondamentali dell’attività culturale di Carlino. Ma, in questa nuova fatica, ancora una volta concepita e messa in pratica con spirito di servizio, dopo aver aggiunto nuovi elementi di conoscenza agli studi precedenti per rispondere a fondamentali domande esistenziali (“da dove veniamo”, “dove andiamo”?), l’autore proietta il suo sguardo in particolare verso il futuro. A ciò che oggi potrebbe apparire problematico e finanche rischioso, ma che può rappresentare una sicura prospettiva ideale, culturale e organizzativa. Corigliano Rossano, “unica e grande realtà della Provincia…”, in altre parole, ha tutte le caratteristiche per porsi saldamente a capo di un processo di modernizzazione e rinnovamento, destinato ad ampliarsi in Calabria e nel Paese. Un orizzonte comune in cui, appunto, memoria, identità e realismo si fondono in un tutt’uno edificante, capace di favorire un forte avanzamento economico, sociale e culturale del territorio, che per Carlino significa anche il mondo dell’Arberia, fino a Tarsia e ai piedi del Pollino. Un’area vasta (comprendente i comuni di Bocchigliero, Calopezzati, Caloveto, Campana, Cariati, Corigliano, Cropalati, Crosia, Longobucco, Mandatoriccio, Paludi, Pietrapaola, Rossano, San Cosmo Albanese, San Demetrio Corone, San Giorgio Albanese, San Lorenzo Del Vallo, Santa Sofia D’Epiro, Scala Coeli, Spezzano Albanese, Tarsia, Terranova da Sibari, Terravecchia e Vaccarizzo Albanese), attraverso la quale è possibile avviare un processo identitario Sibarita, aperto all’Europa e al mondo. (Nota dell’Editore)
Cosa manca
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C’è Carlo Barbagallo, il Geppeto felice del paese, benvoluto e amato da tutti e che con il suo agriturismo e le sue euforie ha allietato i palati, le giornate e gli umori di intere generazioni. Quando durante la festa dei suoi sessant’anni, balzando a piedi nudi sul suo tavolo, annuncia pubblicamente di voler trasformare lo storico agriturismo Barbagallo in una scuola di salsa, suo figlio Tibaldo, umile e anonimo supplente di italiano, lo crede pazzo e vi si oppone a modo suo cercando l’assenso della famiglia e dei conoscenti, imbattendosi in paradossali incontri ed avventure che mai avrebbe immaginato di vivere.
C’è Pito, ricciolone sbarbato, laconico e introverso, che vive da due anni in un buco nero fatto di caffè, fotocopie e scontrini per il rimborso spese. Quando realizza che tra una settimana sarà avvocato, gli crolla il mondo addosso.
E così, in una afosa mattina di luglio, durante la proclamazione di laurea della sua migliore amica Valentina, sfida il suo cervello, cambia sguardo e cerca, inconsciamente, ogni appiglio, ogni piccola occasione che potrebbe stravolgergli la vita pur di non passare da un buco nero a un altro. E la trova quando, in un pub irlandese di Piazza Venezia, una sconosciuta lo seduce, lo provoca, e gli chiede di partire all’indomani con lei per Nogent sur Marne, alle porte di Parigi, per fare il cameriere. La sua vita non cambierà, lui sì.
E poi ci sono Gabriella, Ilario, Giovanni, Emilio e il Maestro, giovani figli del mondo che, dopo le loro lauree, si erano promessi di rimanere a Roma e invece, hanno dovuto separarsi approdando in cinque lontani e differenti paesi.
Non per questo sono meno amici di prima.
Si riuniscono, una volta all’anno, in un posto diverso del globo, non importa quale. Perché non esiste il luogo perfetto, esistono le occasioni, i momenti, le ambizioni, che se sono quelli giusti, fanno di ogni città il posto perfetto.
