01 – Comunità e soggettività
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Il volume raccoglie gli atti del Convegno Comunità e Soggettività tenutosi a Napoli dal 14 al 16 novembre 2005 a cura della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” e dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici.
Alle relazioni iniziali, divise per sezioni, si aggiungono alcune comunicazioni che danno la misura della vivacità del dibattito.
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18 – Quasi un bilancio
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25 Anni di sanità 1982-2007
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“Conosco bene l’uomo e il professionista Sante Casella perché insieme abbiamo abitato nella nostra casa comune, che fu e che per me resta l’Ospedale. Egli con lo stesso carattere pacato ma tenace, ha affrontato, come si legge tra le pieghe dei suoi numerosi scritti, grandi e piccoli problemi di sanità nazionale, regionale e provinciale. Sante Casella ha trattato sull’«Avanti!» e su altri giornali a diffusione nazionale e regionale, la grande problematica del passaggio dal sistema mutualistico alle USL, dalle USL alle ASL e alle Aziende Ospedaliere; ha vissuto con emozione i primi passi dei trapianti a Cosenza e in Calabria; ma ha pure partecipato con trasporto ai drammi individuali vissuti nell’Ospedale Civile dell’Annunziata di Cosenza. Per tutto quanto sopra evidenziato, Sante Casella non dimostra soltanto di essere professionista serio ed onesto, che riesce a cogliere il nesso tra efficienza dei servizi sanitari ed aspettative della comunità sociale, ma soprattutto dimostra di essere un uomo vero e coraggioso. Ed oggi non è poco in una società che è alla ricerca di valori morali e socioculturali. Credo, infine, che la lettura degli scritti giornalistici contenuti in questo volume sia molto utile agli studiosi della materia sociosanitaria ed agli stessi operatori e gestori del pianeta sanitario territoriale e ospedaliero.” dalla presentazione del Dott. Aldo Scarpelli, già Primario di Chirurgia Generale nell’Azienda Ospedaliera di Cosenza “L’ispirazione principale o la costante da cui sono stato guidato nella mia duplice veste di giornalista e di operatore del mondo della sanità (per molti anni direttore di Patronato Sociale prima, dirigente Ufficio Stampa dell’ASL dopo, e, infine, dirigente Ufficio Stampa e URP dell’Azienda Ospedaliera) riguarda non già la difesa degli interessi corporativi presenti nel settore, e non l’opportunistico e conformistico sostegno ai gestori di turno, e neanche la ricerca facile (diventata addirittura di moda nel tempo) dei casi di malasanità, ma unicamente la difesa assidua, continua e coerente dei diritti dei cittadini-utenti. Nella profonda convinzione che il dovere della stampa sia quello di spronare le istituzioni a dare concreta e fattiva attuazione all’articolo 32 della Costituzione Italiana che assegna allo Stato la difesa della salute pubblica come diritto degli individui e interesse della collettività. Di conseguenza le Istituzioni preposte – Ministero della Salute, Regione, Aziende Sanitarie e Ospedaliere – vengono sollecitate ad applicare la Riforma Sanitaria varata con la famosa Legge n. 833/78, che garantisce l’assistenza gratuita generica, specialistica ed ospedaliera, a tutti i cittadini, che finanziano il Servizio Sanitario Nazionale con tasse, ticket e balzelli vari, e devono essere considerati soggetti di diritto e non sudditi. Insomma l’opinione pubblica (e per essa la stampa libera) pretende il funzionamento ottimale delle varie strutture del sistema sanitario nazionale e regionale con interventi e prestazioni di prevenzione, cura e riabilitazione delle varie patologie. La storia (anche recente) dimostra, purtroppo, che in Calabria ed in altre regioni d’Italia (senza mai generalizzare, ma salvaguardando i numerosi professionisti seri, onesti e diligenti, che operano nelle varie strutture sanitarie pubbliche e private) spesso prevalgono e dominano mestieranti della politica e del potere, affaristi e speculatori, interni ed esterni al mondo della sanità. Con ripercussioni negative che sono sotto gli occhi di tutti, per quanto riguarda lo spreco di risorse finanziarie, la mancata utilizzazione di attrezzature e strumentari, la qualificazione e valorizzazione del personale, e, infine, i livelli quantitativi e qualitativi dell’offerta assistenziale ai cittadini-utenti.” dall’introduzione dell’Autore
