Apertura alla francese
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Seduto davanti allo specchio nel camerino, dietro le quinte del teatro “Saffo” di Madrid, nell’attesa di entrare in scena per l’ultima volta, Zacharie Levy si rivolge ad un pubblico immaginario e racconta la sua vita. Nato nel 1950 in una prestigiosa e ricca famiglia di ebrei francesi, proprietari di un marchio legato al mondo della houte couture, Zacharie trascorre i primi anni della sua vita alla ricerca di un equilibrio tra i vecchi e i nuovi modelli della società parigina del dopoguerra. Quando, appena maggiorenne, la sua strada s’incrocia con quella di un mistico, che lo inizia alle letture esoteriche della Cabala e allo studio comparativo delle religioni, la sua vita prende una piega sorprendente che lo porta da una parte all’altra del mondo, da Gerusalemme a New York e ancora altrove. Apertura alla francese è un romanzo introspettivo, cinico, disincantato, ricco di colpi di scena, con un finale inatteso e commovente.
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C’era una volta…
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Sembrerebbe l’incipit di una bella fiaba: ”C’era una volta…”
Ma non trepide principesse e nemmeno cavalieri temerari vivranno alla fine felici e contenti.
La parabola esistenziale dei protagonisti, apparentemente l’una discorde dall’altra, si ricongiunge in un consapevole e risolutivo Golgota.
Il giovane seminarista diventa un impegnato professore di sinistra.
Il coraggioso e tormentato Don Anselmo prende su di sé l’ultima croce e si arrende al dolore del figlio punito dal Padre.
Entrambi tragicamente sconfitti.
E non c’è luce alla fine della strada.
Anche l’amore di gioventù di Don Anselmo, abbandonato per vestire l’abito talare, ha un nome profetico: Speranza.
Non c’è lieto fine per alcuno.
Non c’è per la sorella di Don Anselmo, suora e donna violata dai marocchini. Come tante. Come troppe.
Non c’è per la dolce Annina. E tantomeno per l’arrogante podestà.
In questo piccolo mondo, compreso tra l’agonia del fascismo, il trapasso della guerra e il coraggio disperato delle lotte contadine in Calabria, non ci sono vincitori.
Solo vinti.

Cyber-boy
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Vi siete mai sentiti stanchi? Non stanchi per aver compiuto uno sforzo fisico o per aver dormito poco. Parlo di un’altra stanchezza: la stanchezza morale. È quel senso di sconforto e insoddisfazione che avvertite ogni volta che ascoltate un TG che vi annuncia cattive notizie, quando subite un’ingiustizia sia da criminali che da coloro che dovrebbero assicurarvi la giustizia, quando nullità di persone vengono deificate dai media mentre voi dovete lottare per avere un diritto meritato, quando vedete infranti i vostri sogni, le vostre speranze, il vostro futuro da un sistema che se non vi assorbe vi soffoca. Ogni volta che accadono a voi o a qualcun altro cose del genere, forse presi dalla rabbia, iniziate ad immaginare di risolvere subito il problema, ma poi vi ricordate di non avere il potere di farlo e ricadete nella frustrazione. Ma se accadesse che vi venissero donati gli strumenti per cambiare la situazione voi cosa fareste? Lascereste le cose come sono o iniziereste ad agire? Michele Pasini è un giovane ragazzo che soffre di questa stanchezza per i vari problemi sopraelencati. L’essere un tipo sveglio ed acuto lo rende ancora più frustrato al punto da disprezzare il sistema nel quale vive e rifugiarsi in ciò che ha accompagnato la sua infanzia, dato che non riesce ad intravedere un futuro cupo. Però ogni cosa assumerà una nuova veste: a Michele verrà donato il potere di cambiare il mondo in cui vive affrontando con determinazione i problemi che lo hanno sempre oppresso, riuscirà così a vedere il futuro con una nuova luce!