E così tutti gli altri personaggi del romanzo, giovani disperati viaggiatori che hanno poco e nulla tra le mani, ma non per questo rinunciano a rimanere sognatori.
ebook - cartaceo
Cosentini in bianco e nero
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Una inconsueta storia per immagini del nostro passato prossimo, legato alla memoria comune di tanti cosentini e vissuto nella familiarità dei luoghi, delle atmosfere e delle cose che li circondavano e mutavano con il tempo. Luoghi ancora percorribili nella città di Cosenza. Figure e altri particolari presenti nella memoria, che si rinnova attraverso centinaia di foto prelevate dagli album di famiglia e inviate alla rubrica “Cosentini in bianco e nero”, pubblicata quotidianamente da Il Quotidiano della Calabria nel corso di un anno. Immagini che si dispiegano al lettore come fotogrammi di un film, del genere «Poveri ma Belli», dove ognuno può sentirsi in qualche modo protagonista. La trama è nelle didascalie che le accompagnano. Principali autori delle foto sono stati due storici fotografi, Federico Magnani e Vincenzo Restivo, che hanno fissato con migliaia di click aspetti degli usi e costumi della città e dei suoi abitanti per oltre un quarto di secolo, dal dopoguerra agli anni sessanta. Un libro da sfogliare come un album. Un album da leggere come un libro.
Cosentini in bianco e nero 2
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“Un libro da sfogliare come un album. Un album da leggere come un libro”. Così definimmo il primo volume. Come in tutti gli album, con ulteriori notizie e immagini raccolte in questo secondo, si arricchiscono i tasselli della storia comune di tanti cosentini, vissuta nella familiarità dei luoghi, delle atmosfere e delle cose che li circondavano e mutavano con il tempo. Luoghi ancora percorribili, figure e altri particolari presenti nella memoria, che si rinnova attraverso centinaia di foto prelevate dagli album di famiglia, da vecchie buste ingiallite dal tempo, da scatole di latta effigiate da antiche marche di biscotti, con dentro ancora il profumo della nostra infanzia, e inviate alla rubrica “Cosentini in bianco e nero” pubblicata settimanalmente da Il Quotidiano della Calabria. In questo volume sono raccolte le più interessanti foto pervenute dal luglio 2005 fino al momento della stampa. Immagini e notizie del tempo si dispiegano al lettore come fotogrammi di un film che parla di una storia in cui ognuno può sentirsi protagonista. La trama è nelle didascalie che le accompagnano. Principali autori sono ancora loro, Federico Magnani e Ernesto Restivo, gli storici fotografi che hanno fissato con migliaia di click aspetti degli usi e costumi della città e dei suoi abitanti dal dopoguerra agli anni Settanta.
Cosenza
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La ricerca condotta dall’Autore è da intendere come un momento di riflessione e di approfondimento sui temi riguardanti l’urbanistica e l’architettura della città storica di Cosenza, indagati attraverso un arco temporale che spazia dal XIII al XV secolo.
Periodo caratterizzato dalla presenza di grandi rinnovamenti, che hanno segnato l’avvio di un progresso generale per la città, attuato mediante un vasto sistema di relazioni ancora evidenti nella composizione storica dei fenomeni urbani ed edilizi.
La lettura dei processi insediativi è stata condotta tenendo conto dell’originaria morfologia del sito e degli elementi generatori dell’insediamento, mediante un percorso di sintesi che parte dall’età antica per giungere fino al XVI sec. Gli esiti hanno rivelato il ruolo assunto dalla città attraverso il tempo e la complessità della dimensione storica, sociale e culturale che è riuscita a manifestare nel corso degli avvenimenti di cui è stata interprete.
Gli approfondimenti analizzano l’evoluzione urbana mediante l’intreccio tra le fonti documentarie, l’analisi del tessuto storico, l’assetto edilizio e le manifestazioni artistiche in essa contenute.
Le conclusioni propongono delle interessanti ipotesi di studio per la successione degli eventi che offrono, nel contempo, una visione dell’attuale “forma urbana”.
La ricerca ha riguardato anche lo studio delle architetture più significative, che continuano a proporre la ricchezza culturale ancora presente, la cui dimensione espressiva evidenzia relazioni ampie, allargate e sostanzialmente europee e mediterranee, a sottolineare l’importanza e il ruolo assunto dalla città di Cosenza nel periodo di studio analizzato.
Un ricco corredo fotografico, unito alla presenza di numerose elaborazioni grafiche, completa e accresce il percorso illustrativo degli argomenti trattati.