30 – La condanna della mafia nel recente Magistero: profili penali canonistici e ricadute nella prassi ecclesiale delle Chiese di Calabria e Sicilia
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32 – Pluralismo religioso e dialogo interculturale. L’inclusione giuridica delle diversità
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35 – La tutela delle identità religiose nel sistema sportivo. Problematiche giuridiche
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L’analisi del pluralismo religioso nel mondo dello sport, attraverso il richiamo alle differenti fattispecie in cui lo stesso si manifesta, consente di enucleare due ordini di considerazioni generali. In primo luogo, è possibile asserire che lo sport viene vissuto, oltre che come mezzo educativo e di formazione dell’individuo, anche quale strumento attraverso cui testimoniare il credo religioso di appartenenza. Se improntato ai principi di lealtà, di non discriminazione e di non violenza, lo sport concorre alla piena affermazione e crescita dell’identità personale. D’altra parte, le religioni, attraverso il dialogo e la condivisione del linguaggio universale dello sport, appaiono favorire un senso comune di appartenenza e di partecipazione per l’affermarsi di uno sport che sia occasione per avviare quei processi di cambiamento essenziali ai fini della costruzione di una società effettivamente inclusiva In second’ordine si può constatare come la tendenziale ‘neutralità’ del sistema sportivo rispetto al fenomeno religioso possa implicare spesso la mancata predisposizione di clausole contrattuali, statutarie o regolamentari che tengano adeguatamente conto dell’identità specifica dell’atleta. Non meno problematica si prospetta la tutela giurisdizionale dei diritti e delle libertà fondamentali dell’atleta. La complessa articolazione del sistema di giustizia sportiva, infatti, appare lasciare irrisolte le questioni di tutela dell’identità religiosa dell’atleta. Di non facile soluzione si prospetta, pertanto, l’individuazione di adeguate risposte alle diverse istanze identitarie. Per quanto lungo ed incerto, tuttavia, tale percorso di ricerca appare necessario al fine di assicurare una effettiva tutela delle diversità nello sport. L’autonomia normativa e giurisdizionale dell’ordinamento sportivo, infatti, non può non rapportarsi con l’esigenza tanto di tutelare le identità specifiche degli atleti quanto di non ignorare le religioni professate o di privilegiarne una a scapito delle altre. Soltanto in questa direzione, può essere assicurata una partecipazione allo sport che consenta all’“atleta-fedele” di esprimere o meno la propria appartenenza religiosa senza che tale scelta possa ledere l’adesione al sistema sportivo ovvero implicare compressioni della libertà religiosa.
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40 – Dinamiche di integrazione dell’ordinamento civile, diritto canonico e libertà del credente
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Non sorprende, dunque, di scorgere in quella stessa recente riscoperta un’affine, duplice urgenza: la ricerca di approcci non condizionati da concezioni intrinsecamente stataliste/esclusiviste e proclivi all’idea di un sistema tendenzialmente ‘aperto’ al contributo di valori ‘estranei’/’altri’, come quelli confessionali; il tentativo di tradurre in un linguaggio postmoderno le enunciazioni di principio di allora sulla delineazione di margini e modalità di protezione delle coinvolte istanze basilari (e identitarie) individuali alla luce di esigenze altrettanto basilari dell’ordinamento civile.
Il volume trae spunto da questa duplice tendenza, per procedere al recupero di antiche chiavi di lettura, impostazioni e soluzioni, ed alla disamina del loro influsso su successive analisi giuridiche, sulla scorta dell’ipotesi che le prime, una volta “filtrate” e ricontestualizzate, possono tornare ad apparire potenzialmente applicabili a contesti pur nel frattempo enormemente mutati, rispetto al tema saliente dell’integrazione dell’ordinamento civile da parte del diritto canonico, e a quello correlato della salvaguardia della libertà del credente.