Giuditta
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Una storia narrata con passione e venerazione;
un diario intimo che intreccia al racconto della vita
di Giuditta le storie dell’intera famiglia attraverso
anni di sofferenze, gioie e dolori.
L’autore restituisce la voce all’adorata moglie,
una donna di raffinata cultura e profonda religiosità,
che si esprimeva più con l’affabilità
dei suoi modi gentili che con le parole.
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Hortensia
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Hortensia è un vasto, insidioso, magico labirinto: il labirinto sudamericano – umano, sociale e politico – in cui le ancestrali profondità del passato risuonano nel presente come enigmatiche profezie e oscure visioni, in cui la violenza delle istituzioni e la ferocia della criminalità nascondono e confondono le identità e i ruoli di vittime e carnefici, di buoni e cattivi, in cui ogni umanità in un attimo riluce e ti guida per poi l’attimo dopo oscurarsi e dannarti. Essendo un labirinto, Hortensia è un intrigo, una vicenda avvincente, un vero gioco d’astuzia per il lettore. L’ombra faustiana dell’efferato Ventsel pervade l’intero intrigo. Al suo centro sta Hortensia Vicente, la fondatrice del collegio di Esperanza, dove da dieci anni si è rinchiusa per sfuggire a un penoso passato. E poi c’è Luis Alvaro, scrittore anarchico, rientrato dopo un lungo esilio dall’Europa. L’incontro tra Hortensia e Luis Alvaro innescherà un vortice di eventi che stravolgerà le loro vite, per mutare il destino di un Paese oppresso da uno spietato regime militare. Verrà così evocata un’antica profezia indigena: dal grande mare verrà un condor dorato a riscattare l’orgoglio di una terra ferita, dispensando vendetta, tormenti e morte, per scardinare il labirinto e condurre ciascuno a una nuova sorte.
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Il centurione
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Nel corso degli anni ’80, durante alcuni lavori di scavo nelle campagne romane, il Ministero per i Beni Ambientali e Culturali viene in possesso di sei rotoli di pergamena risalenti al I secolo d.C. contenenti il racconto di un Centurione. Si tratta dello stesso Centurione di cui si ha notizia in Luca 7,1-10 e in Matteo 8,5- 13, il quale chiede ad un Profeta di nome Jeshua, la grazia di guarire un suo servo ma che riconoscendone l’autorità e non sentendosi degno di riceverlo in casa propria, lo invita a disporre da lontano tale guarigione fiducioso dell’accoglimento. Le pergamene vengono esaminate da un Cardinale, appassionato di archeologia, che ripercorre, durante la lettura e traduzione dei reperti per conto del Vaticano, la vita, morte e resurrezione di Gesù Cristo osservati attraverso gli occhi di un soldato romano e descritti puntualmente insieme al racconto della sua vita personale. Coinvolgente e commovente romanzo nel quale la verità e l’immaginazione si fondono perfettamente proiettando il lettore nel trenta d.C., consentendogli di seguire, nel medesimo contesto territoriale e temporale in cui i fatti avvennero, le orme di un uomo chiamato Gesù.
Il figlio del mare
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L’alba sullo Ionio calabrese sorprende Bianca in spiaggia. La ragazzina si è addormentata vergine per risvegliarsi, violata, in uno scenario surreale. È stata un’onda a deporle in grembo la perla di una nuova vita? Quel figlio della marea sarà per tutti Jo, pronunciato all’americana da chi non conosce il vero nome del bambino, lo stesso del mare che sembra averlo generato. Sarà un viaggio di ritorno in Calabria, a trent’anni di distanza da quel mattino, a svelare i segreti di una vita trascorsa lontano, nell’oblio.
Un viaggio nella memoria, che attraversa l’Italia e il dolore di un bambino divenuto adulto troppo in fretta. Un tuffo nel passato, tra le braccia di una terra che sa essere madre e matrigna; dove la vita resiste, chiama nuova vita e combatte, tenace come le ginestre piegate dal grecale. La terra delle origini narrata come archetipo di se stessa, “luogo non-luogo”, spazio geografico e immaginifico. Una storia declinata secondo l’impalcatura della tragedia greca, dove la prosa dei capitoli intreccia la lirica degli interventi corali.