Cosenza e le sue famiglie
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In passato, la Calabria fu abitata da Siculi, Enotri, Coni, Morgeti; Pelasgì. Itali, Bruzi ed ebbe il nome di Ausonia (terra abbondante), Esperia (rivolta ad occidente), Enotria (terra del vino), Italia (fondata da Italo) Vitulia (terra dei vitelli), Magna Grecia (più importante della Grecia), Brutium (abitata dai Bruzi) e Calabria (terra d’ogni bene). L’immagine più bella di questa regione risale al periodo paleolitico di 10000 anni fa, e corrisponde a quella del “boss primigenius” scoperta da Paolo Graziosi nel 1961,nella grotta del Romito a Papasidero. Altre tracce di paleolitico si trovano nel fondo Casella di S. Pietro a Maida (Cz), nello Scoglio S. Giovanni a Cirella, nella Grotta della Madonna e Torre Nave di Praia a Mare, a Torre Talao di Scalea, Tortora, S. Nicola Arcella, S. Eufemia, Briatico, Monte Poro ed Arcbi. Siti umani e resti di un villaggio a capanne del periodo neolitico (VI, V millennio a. C.) sono stati scoperti a Favella della Corte nella Sibaritide. Insediamenti preistorici coevi sono presenti a Cassano (Grotta 5. Angelo), Amendolara, Papasidero, Praia a Mare, Curinga, Girifalco e S. Eufemia, molti dei quali sono stati rilevati da J. Ammerman nel 1974. Oggetti metallici dell’età del rame (III, Il millennio a. C.) sono stati trovati a Roggiano Gravina, 5. Domenica di Ricadi, Cotronei (Timpanello del Ladro), nel lago Ampollino, Vibo (Torre Galli), Torre Mordillo. Necropoli dell’età del ferro (X, IX sec. a. C.), con vasellami a pittura geometrica e manufatti in bronzo, sono state evidenziate a Castiglione di Paludi, Torre Galli di Tropea, 5. Onofrio di Roccella Ionica. Altre necropoli; dell’ottavo secolo a. C., a Torre Mordillo, Franca Villa Marittima e Canale. Fra l’ottavo ed il quinto secolo a. C., la Calabria fu colonizzata dai Greci. Nel 744 a. C., gli loni fondarono Reggio e Zancle (Messina). Nel 710 a. C., gli Achei costruirono Sibari la più bella ed opulenta città del mondo greco, e Crotone nel 708 a. C.. Nel 680 a. C., i Locresi edificarono Locri Epizefiri e, successivamente, Ipponio (Vibo), Medma (Rosarno) e Metauro (Gioia Tauro). I Crotoniati innalzarono Crimisa (Cirò), Petelia (Strongolì), Scillezio (Squillace), Caulonia, Terina. I Sibariti diedero vita a Poseidonia (Paestum), Laos, Scidros, Clampetia (Amantea), Temesa e Pandosia. Nel 560 a.C., i Locresi alleati con gli Spartani sconfissero i Crotoniati nella battaglia della Sagra. Nel 510 a. C., i Crotoniati capeggiati da Milone decimarono i Sibariti nella Valle del Trionto, distrussero la città di Sibari fondarono Thurio. Nel 388 a.C., i Locresi, con l’aiuto dki Dionisio II di Siracusa, sconfissero sul fiume Stilaro i Crotoniati, la cui patria era la capitale della Magna Grecia.

Cosenza nei suoi quartieri
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Il volume è disiso in quattro tomi:
- Nel primo tomo si conduce il lettore nei nove “rioni bassi” di Cosenza antica, i quartieri artigianali che affacciano sul Crati e sul Busento: Fontananuova, Lungo Crati, San Giovanni Gerosolimitano, Santa Lucia, Cafarone, Spririto Santo, Massa, Garrubba e Rivocati. Completano il tomo schede sui censimenti, i fiumi, i sindaci, la droga, il commercio e una Storia del degrado del centro storico.
- Il secondo tomo guida i lettori nei nove “rioni alti” di Cosenza antica, i quartieri residenziali dei nobili e della grossa borghesia mercantile: Il Duomo, la Giostra Vecchia, la Giostra Nuova, le Vergini, Portapiana, la Motta, il Triglio, le Paperelle e Cosenza-Casali. Completano il tomo schede sulle farmacie, gli alberghi e gli anziani.
