Colei che non si deve amare
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«Venne poi Colei che non si deve amare, scritto quasi per intero fra l’Inghilterra e la Francia. È questa l’opera che segnò la fortuna di romanziere di Guido Da Verona. Crediamo che nessun altro libro di letteratura, fra quelli che non furon adottati come testi scolastici, neppure si avvicini alla tiratura di questo romanzo» (Icilio Bianchi, Guido Da Verona, Milano 1919, p. 19). In questa prospettiva di clamoroso successo di vendite si presenta il terzo romanzo di Guido Da Verona, pubblicato nel 1910 presso la casa editrice milanese Baldini e Castoldi, che tra le sue firme annoverava illustri scrittori italiani e stranieri (Fogazzaro, Dostoewskij, Gorkij, Anatole France ecc.). È lo stesso autore a indicare date e luoghi della composizione del libro, scritto fra il 1908 e il 1909, in occasione di viaggi in quei centri della mondanità internazionale che Guido si vantava di frequentare e che contribuivano ad accreditarne l’immagine del viveur nomade e raffinato, mentre alcuni critici ne mettevano in dubbio l’autenticità e li collegavano a ben orchestrati battages pubblicitari.
Come se avessi usato tutto
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Catturare il quotidiano e farne poesia. È questo l’intento della presente raccolta che sembra volere contenere in sé l’intera esperienza del vissuto umano, tanto che, alla fine, lo stesso autore ha la percezione di aver “usato tutto”. Impressioni, emozioni, sentimenti, sogni e desideri raccontati con quella spontaneità e quel trasporto che fanno poesia. Un’anima che si mette a nudo davanti al foglio bianco non può che appartenere al poeta che non fa della parola un esercizio espressivo fine a se stesso, ma si lascia catturare dal suono e dagli orizzonti che tracciano segni indefinibili, diretti al cuore di chi ancora è disposto ad accoglierli.
Comunque mai di domenica
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Ho conosciuto l’autore facendo una ricerca scolastica, mi sono
imbattuta casualmente nel suo sito
www.riflessidarcobaleno.com e mi sono soffermata un po’ nei
suoi scritti. Nella sezione libro ho notato che aveva appena
pubblicato il suo primo lavoro, del quale è pubblicato sul sito il
1° capitolo. Mi piacque e l’acquistai. Dopo averlo letto gli ho
inviato una e-mail per congratularmi con lui. Attraverso i suoi
scritti prima, poi per conoscenza diretta, è continuato
l’interessamento ai suoi lavori per i quali ho provato, fin da
subito, una viva curiosità. Scambi di idee e riflessioni sono
seguiti a queste mie letture ed il dibattito si è fatto sempre più
vivo sino alla richiesta da parte dell’autore, di scrivere questa
prefazione. Mi lasciò una bozza del libro dicendomi che, per
me insegnante di lettere abituata alla lettura, non sarebbe stato
un lavoro difficile. Accettai con molto piacere. La prima lettura
del manoscritto è stata subito molto coinvolgente, tanto da
spingermi ad un approfondimento più attento ed interessato.