Il lato sbagliato della porta
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Ilaria è rimasta vedova in un incidente d’auto. Offesa a una gamba, sola, si appoggia all’amico Matteo per riscoprire il senso della vita. I suoi due figli sono indipendenti, hanno fatto le loro scelte lontano da casa. Ilaria abbandona l’insegnamento della matematica e affronta un colloquio di lavoro in una libreria per realizzare il suo sogno di vivere tra i libri. Una volta assunta, rivoluziona l’attività e l’esistenza del nuovo datore di lavoro. “Il lato sbagliato della porta” è il quinto romanzo di Daniela Rabia che condivide con la sua protagonista il sogno di vivere tra i libri. Daniela Rabia lo realizza leggendo in media un libro al giorno da dieci anni.
Il misogino e l’anoressica
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“Un romanzo farneticante, surreale, barocco, sfarzoso, esagerato, che sembra scritto da un novello Cervantes, da uno scapigliato Sterne o da un giocoliere che si diverte a creare continui colpi di scena, tra cui quelle clamorose del trasferimento del professore Brocardi da un liceo di Milano a uno di Roma! e quella della studentessa che si reca a scuola con un carro funebre.
Una galleria di personaggi indimenticabili, la descrizione della Scuola ridotta a una sorta di cloaca, una Milano colta nella sua essenza ragionieristica, una Roma fotografata nella sua decadenza e nel suo fasto, e una Grecia smagliante, ricca di poesia.
Quel che accade però pagina dopo pagina è impossibile sintetizzarlo; il lettore non avrà neppure un secondo a disposizione per sbadigliare”.
T. B. J.
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Il rumore dei pensieri
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Sara è una donna realizzata, sposata con Alessandro con cui condivide l’amore per Giulia, la figlia quindicenne. Sullo sfondo di una Calabria affascinante e misteriosa, spiccano le amiche fedelissime, Greta e Silvietta, e il fratello Luca, pronti a tenderle la mano. Siamo nel 2017 quando la malattia della madre Beatrice sconvolge la sua quotidianità. In fin di vita, le accenna di un segreto da ricercare in un vecchio baule. Poi muore, lasciandola nella disperazione e nell’incertezza. In questo momento così difficile trova conforto nell’amore della sua famiglia. Quando decide di andare alla ricerca del baule, però, l’atteggiamento del marito diventa inspiegabilmente ostile. Sara, già piegata dalla sofferenza per la grave perdita, decide di andare avanti da sola. Una storia appassionante, a tratti inquietante, con personaggi coinvolgenti che entreranno nel cuore del lettore e lo condurranno per mano alla ricerca di una verità custodita per lunghi anni nei meandri di una polverosa soffitta.
Il viaggio
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E’ il racconto di un percorso iniziato da tempo e conclusosi a bordo di una golf bianca con la quale stava iniziando un altro viaggio, completamente diverso.
E’ il cammino interiore di un trentenne e dei suoi amici, in un Paese della provincia cosentina, al tempo in cui non erano ancora uomini, ma non più ragazzi.
Il Viaggio è un percorso intriso di passioni, di ricordi innocenti, inconsapevoli prese di coscienza, di una inattesa e tardiva maturità.
Il Viaggio è la ricerca di una speranza leggera, il raggiungimento di un fugace senso di felicità.
Il Viaggio è un incamminarsi verso, senza meta, alla ricerca di una domanda più che mille risposte, di un punto di partenza piuttosto che di un inutile e scontato arrivo.
E voi, siete pronti a cercarvi?