- Nel terzo tomo dei 34 quartieri cosentini che il libro individua, 16 appartengono alla città nuova, a parte le tre frazioni. Gli otto quartieri della città nuova posti a centro-sud sono: Il Carmine, la Riforma, il Lungo Busento, Rione “Michele Bianchi” (Case Popolari), Collina Muoio (Merone), Autostrada, Loreto, Autostazione. Allorché la città, debellata la malaria dopo i lavori di bonifica dei fiumi, si allargò in pianura (e questa è quasi tutta storia novecentesca), gli amministratori riprodussero anche in piano i dislivelli geografici e sociali esistenti sul colle Pancrazio: i rioni borghesi del Carmine, quindi i rioni del ventennio fascista, come la Riforma, il Lungo Busento, il Rione delle Case Popolari dedicato al quadrunviro Michele Bianchi, gli insediamenti abitativi nella collina Muoio sorti attorno all’acquedotto del Merone; e infine rione Loreto, l’Autostrada, l’Autostazione, Città 2000. Completano questo terzo tomo schede sui sindaci (1967-1999), la nettezza urbana, i Piani Regolatori, il verde, la sanità, l’acqua, il traffico e l’inquinamento, i trasporti.
- Nel quarto tomo accompagna i lettori negli 8 quartieri di periferia (San Vito, Serra Spiga, Città 2000, Panebianco, Torre Alta, Via Popilia, Bosco De Nicola, Gergeri), alcuni dei quali in qualche comparto urbano negli anni ’70 e ‘80 prese la fisionomia del vero e proprio “ghetto” (Popilia, San Vito, Gergeri) come nel medioevo il Cafarone per i giudei. Ad essi vanno affiancati, molto spesso per i disservizi e l’isolamento nei confronti del resto della città, le tre frazioni: Donnici, Borgo Partenope (già Torzano) e Sant’Ippolito, alle quali unire le borgate sparse nel territorio del Comune e il Colle Mussano con il Camposanto. Corredano il tomo schede sulla casa, i disabili, l’arredo urbano, l’area urbana, i parcheggi, la disoccupazione, la toponomastica, la qualità della vita, il decentramento. E inoltre una Nota Bibliografica, che utilizza documenti amministrativi e fiscali, saggi di urbanistica o di arte, studi specialistici, ma anche lo spoglio paziente delle pagine della stampa locale periodica o quotidiana. E infine un dettagliato Indice dei nomi delle persone citate nel libro.
Cosenza vecchia. La periferia si fa centro
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“Il patrimonio architettonico costituisce un capitale spirituale, culturale, economico e sociale di valore insostituibile. Ogni generazione interpreta in maniera diversa ed in relazione ad idee nuove il passato. Qualsiasi riduzione di questo capitale costituisce tanto più una diminuzione di valori accumulati in quanto non può essere compensata neanche da creazioni di elevata qualità.” È l’art. 3 della Carta Europea Del Patrimonio Architettonico. A Cosenza, è anche un grido di dolore.

Cronache risorgimentali
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…Così quando, curiosando fra le vecchie carte di famiglia, ho trovato i due manoscritti di Antonio Serravalle su due fatti importanti della storia di Calabria, i moti del 1848 e il passaggio dei garibaldini dalla provincia di Catanzaro, ho pensato che non ci fosse niente di meglio che proporre queste letture a quanti sono desiderosi di formarsi una propria opinione, non filtrata da terzi, sullo stato del Regno di Napoli e sul Risorgimento in terra nostra… (dall’introduzione)
Cronotassi dei vescovi di Cassano. Diocesi Calabro Lucana dei due mari. XVII Secolo
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La storia della diocesi di Cassano, letta attraverso la cronotassi dei suoi vescovi, non è solo la storia della chiesa locale. Al contrario, è la storia nella sua piena totalità. Non è storia di preti, ma di uomini immersi nella temperie del loro tempo, artefici e, al contempo, succubi di eventi, spesso tremendi, fra scontri di volontà discordi e di poteri forti, fra una visione del mondo nuova, che va maturando con Galileo e Campanella, e con altri scienziati e filosofi, tra cui con pochi Calabresi, oggi meno noti, ma, coi loro studî, determinanti concorrenti alla costruzione del pensiero moderno, e un potere ottuso e parassitario, e un attardamento culturale, che nel nuovo vede solo una minaccia all’ordine politico-sociale e alla consolidata tradizione scientifica.
