
Cassiodoro Senatore Variae
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Non esiste ancóra una versione italiana di tutte le “Variae” di Cassiodoro. Considerato che esse rivestono “particolare importanza” sia perché contribuiscono a far “conoscere l’indirizzo politico ed amministrativo del regno ostrogoto in Italia, sia perché sono infiorate di non poche digressioni erudite in cui si scopre una miniera di notizie”, tradurle per intero nella nostra lingua sarebbe un lavoro, seppur non facile, però interessantissimo. Per il momento si offre al lettore una silloge di “Variae”, di cui si riportano e il testo latino, e la traduzione italiana. Speriamo, tuttavia, che tramite lo zelo di quanti vorranno dedicarsi a quel lavoro si realizzi al più presto un’opera che rimane fra i “desiderata”.
Clint Eastwood
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A cura di Alessandro Canadè e Alessia Cervini
Il cinema di Eastwood ruota tutto intorno al potere trasformativo di un evento singolare (incontro d’amore, I ponti di Madison County; violenza originaria, Mystic River; battaglia decisiva, Flags of Our Fathers, Lettere da Iwo Jima; atto eroico imprevedibile, Ore 15:17 – Attacco al treno; rivelazione inaspettata di una colpa, Giurato numero 2) sulla vita di un soggetto, per il modo in cui lo pone a dover decidere di se stesso. La forza del cinema di Eastwood risiede nel suo mettere in immagine situazioni che, segnate da eventi come incontri o traumi, assurgono ad esemplarità trasformando l’identità problematica di un individuo singolare nell’universalità di un soggetto, la posizione minoritaria, marginale, isolata del primo nella potenza del desiderio, della scelta e della fedeltà del secondo. È dunque la singolarità universale del cinema di Clint Eastwood quella che questo volume mette in gioco, quella che trasforma un autore in un “nome proprio” esemplare, facendo emergere tutta la potenza paradigmatica del cinema di Eastwood. Dall’introduzione di Roberto De Gaetano Il volume contiene interventi di Alessandra Azzali, Luca Bandirali, Marcello Walter Bruno, Alessandro Canadè, Alessandro Cappabianca, Alessia Cervini, Roberto De Gaetano, Daniele Dottorini, Bruno Roberti, Luca Venzi.

Colei che non si deve amare
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«Venne poi Colei che non si deve amare, scritto quasi per intero fra l’Inghilterra e la Francia. È questa l’opera che segnò la fortuna di romanziere di Guido Da Verona. Crediamo che nessun altro libro di letteratura, fra quelli che non furon adottati come testi scolastici, neppure si avvicini alla tiratura di questo romanzo» (Icilio Bianchi, Guido Da Verona, Milano 1919, p. 19). In questa prospettiva di clamoroso successo di vendite si presenta il terzo romanzo di Guido Da Verona, pubblicato nel 1910 presso la casa editrice milanese Baldini e Castoldi, che tra le sue firme annoverava illustri scrittori italiani e stranieri (Fogazzaro, Dostoewskij, Gorkij, Anatole France ecc.). È lo stesso autore a indicare date e luoghi della composizione del libro, scritto fra il 1908 e il 1909, in occasione di viaggi in quei centri della mondanità internazionale che Guido si vantava di frequentare e che contribuivano ad accreditarne l’immagine del viveur nomade e raffinato, mentre alcuni critici ne mettevano in dubbio l’autenticità e li collegavano a ben orchestrati battages pubblicitari.

Comunque mai di domenica
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Ho conosciuto l’autore facendo una ricerca scolastica, mi sono
imbattuta casualmente nel suo sito
www.riflessidarcobaleno.com e mi sono soffermata un po’ nei
suoi scritti. Nella sezione libro ho notato che aveva appena
pubblicato il suo primo lavoro, del quale è pubblicato sul sito il
1° capitolo. Mi piacque e l’acquistai. Dopo averlo letto gli ho
inviato una e-mail per congratularmi con lui. Attraverso i suoi
scritti prima, poi per conoscenza diretta, è continuato
l’interessamento ai suoi lavori per i quali ho provato, fin da
subito, una viva curiosità. Scambi di idee e riflessioni sono
seguiti a queste mie letture ed il dibattito si è fatto sempre più
vivo sino alla richiesta da parte dell’autore, di scrivere questa
prefazione. Mi lasciò una bozza del libro dicendomi che, per
me insegnante di lettere abituata alla lettura, non sarebbe stato
un lavoro difficile. Accettai con molto piacere. La prima lettura
del manoscritto è stata subito molto coinvolgente, tanto da
spingermi ad un approfondimento più attento ed interessato.