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L’amica ritrovata
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Dopo un incidente ad opera di un pirata della strada, Sara inizia un intenso percorso riabilitativo, dell’anima prima e del corpo poi. Alla ricerca di se stessa e della completa guarigione fisica, trascorre lunghi mesi di degenza in una rinomata clinica della Capitale. A causa di un’incipiente crisi depressiva, la donna non ha più memoria del passato, a partire da quel terribile giorno e andando a ritroso nel tempo. L’unica cosa che sa è di essere amorevolmente assistita dal proprio consorte, Albert, uomo facoltoso quanto imprevedibile, che, con l’obiettivo di farla rientrare nel pieno possesso delle facoltà mentali, le organizza degli incontri settimanali con il suo scrittore preferito, Tom Beretta, quale terapeuta letterario. A questi viene affidato l’incarico di scrivere e leggere, in tempo reale, un nuovo romanzo, esclusivamente per la sua “paziente” speciale.
Tom e Sara intraprenderanno quindi un cammino insieme, che li porterà alla scoperta delle proprie intime debolezze, le quali ben presto si trasformeranno in punti di forza per rinascere a nuova vita, basata solidamente sulle radici della gioventù e proiettata verso un futuro dalle mille incognite.
Una storia di oblio, che farà riaffiorare nei protagonisti, e non solo, il ricordo di scomode verità, taciute per troppo tempo alle loro coscienze.
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L’ombra di Michelangelo
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Michelangelo riceve da un mercante veneziano un cono d’avorio con il quale realizza un Cristo alla colonna. Il prezioso oggetto viene trafugato e finisce in mano alla “Fratellanza dei Venti”, diventando così il testimonium di un impegno a difesa della fede cattolica oltre che delle arti. Dopo alterne vicende, nel 1766 l’opera viene donata al vicerè di Napoli Fernando Gioacchino Fajardo, quindi da questi trasferita al nobile cosentino don Antonio Caputi il quale, a sua volta, ne fa omaggio alla Congregazione dei Nobili di Cosenza, che opera presso la Cattedrale. La Confraternita custodirà il Cristo alla colonna fino a quando assieme ad un’opera di Angelo Rinaldi, discepolo del Maestro fiorentino, approderà nel Museo Diocesano della città bruzia. La statuetta sarà oggetto della ricerca di un docente inglese che proverà a entrarne in possesso per svelare un mistero legato al tempo delle Crociate e degli Ordini cavallereschi. Un avvincente romanzo-thriller che si snoda lungo cinque secoli di storia tra immagini suggestive e vibranti colpi di scena.
La felicità del disordine
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“… Non c’è vita nell’ordine.
È vero che il disordine disorienta al primo impatto, ma subito dopo fa nascere la curiosità, l’accresce, spinge alla ricerca, mette davanti a un processo sottile di situazioni ingombranti che fanno decidere di buttare via qualcosa dell’accumulo che ci sta intorno.
La mente si attiva, le emozioni galoppano, l’incertezza fa vacillare per poi trovare il saldo non appena si ha tra le mani ciò che si cercava…”.
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Le stanze dell’ombra
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Lo sciamano e la curandera
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Mie care ombre addio
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Teodoro Gentili, drammaturgo di successo, viene licenziato e allontanato dai circuiti importanti del mondo dello spettacolo per il suo teatro controcorrente. Decide di ritornare al Sud, al paese dove è nato e ha trascorso gli anni dell’infanzia. L’amicizia con il dottore del borgo gli apre scenari inquietanti, surreali, che non tardano a scatenare le ire e le strategie sottili di un potere apparentemente lontano ma quanto mai presente ed efficace.
La lontananza dalle luci della ribalta diventa per lui occasione per riappropriarsi del suo passato quando, imprevedibilmente, riceve l’incarico di regista della compagnia teatrale di sbandati accolti dalla Caritas diocesana che lo espone al fascino di Viola, giovane escort sfuggita al racket del nord, tentata ancora, per sopravvivere, dalla prostituzione.