La storia della diocesi di Cassano è quella delle carestie, delle rivolte, dei terremoti, delle pestilenze, da cui è ripetutamente afflitto l’intero territorio, dei grandi movimenti in atto nel Viceregno di Napoli e in Europa, dei rapporti fra Chiesa e potere spagnuolo. È la grande storia, che prende particolare forma in quella porzione della Chiesa e del Viceregno qual è, appunto, la vasta e agognata diocesi di Cassano, segnandone il cammino, non agevole, lungo il corso del tempo, fra esaltazioni, cocenti umiliazioni, aspre lotte e mutilanti ferite, al cui medicamento è, spesso, accorso l’opera sollecita dei Vescovi.
ebook - cartaceo
Crosia
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Una corposa ricerca, condotta in modo rigoroso e appassionato, che ricostruisce nitidamente i tratti identitari della storia di Crosia – e dei feudi di Mirto, Caloveto, Calopezzati, Mandatoriccio e Pietrapaola – al centro di importanti vicende nel corso dei secoli. Un’opera che per le sue caratteristiche assume un significativo valore culturale, riuscendo nell’obiettivo, affatto scontato, da un lato, di catturare l’attenzione di quanti guardano con interesse alle vicende del passato, dall’altro, di stimolare i più giovani ad una più responsabile considerazione delle proprie origini e delle proprie radici. Uno sforzo investigativo che rappresenta, in definitiva, oltre che un omaggio sincero dell’autore ai luoghi in cui è vissuto e ha maturato la sua vocazione per la storia, un contributo rilevante alla valorizzazione di un territorio del quale, con quest’ultimo lavoro, riesce ad offrire un profilo ancora più dettagliato ed esauriente di quanto finora conosciuto. (Nota dell’Editore)
Dal “Paese dei Balocchi” alle borgate: itinerari di formazione
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Lo studio di Alberico Guarnieri si propone il compito, rilevante e originale, di individuare un doppio piano di lettura in testi letterari importanti esaminandoli in prospettiva analogico-comparativa (formale-) letteraria che in prospettiva (sostanziale-) pedagogica.
La scelta dei testi e il contesto di lettura, a cui l’Autore volge il suo sguardo, si collocano interamente all’interno dell’ampio ambito di riflessione che conosciamo sotto il titolo
di romanzo di formazione (Bildungsroman). Le figure analizzate, quella simbolica-disfunzionale di Pinocchio o quella normativo-funzionale di Cuore o reale dei Ragazzi di vita di Pasolini o di Pietralata, fanno emergere una rottura strutturale interna al logos pedagogico. Un logos che non si piega più ai canoni positivistici dell’imposizione di saperi, conoscenze e verità sul modello delle scienze dello spiegare largamente assurto, nel contempo, a mezzo e fine nella didattica nelle nostre scuole.
Il recupero di questa complessità antropologica non è questione di apprendimento di più cognizioni, piuttosto questione di esperienza di vita legata a percorsi estetici a cui le nostre scuole non sono affatto preparate, chiuse come sono nella morsa della trasmissione di saperi e sempre più saperi. In questa morsa cognitivistica viene meno la riflessione, l’auto-riflessione, quel percorso di vita che solo rende possibile l’auto-appropriazione di se stessi non solo come scoperta dell’umano che è in noi ma anche come partecipazione umana allo sviluppo di una convivenza sempre più umana. In tutto ciò la razionalità ha un ruolo importante, ma un ruolo ancora più importante lo svolge il cuore (Pascal), perché senza la cura dei sentimenti (senza il cuore) nessun burattino diventa uomo e l’uomo (smembrato della sua parte più sostanziale: l’anima) rischia, facilmente, di trasformarsi in burattino.
Prefazione a cura di Michele Borrelli
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Dal complesso del Carmine alla caserma Paolo Grippo
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La storia di un popolo si racconta anche attraverso l’architettura delle sue città, i suoi monumenti e i suoi palazzi. L’attenzione e la cura con le quali dovremmo conservarne l’armonia e l’integrità per preservarli nel tempo e per tramandare alle generazioni future la memoria di quella storia indica in modo inequivocabile il grado di civiltà di quel popolo. Da queste semplici considerazioni è sorto il desiderio di restituire all’assetto originario il complesso del Carmine, oggi sede del comando della Compagnia Carabinieri di Cosenza, fra le più antiche e prestigiose caserme dell’Arma dei Carabinieri. Ho ritenuto necessario occuparmene, tenerla in ordine e curarne gli interventi di manutenzione, non solo per il doveroso rispetto della cosa pubblica affidata alla mia responsabilità, ma anche per un sentito riguardo verso i cittadini di Cosenza che all’Arma hanno affidato, oltre alle loro istanze di sicurezza, un vero e proprio patrimonio.

