
Tecniche di comunicazione creativa: il metodo Bazar
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Sappiamo tutti che esistono diverse tipologie di libri.
Tanto per cominciare, due sono i modelli di testo
che vengono in mente come altrettanti lati della medaglia
della lettura: da un lato, ci sono saggi scientifici
ricchi di informazioni, ma spesso poco accattivanti, e
dall’altro, romanzi avvincenti ma per vocazione non
informativi.
Tra queste due tipologie, si intravede una gamma
ampia di possibilità di mediazione. In un punto di questa
galassia, poi, c’è questo saggio, un’eccezione che
fonde creatività e informazione – nella forma e nei
contenuti – costruendo un binomio fecondo all’interno
di un manuale che descrive un’innovativa proposta
di comunicazione creativa.

Tedeschi a Vallemare e altre memorie
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Ho iniziato a scrivere di memorie dal 1946, in versi (“Quaderno dei ricordi”). Questi miei “appunti per un’autobiografia”, iniziati intorno agli anni ’60, si compongono di tre libri: Memorie e fantasie; Vallemare e altri racconti; Tedeschi a Vallemare e altre memorie. Sono stati scritti di getto senza pensare alla “forma”, volutamente, proprio di chi racconta ad un amico, fatti banalissimi della sua vita oppure assai tragici, ma col sorriso, a volte beffardo a volte tragicomico, sulle labbra. Chi non ha vissuto i miei tempi non può capire fino in fondo certe affermazioni e certe mie apparenti contraddizioni. Ho sofferto, senza venirne però moralmente toccato, tutte le incongruenti scempiaggini (potrei aggiungere sorpusi, vigliaccherie e inutili crudeltà) di questo nostro secolo che amai definire “il secolo della pazzia” (mia madre “della finazione del mondo!”). Così come appare scialbo e manchevole il mio “stile”, appare scialbo e manchevole il mio racconto. Avrei potuto rendere più rimarchevoli certi fatti? Ma come si può rendere il fuggevole “sentimento delle cose” attraverso la scarna capacità della parola? Come avrei potuto per esempio rendere il vero di quella notte di lamenti e persino di ululati scagliati al cielo da mia madre rimasta sola sulla Piazza del suo paese a gridare il mio nome di figlio: “Aldooooo Aldooooo mio…” dopo che fui portato via dai tedeschi, se non riempiendo di altrettante urla disperate pagine e pagine di questo esile e pur sempre taciturno diario? Mi fanno conforto tuttavia le affermazioni di persone di varia cultura e di vario bagaglio critico e caratura sentimentale, di cui non faccio il nome, che hanno contraddetto certe mie tormentate perplessità (“Esemplare lavoro di scavo” – “Scrittura così viva e così gradevole nel raccontare le mille cose piccole o meno” – “Sentimento delle radici del paese dell’adolescenza” – “Storie di vita e di memoria con tanti personaggi colti in modo fulmineo, perfetto, e resi allora indimenticabili” – “Scrittura inventiva, fantasiosa, creativa”). Sono pertanto restate nella penna tutte le analisi dei tanti pensieri e drammi interiori accompagnati ai fatti accaduti, la dolcezza o le angosce del riandare, nell’occulto silenzio delle notti, al tempo (e alle persone) del tempo che fu e ai perché del loro essere stati e poi del loro smarrirsi nel vuoto del presente e nel nulla del futuro. V.S.

Tempo della rottura tempo della dialettica tempo della progettualità nella letteratura dell’immigrazione Italiana in Svizzera
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Basato sulle opere letterarie di otto autori fra i più rappresentativi dell’immigrazione italiana in Svizzera del secondo Novecento, il saggio di Raffaele De Nuccio evidenzia, grazie ad una rivisitazione originale dello strutturalismo genetico di Lucien Goldmann, tre momenti fondamentali di questa produzione: il tempo della rottura, il tempo della dialettica e il tempo della progettualità. Nel primo vengono rappresentate la rottura con i valori del paese di provenienza e la ricerca di un illusorio Eldorado; nel secondo viene illustrato lo scontro tra le categorie mentali dell’immigrato e i valori del paese ospitante; nel terzo si prospetta la possibilità della convivenza delle differenze, la socializzazione degli strumenti di produzione, l’accettazione della diversità e la flessibilità sociale.