La crisi di una relazione seducente e dai torbidi risvolti, scavata nelle loro anime ancor più dalla pièce rappresentata, Processo a Gesù di Diego Fabbri, mette a nudo la loro dimensione più profonda, speranze, paura di amare, innescando in entrambi la scintilla del riscatto. Teodoro scopre contemporaneamente che qualcun altro, nel nome del padre, lo ha aspettato da sempre con affetto e discrezione…
Al ritorno sulla scena nella Capitale ritrova subito ad affrontarlo i critici ostili, responsabili del suo licenziamento; è il momento tanto atteso in cui si rivelano la sua evoluzione di uomo, di artista e il suo amore per Viola.
Taliano Grasso ancora una volta predilige una storia anticonvenzionale con diversi registri espressivi e “incursioni nella tradizione picaresca, avventurosa, gialla, dei contes philosophiques” (Dante Maffia), confermando una sua poetica di fondo segnata da pagine di vibrante lirismo.
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Portami all’America
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Chi parte e chi rimane. Tra dolorosi distacchi, abbracci che sanno tanto di addii, e la speranza di lasciarsi presto alle spalle le ragioni di scelte difficilissime e laceranti. Per tornare presto alle proprie origini. Nei luoghi dell’infanzia e di una giovinezza tutto sommato spensierata, anche se mai priva di rinunce e limitazioni. Il mondo dei sogni e degli affetti più cari, nel quale ricominciare a vivere, puntando con rinnovato vigore ad una agognata palingenesi esistenziale.
La storia dell’emigrazione italiana e, particolarmente, della Calabria trova attraverso questo romanzo una nuova, coinvolgente rappresentazione. Mettendo insieme, in un ordine che rappresenta anche e soprattutto la riproposizione degli elementi fondanti di una forte identità culturale, sentimenti, passioni, aspirazioni capaci, nonostante tutto, di resistere ad un tempo gramo e sofferto. A vicissitudini apparentemente senza via d’uscita.
Tutto si svolge nel 1907 e si sviluppa in parallelo fra i boschi della Sila, un bastimento di migranti diretto in America e la casa di John Vigliaturo a New York. Una città di ciclopiche sembianze, che sembra smantellare ogni traccia di dignità umana, ma che si dimostra alla prova dei fatti capace di restituire dignità e orgoglio a chiunque ne conosca la propensione alla modernità, che significa in primo luogo opportunità di riscatto civile e sociale.
La scena è tutta per la gente comune. Per chi diventa protagonista di un’esaltante avventura umana. Il megafono di una conquista che riporta l’uomo al centro della storia, con le sue debolezze, ma anche con le sue inespresse potenzialità.
Racconti al maschile singolare
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Lei tratta il bello e il brutto con la leggerezza propria delle ballerine e dei ballerini sulla scena. Umani che affrontano la complessità delle figure più faticose, più articolate, privandole del peso. Dove finanche il gesto più grave, si libra nell’aria libero, eppure consapevole delle leggi fisiche che costringono a terra chi non sa danzare. E sia chi non sa danzare, sia chi invece crede di saperlo fare, nei personaggi e fatti descritti da Maria Carmela troverà nuove coreografie e conferme per il suo ballo. Un ballo dove spazio e tempo – quello che per l’autrice “passa, che sa passare” – si sospende, tra i passi in cui lo spirito al quotidiano umano si diletta. (dalla Prefazione di Pino Sassano Libreria Mondadori Cosenza)
Risveglio dal buio
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… La madre si alza da letto, attraversa il corridoio, apre la porta della stanza del figlio.
La stanza è vuota. Il figlio non c’è. Lavora a Londra. La casa è vuota.
La protagonista tenta di superare “il limite” di una morte, priva di senso come tutte le morti, per restituire il valore di un “senso” alla propria vita.
Con l’immediatezza dello schizzo preparatorio, del “no finito”, del “provvisorio”, la storia prende la “sua” forma dentro il “cuore della mente” del lettore…
dalla Prefazione di
Gabriele Lavia
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