Dal faceto al serio
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Allorché mi accinsi a scrivere, non avevo alcuna intenzione di
trattare tanti argomenti, ma solo mettere a punto alcune problematiche
di bioetica, quale l’aborto volontario, che, da ginecologo
ospedaliero, mi stavano particolarmente a cuore. Solo in seguito,
ripensando alla mia lunga attività nel nosocomio, volli ricordare
tanti episodi che incisero nella mia personalità come medico e
come uomo.
Ma come avrei potuto catapultarmi in ospedale così, improvvisamente,
senza riandare con la memoria a tutto quel faticoso
cammino da studente? Ed ecco che sentii il bisogno di ripercorrere
anche le tappe della mia fanciullezza e giovinezza e, soprattutto,
rivivere i rapporti con i miei genitori.
Avrei definito questo mio scritto un’autobiografia se fossi stato
sempre io al centro dell’azione, ma, a parte le tante vicissitudini
personali, in molte circostanze fungo da spettatore, a volte impotente,
di altrui vicende spesso drammatiche.
L’ultimo capitolo, il più lungo, tratta di una giornata particolare
trascorsa in compagnia di un francescano, durante la quale
arricchii il mio spirito, ma che è avulso dal contesto del libro,
come avulsi, ed affatto attinenti ad esso, sono i versi che si trovano
riportati all’inizio di ogni capitolo.
Questi sono solamente delle modeste espressioni liriche che
rispecchiano volta per volta gli alterni stati del mio animo.

Dalla prospettiva riformista all’esito democratico
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Il libro di Saverio Greco nasce come momento di partecipazione, che trae ispirazione e linfa dall’esperienza decennale vissuta all’interno dell’Associazione politico-culturale “Orizzonti del Socialismo” e che è testimoniata da un cospicuo numero di interventi pubblicati sul sito internet www.saveriogreco.it, in cui l’Autore, con i suoi compagni di viaggio, giovani animati da una autentica passione civile, ha offerto il proprio contributo alla discussione politica degli ultimi anni nella sua Cosenza ed in Calabria, terra amata ed amara ancora per troppi calabresi. Greco, che ripercorre la sua esperienza di militante e dirigente socialista, non si sottrae al dibattito sulle difficili scelte che attendono i socialisti, nel complesso panorama politico nazionale. Concetti come libertà, partecipazione, autonomia, responsabilità, etica sono il filo conduttore del momento storico assai difficile che Saverio Greco vuole descrivere, fornendo particolari interessanti ed inediti, vissuti negli ultimi anni con passione da un osservatorio speciale, offertogli dalla fiducia dei cittadini. Alla loro valutazione si offre un’esperienza politica ispirata alla religione civile della coerenza ed all’etica della responsabilità.
Dante. Raggio divino
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Il viaggio è una metafisica della crisi nel tempo in cui i simboli si leggono come archetipi e segni di una profonda spiritualità. Dante Alighieri è uno scendere nella Luce dopo l’innalzamento nella Notte. Il mosaico onirico è un Raggio Divino. Trasforma gli dei in santità. La salvezza è un Cantico dei Cantici. Ma l’incipit resta segnato dal velo e dallo specchio di Beatrice. Gli occhi, lo sguardo, le pause, l’urlo del silenzio sono il vero attraversare la disperazione, l’agonia pianeggiante e il rallegrar il cielo stellato con il chiarore che filtra oltre la foresta.
Tutto il resto è contorno.
Dante oltre o Dante altro.
Non il consueto. Segna la crisi della metafisica occidentale recuperando gli Orienti della divinità dei raggi danzanti.
In Pierfranco Bruni Dante non è teologia.