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41 – I rapporti Cina-Santa Sede Frammenti di ricerca a cent’anni dal concilio di Shanghai
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Il tema dei rapporti tra Cina e Santa Sede è antico, complesso e rilevante. Antico, perché i primi cristiani giungono in Cina tra il VI ed il VII secolo. Complesso, perché l’evangelizzazione del popolo cinese è stata pesantemente condizionata dai mutamenti politici, sociali ed economici del Paese, dal colonialismo europeo, dalla differenza culturale tra Oriente ed Occidente. Rilevante, perché l’esperienza missionaria in Cina ha plasmato il modo cattolico di annunciare il Vangelo, ha inciso e incide sugli assetti geo-politici attuali, offre oggi alla comunità internazionale elementi per individuare un paradigma di interazione con la Repubblica Popolare Cinese. È a tale tema che sono dedicati i saggi di questo volume, che raccoglie gli Atti del ciclo di Seminari svoltosi, nel 2022, presso il Dipartimento di Studi Giuridici ed Economici dell’Università degli Studi di Roma Sapienza nell’ambito del Progetto di Ricerca “I rapporti Cina-Santa Sede tra passato e futuro”, diretto dalla Prof.ssa Beatrice Serra. Per offrire una diversità di approcci e chiavi di lettura il ciclo di Seminari ha previsto la partecipazione di esperti della materia e di docenti e studiosi di diverse Università statuali e pontificie e coinvolto, volutamente, differenti generazioni di relatori. Ne è emerso un dibattito ricco e vivace che, a cent’anni dal primo ed unico Concilio celebrato in Cina, il Concilio di Shanghai del 1924, apre a riflessioni future.
42 – La libertà religiosa nei luoghi di lavoro tra tutela antidiscriminatoria e strategie di inclusione
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Nel complesso e intricato panorama religioso odierno il mondo del lavoro deve affrontare problematiche inedite; se in passato la sua struttura pressoché monolitica era modellata su tempi, pause, riposi, abbigliamento, festività commisurati e funzionali alle esigenze di lavoratori bianchi, in maggioranza cattolici e di sesso maschile, oggi la pluralità culturale e religiosa, insieme a molteplici altri fattori, lo rendono un laboratorio in cui sperimentare i profili attuativi del pluralismo, dei diritti costituzionalmente garantiti e della libertà religiosa. Questo libro si inoltra nel nuovo scenario attraverso coordinate giuridiche e metodologiche inerenti al bilanciamento tra i diversi diritti e interessi coinvolti e all’accomodamento ragionevole delle esigenze religiose.
Agorà
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“Ecomafie, agromafie, travelmafie, digitomafie, healtmafie, bancomafie: non c’è un settore in cui le organizzazioni criminali non producono, scambiamo, investono, esportano con fatturati di centinaia di miliardi che vengono in parte reimmessi nel circuito economico finanziario, una volta ripuliti da istituti bancari e paesi compiacenti o solo disinteressati dell’origine di quelle risorse o dell’identità di coloro che ne sono più o meno i fiduciari”.
