Anno di pubblicazione | 2014 |
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Numero pagine | 296 |
ISBN | 978-88-6822-149-2 |
Collana | Filosofia Teoretica |
Formato | Cartaceo |
Autore |
Serpetro Niccolò |
Osservazioni politiche e morali sopra la vita di Marco Bruto
Introduzione di Santi Lo Giudice
L’opera a distanza di 361 anni dalla prima pubblicazione ripropone la traduzione de La Vida de Marco Bruto del grande filosofo e politologo spagnolo Francisco de Quevedo apparsa nel 1644. L’opera, che appare nella Collana di Filosofia Teoretica, si avvale di una Introduzione a firma di Santi Lo Giudice e di una Postfazione a firma di Antonino La Mancusa e Carmelo La Mancusa.
La Vida de Marco Bruto di Francisco de Quevedo vide luce nel 1644, un anno prima della morte del suo autore, sebbene si suppone, a ragion veduta, che sia stata portata a compimento nel 1631. L’opera appena pubblicata fu ben considerata e apprezzata tanto da conoscere traduzioni in diversi idiomi: italiano, latino, olandese e inglese. La traduzione italiana fu la prima, ed è da ascriversi al poligrafo Nicolò Serpetro. Questi non è escluso che delle prime opere del Quevedo abbia fatto conoscenza in età giovanile, tra gli anni 1624-1630, in cui ancora erano vive le tracce della permanenza del Quevedo in Sicilia in qualità di segretario del duca di Osuna, nominato nel 1610 viceré di Sicilia. La traduzione del Serpetro apparve in Venezia nel 1653, per Cristoforo Tomasini, con il titolo , Osservazioni politiche e morali sopra la vita di Marco Bruto trasportate dallo spagnolo dal Cavalier Nicolò Serpetro. Anche per la traduzione de la Vida de Marco Bruto – come già per Il mercato delle maraviglie della Natura overo Istoria Naturale del Cavalier Nicolò Serpetro, traduzione dall’inglese della Thaumatographia naturalis (1633) di Jan Jonston (1603-1675) – il Serpetro nella prima di copertina, come chiaramente si evince, non fa alcun riferimento né all’autore dell’opera e ne ai preliminari dell’opera originale (privilegio, licenza, approvazione, dedica, il portico “Giudizio che di Marco Bruto fecero gli autori nelle loro opere” e “Della medaglia di Bruto e del suo rovescio”). (…) Quando Serpetro dà alle stampe (1652) la traduzione della Vida de Marco Bruto, Quevedo aveva concluso la sua vicenda terrena (1645). E Serpetro sa che i morti non entrano in gioco se non giovano. E a Serpetro Quevedo giova, come giovano le idee su cui si regge la narrazione riguardante la sua versione della vita di Marco Bruto. Al tempo della pubblicazione delle Osservazioni Serpetro aveva già rotto i suoi rapporti con il suo protettore Nicolò Placido Branciforte e andava alla ricerca di un’altra famiglia nobiliare che gli potesse garantire protezione e benefici. Di qui, se la traduzione inizialmente può nascere come omaggio allo scrittore spagnolo, per gratificare la cerchia dei suoi amici siciliani, in particolare la famiglia dei Branciforti, successivamente, proprio in seguito alla rottura con questa famiglia, lo scenario muta al punto da pubblicare <>.
Editorial Review
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