È il mistico che traccia i dettagli tra la vita e l’immortalità, tra la morte e l’infinito, tra l’Oriente degli dei e l’Occidente cristiano.
ebook - cartaceo
Democristiani
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Dagli incontri clandestini di Milano nel 1942 nell’abitazione dell’industriale Enrico Falck, dove si riunivano con De Gasperi ex esponenti del Partito Popolare di Sturzo, agli appuntamenti in casa dell’avvocato antifascista Giuseppe Spataro a Roma con i democristiani dell’area centro meridionale, alle riunioni promosse dall’economista valtellinese Sergio Paronetto per definire le linee programmatiche del futuro scenario democratico, dopo la caduta del regime fascista considerata imminente, fino al primo congresso nazionale nell’aprile del ’46 nell’aula magna dell’Università “La Sapienza”: la storia della Democrazia Cristiana, conclusasi con il suo scioglimento nel luglio 1993, è parte rilevante dell’identità del Paese, anche se inspiegabilmente messa in secondo piano, quando non del tutto cancellata, nel dibattito culturale, mediatico e politico nazionale. Mimmo Nunnari, in questo libro, ripercorre le diverse tappe che hanno contraddistinto il cammino del partito scudocrociato nella storia democratica italiana e ne rilegge le principali vicende attraverso documenti, testimonianze e l’azione dei suoi maggiori leader: da De Gasperi a Fanfani, da Moro ad Andreotti a De Mita, fino all’attuale presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, leader formatosi, come i padri fondatori della Dc, nelle fila dell’associazionismo cattolico democratico. L’autore, infine, s’interroga anche sulle cause che nell’epoca del post partiti tradizionali hanno portato al dilettantismo oggi dominante e sulle ragioni che hanno relegato la storia della Dc in un cono d’ombra, mentre emerge tra gli italiani una certa nostalgia non solo per il vecchio partito scudocrociato, ma più in generale per quel tempo della prima Repubblica in cui primeggiavano giganti della politica, non solo democristiani.
Día de los muertos in Oaxaca Contaminazioni tra sacro e profano
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Diaphora
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L’attualità dei temi trattati nei saggi che compongono questo volume intende aprire nuovi spazi di dialogo e di riflessione sui grandi interrogativi del nostro tempo. Volti e maschere irrompono sulla scena della storia dibattendo ciò che è più caro all’uomo nel nome di una libertà tanto agognata e mai conquistata totalmente. Sintesi di un crocevia che è di nuovo ai suoi albori per le scelte che l’uomo del terzo millennio è chiamato a fare. Una sfida epocale dove si decide il futuro dell’umanità nell’ambito di una società in declino che non lascia trasparire alcun barlume di sensatezza all’orizzonte, ma nel contempo, un’occasione che offre grandi opportunità per quanti hanno a cuore l’evoluzione sociale e spirituale di quella che ormai è una società globalizzata. Una realtà dove si incontrano popoli e culture all’insegna di una enorme possibilità di arricchimento che invita a superare il caos dei barocchismi di oggi, per dirla con Maffesoli, o se vogliamo, lo scorrere veloce della società liquida apostrofata da Bauman. Recuperare i valori della cultura Occidentale diventa allora un dovere per potersi rapportare agli altri nel rispetto e nella speranza di una possibile integrazione ispirata da paradigmi etici condivisibili sul piano umano e sociale, improntati al cosmopolitismo e alla cooperazione tra i popoli dell’ecumene globale. (M. M. B.)
e pu…
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Non sono un poeta, né uno scrittore, ma una persona senza pretese che ha voluto solo raccogliere i suoi ricordi (che sono poi i ricordi di tanti) in questo volume, frutto di uno straordinario vissuto. È accaduto tutto per caso, in modo semplice; il tutto, accompagnato da un grande amore per la mia realtà e una fortissima nostalgia per il passato, pregno di significati veri, sinceri e giusti. Ho scritto d’impulso, in un misto di dialetto ed italiano: una simbiosi tutta “cosentina” che mi ha permesso di essere me stesso. Oggi, grazie a Walter Pellegrini e alle sue care figlie Marta e Sara, ho la possibilità di vedere realizzato un sogno. Ringrazio Francesco Kostner, che ha avuto tanta pazienza e disponibilità; Lino, Stefania, Roberta e Paolo, collaboratori affettuosi e professionali della casa editrice. Un grazie particolare ad Alfredo Salzano per avermi fornito le foto. Dedico questo libro di ricordi a mio fratello Paolo, ai miei genitori, ai miei figli, Francesca e Aldo, a mia moglie Erminia, a mia cognata Letizia, ai miei nipoti Fabio e Federica, a mia nuora Tiziana, a mio genero Luigi. Buona lettura. Eugenio Barca