Alla ricerca dei beni comuni
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Testi di Carmine Abate, Andrea Baffoni, Emanuela Biso, Massimo Bottini, Anna Camedda, Antonella Caroli, Lucia Casarosa, Gloria Cerliani, Luca Cerretti, Gianluigi Ciamarra, Dafne Cola, Alberto Colidà, Pina Cutolo, Viola D’Ettore, Gabriele Del Guerra, Maurizio Di Stefano, Jessica Di Venuta, Erika Fammartino, Gioacchino Fasino, Gisella Giaimo, Maria Rosaria Iacono, Maria Teresa Iaquinta, Lucia Krasovec Lucas, Vincenzo Lagomarsino, Angelo Malatacca, Isabella Marchetta, Giovanna Mencarelli, Ernesto Cristiano Morselli, Paolo Muzi, Adriano Paolella, Matilde Spadaro, Alessandra Strano Interviste a Elena Bocci, Lina Calandra, Anna Guarducci, Raniero Maggini, Giovanni Minutoli, Francesco Porcelli Progetto grafico di Gisella Giaimop
Alla scuola di Don Sturzo
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L’anno sturziano 2019 ha portato nuova linfa agli studi sul popolarismo che si erano attenuati negli anni, sia per il naturale trascorrere del tempo, sia per il venir meno di due forti catalizzatori culturali: la Democrazia cristiana e il Ppi del 1994. L’ICSAIC ha partecipato al filone di ricerca sulle radici del partito d’ispirazione cristiana con un convegno nazionale sul popolarismo nel Mezzogiorno, e la Calabria dei “preti sociali” in particolare, svoltosi presso l’Università della Calabria. Dalle varie relazioni, tutte di studiosi esperti e autorevoli, è emerso un quadro frastagliato, e per alcuni aspetti inedito, della presenza del Ppi in un Sud caratterizzato da “anemia religiosa”, con conseguenze negative sulla originaria battaglia per la democratizzazione dello Stato di don Luigi Sturzo. Soprattutto nel Mezzogiorno, infatti, il fondatore fu “messo in minoranza”. Il Partito popolare finì pertanto schiacciato nella morsa della destra cattolica, che lasciatosi alle spalle lo schema gentiloniano delle alleanze clerico-moderate, puntò decisamente alla formazione di un blocco d’ordine in alleanza con il “nuovo” fascismo cattolicizzato. Non mancarono, però, significative eccezioni, e molti esponenti popolari di rilievo continuarono la propria attività politica schierandosi nel fronte antifascista.
Contributi di:
Francesco Altimari, Nicola Antonetti, Leonardo Bonanno, Raffaele Cananzi, Vittorio Cappelli, Lorenzo Coscarella, Antonio Costabile, Daria De Donno, Vittorio De Marco, Giuseppe Ferraro, Francesco Milito, Paolo Palma, Giuseppe Palmisciano, Francesco Raniolo, Vincenzo A. Tucci, Roberto P. Violi
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Alle sorgenti della vita
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“Alle sorgenti della vita”: è questo il titolo di un interessante lavoro
di Eraldo Rizzuti, credente convinto e focoso.
La fede non lascia l’uomo freddo, rintanato, sicuro di sé. La fede
è come un fuoco che si accende nella nostra interiorità, nella nostra
profondità. La fede riscalda ed illumina la vita.
Eraldo è nato credente, ma, per grazia di Dio, lo è diventato convintamene
e seriamente per un misterioso appuntamento di Dio
– nella sua vita – quando la fede cambia l’esistenza tutto si mostra
nel vero volto di ogni essere e di ogni evento.
Ecco il senso della titolazione di questo lavoro.
La fede non è chiusa nella esaustività del “nunc”, porta, invece,
alla sorgente ed al compimento dell’esistenza.
Eraldo Rizzuti è nato a S. Vincenzo La Costa il 16 agosto 1948.
È, quindi, ferragostano, e si rivela uomo dalle forti vibrazioni su ciò
che crede, su Colui a cui ha consegnato la sua vita.
È coniugato con Fiorenza D’Onofrio che, meravigliosamente,
non gli è solamente compagna di nozze, ma di vita e di esperienza
di fede.
Amara verità
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(Dalla Prefazione di Sebastiano Andò)
Accolgo con piacere e sincera ammirazione la presente opera di Carlo Guccione, eccellente vademecum per comprendere “il pianeta della sanità” calabrese nelle sue carenze e drammatiche criticità strutturali accentuate dalle recenti fasi dell’emergenza pandemica. Una analisi lucida delle responsabilità colpose accumulate nel corso dei dodici anni di fallimentare gestione commissariale di questo settore.Il volume ha il merito di ricostruire, attraverso un esame accurato del notevole materiale documentale raccolto, il nesso esistente tra inadempienze normative, scelte abusive, diseconomie gestionali, e il percorso di una progressiva alienazione espoliativa dell’intera sanità calabrese reso ancora più drammatico durante la lunga gestione commissariale…
Dettagli
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Antologia della letteratura Albanese
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Benché il popolo albanese sia uno fra i più antichi d’Europa e la sua lingua derivi dall’antico idioma illirico, la produzione letteraria vera e propria è cominciata con notevole ritardo, a causa di condizioni storico-sociali quanto mai difficili e complesse. I primi testi scritti in albanese – almeno per ciò che si conosce fino ad oggi – appartengono al secolo XV; è nel 1555 che viene pubblicata la prima opera, il Messale di Gjon Buzuku. Tuttavia è opinione comune di molti studiosi che la lingua albanese sia stata scritta già molto tempo prima. Comunque, un fatto è certo: la mancanza di una letteratura scritta non ha inciso in maniera rilevante sulla vita spirituale e culturale del popolo albanese il quale si era avvalso fino ad allora principalmente della tradizione letteraria orale. Il ricchissimo folklore, di incontestabile valore artistico, rivela chiaramente l’anima creativa degli albanesi, il loro mondo e la loro psicologia, caratterizzandoli, senza mezzi termini, come un popolo pieno d’energia vitale e amore per la libertà. Nel tardo Medio Evo, la letteratura albanese, ai suoi albori, era rappresentata da opere scritte in latino – lingua in uso nella cultura del tempo – come quelle degli umanisti Marin Barleti, Marin Becikemi e M. Mariuli, e da opere scritte in lingua albanese da un nucleo di letterati patrioti. Personalità come Pjetër Budi, Frang Bardhi e Pjetër Bogdani, con le loro creazioni in prosa e poesia aprirono la strada della vera letteratura albanese, di carattere preminentemente artistico; soprattutto agli inizi del secolo XIX, con la crescita del movimento nazionale di liberazione dell’Albania dall’occupazione plurisecolare turca. È di questo periodo, la nascita, nelle terre della diaspora e in Albania, della stampa periodica e la pubblicazione di libri, su cui poggerà la letteratura “nazionale”. Il primo prodotto artistico fu il poema “Milosao” del poeta arbëresh Girolamo De Rada, pubblicato a Napoli nel 1836. Tutte le opere pubblicate in seguito, fino al 1912, anno in cui l’Albania conquistò la propria indipendenza, appartengono al periodo letterario noto con nome “Letërsia e Rilindjes” (Letteratura del Risorgimento). Un genere letterario di ispirazione patriottica e respiro romantico, con oggetto la libertà della patria, l’emancipazione spirituale del popolo, l’elevazione culturale, il progresso estetico. Il maggiore esponente di questa corrente fu Naim Frasheri, che, con la sua poesia lirica ed epica, divenne il poeta nazionale del popolo albanese….
Arctic
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a cura del Seminario Permanente di Studi Itnternazionali Napoli-Ventotene
The Arctic is a unique region. Almost a “continent,” a “nation,” like an “ice state.” The Arctic is the essence of the whole world! Starting from these provocative expressions, we will try to engage with authoritative Colleagues on the Arctic and try to explain in this e-book our interdisciplinary point of view in a few words.
Libro in formato PDF
Attraverso i suoi occhi
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Rebecca è matricola all’università. Dopo quello che chiama “l’incidente” e di cui non parla mai, cerca di mostrarsi fredda e indifferente al mondo esterno, ma si scioglie in pensieri dolorosi nell’intimità del suo Quaderno delle Riflessioni.
Una sera, recandosi ad un concerto dei Dream Theater, si scontra con Lorenzo, cupo e introverso musicista, con il quale instaurerà fin da subito un rapporto di odio-amore: entrambi nutrono un segreto senso di colpa per qualcosa che in passato ha sconvolto la loro vita e questa consapevolezza reciproca li farà sentire legati fin da subito. A seguito di una serie di incomprensioni però, le strade dei due ragazzi sembrano destinate a dividersi.
La mente dubbiosa di Rebecca troverà le risposte a tutte le sue domande? Lorenzo imparerà qualcosa su sé stesso, guardando attraverso i suoi occhi?
Soltanto quando questo accadrà, la loro sofferenza potrà lasciare spazio a nuove emozioni che, nonostante la paura, riusciranno a farli tornare a sorridere, almeno fino alla prossima sorpresa del destino.
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Bambini a perdere
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L’infanzia è invisibile all’umanità, una realtà senza diritti nonostante leggi e convenzioni internazionali. Un inferno sulla Terra: ogni anno circa 15 milioni di bimbi muoiono prima di festeggiare il loro quinto compleanno, attesta l’Onu. Quando ad annientare bambini e adolescenti non sono la sete, la fame, le malattie, il lavoro sporco è imbastito dalle guerre infinite. Capitolo a parte è la sparizione di 8 milioni di minori ogni 365 giorni, Europa inclusa. Un perverso sistema che alimenta il cancro della pedofilia e il traffico di organi umani. Da considerare in Italia il sequestro di Stato di tanti minori mai resi adottabili, per garantire con sperpero di denaro pubblico, un affare miliardario, nonostante le denunce di genitori, avvocati e associazioni. E il governo Renzi non risponde agli atti parlamentari, inclusa la dilagante pedofilia che non risparmia i neonati. Dei pargoli non si butta via niente, come attesta il fiorente mercato degli organi.
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Basiliani Cistercensi e Florensi in Calabria nelle visite apostoliche dei secoli XV-XVII
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La grande fioritura del monachesimo calabro-greco, con l’innesto del monachesimo di spiritualità occidentale tra X-XIII secolo ha rappresentato per la Calabria una bella realtà anche di incontro ecumenico. Ne è esempio il felice connubio collaborativo tra S. Nilo e i benedettini di Montecassino con cui il Rossanese ha convissuto per ben 15 anni. Ma le cose importanti spesso durano poco, per cui già nel corso del sec. XIII si è cominciato ad avvertire un calo abbastanza serio della tensione ascetica sia dei monaci calabro-greci, sia di quelli latini (benedettini e cistercensi in particolare) tanto da richiedere spesso interventi di indagine conoscitiva da parte della Curia Romana. I fattori dello scadimento possono essere stati molteplici dovuti in particolare agli sconvolgimenti politici provocati particolarmente dai Normanni con la loro politica di latinizzazione del Sud Italia, senza escludere peraltro l’atteggiamento di diffidenza della politica degli Angioini. Non di poco conto fu inoltre il rilassamento provocato dal dover gestire l’ingente patrimonio terriero con le relative preoccupazioni amministrative che distraevano abati e monaci dal rigore ascetico e spirituale, costretti spesso anche ad atti odiosi e a liti di ogni genere per difendersi dai continui tentativi di usurpazione dei beni. La profonda crisi si aggravò nel sec. XV con l’istituzione degli Abati Commendatari, i quali, più che al bene dei monaci si mostrarono interessati soprattutto alle pingui rendite, ignorando quasi del tutto i religiosi. Questa preoccupante decadenza provocò una serie di interventi pontifici nel tentativo preciso di ricuperarne lo spirito riformandoli dall’interno. Tra questi interventi si collocano appunto le Visite Apostoliche e Canoniche predisposte dalla Santa Sede. Nel suo studio Mons. Renzo ha preso in considerazione la Visita del 1457-58 affidata ad Atanasio Calcheopulo, abate del monastero S. Maria del Patire di Rossano e quella del 1551 dell’abate Marcello Terracina per il monachesimo basiliano; per il monachesimo latino (benedettini, cistercensi e florensi), invece, quelle del 1598-1599 di Cornelio Pelusio Parisio, abate di S. Maria di Corazzo, e l’altra del 1630 affidata all’arcivescovo di S. Severina Fausto Caffarelli.