Tempo di acacia
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Una poetica, quella di Olivia Imbroinise che esula, in qualche modo, dalle tematiche romantiche e contemplative, coltivate soprattutto dalle donne, per caratterizzarsi in lirica civile e sociale. Ciò s’intuisce sin dalla prima raccolta “Asfodeli” (1993) e prosegue in questo “Tempo di Acacia” (2011). L’autrice osserva gli eventi e li assorbe nella propria umanità per farne una voce di corale attenzione. “Un ordito di violenza, di faide e vendette e il mondo”, scrive, e il pensiero comprende le sue tematiche che sono, nel contempo, problematiche, che si stemperano nella liricità dei componimenti, i quali si tramutano in riflessioni educative per le nuove generazioni e in meditazioni per gli adulti che, nel bene e nel male, sono i protagonisti della vita che si svolge. Sicché il senso civile si riverbera nella lirica e viceversa. Ma quando il sentire comune coglie il senso della natura, degli uomini, delle cose e delle vicende umane, la visione diventa immagini che toccano le corde dei sentimenti, la liricità si eleva e l’anima dà voce al poeta che canta la vita nei suoi drammi e nella sua dignità di essere vissuta. Le problematiche civili e sociali che hanno intessuto e intessono la nostra storia ci avvolgono in una ragnatela da cui non si riesce ad uscire se non con i valori umani e positivi a cui la medesima poetessa si rifà. (Attilio Romano, scrittore e giornalista calabrese)

Terra amara
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Il romanzo – di cui non possediamo il manoscritto, ma due stesure dattiloscritte con il titolo Terra amara e due con il titolo Memorie del tempo –, nelle intenzioni dell’Autore avrebbe dovuto concludere – dopo Le baracche e La masseria – il ciclo delle opere narrative dedicate al mondo contadino. Il tema principale – la rivendicazione delle terre – non ci riporta all’immagine di una Calabria arcaica e pietrificata perché la lotta dei contadini avviene per combattere il perdurare del feudalesimo agrario, per dare un aspetto moderno e democratico al territorio. Lo scrittore precisa, esamina, individua i termini di una vicenda, si richiama alla razionalità che deve avere l’azione, ai modi che determinano l’avviamento degli eventi. Lo strumento della precisazione è la figura dell’endiadi, diffusissima, che afferma, conferma, ribadisce: endiadi di aggettivi, sostantivi, verbi ma anche di forme sintattiche meditate e simmetriche. Altro strumento di precisazione di presenza dell’intelletto è il richiamo ai paragoni naturalisti che ci riportano all’osservazione dei fenomeni della vita della campagna, del lavoro dei contadini, dei fenomeni atmosferici, del clima, della vita degli animali. Con tali nervature di conoscenza tecnica Fortunato Seminara ci ha lasciato un romanzo solido, in cui egli collega il vero amore della sua vita (e fu amore complesso, difficile ma chiaro), il mondo contadino guardato senza debolezza, senza folklore, con speranze sempre contenute e sempre periclitanti.
Terra di Puglia e Basilicata
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Le testimonianze di Tommaso Fiore possono essere considerate tappe di un viaggio di un pugliese nella sua terra, con frequenti ritorni in luoghi che sembrano essergli più cari. Testimonianze che riescono ad essere ad un tempo ‘innamorate’ e fredde, sempre innervate dal senso di stupore e di sorpresa per quanto osservato, ma che soprattutto si impongono per la lucidità con la quale vengono rese e per la determinazione di staccarsi da tutti i luoghi comuni, rifiutando le scontate e abusate formule di un vieto meridionalismo.

Terra muta
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Terremoti naturali o artificiali? Lutti e sofferenza infinita. L’Italia è scossa da una sequenza insolita di sismi che mietono vittime ignare e causano danni incalcolabili. È in atto una guerra ambientale non dichiarata, sottoposta al segreto di Stato. Di mezzo c’è la mano armata di un’entità oscura che minaccia la vita nel Belpaese. Alzi la mano chi sa che il 13 dicembre 2007, addirittura dall’estero, la Costituzione tricolore, repubblicana ed antifascista, è stata di fatto congelata senza “colpo ferire”. E che nientedimeno, al di sopra delle Forze dell’Ordine italiane (Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza) s’erge senza alcun controllo della Magistratura e del Parlamento tricolore, un altro organismo con diritto di vita, di morte e di distruzione su chiunque. Insomma, la democrazia in Italia è stata abolita. Così, dietro le quinte è entrato in scena un insospettabile sistema di potere che dirige l’esistenza nello Stivale a sovranità ormai azzerata. In questi tempi confusi, l’eccesso di informazione si traduce in difetto di sapere. Ma un giornalista italiano, libero e indipendente, ha fatto luce, prove alla mano, su questo mistero, nonostante attentati e minacce di morte. Non più vittime. La sua esortazione è SU LA TESTA, prima che sia troppo tardi, prima che vada in onda il disastro finale.
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Testi con-testi
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Testi con-testi raccoglie in undici capitoli altrettanti interventi critici, editi o inediti. È un titolo programmaticamente duplice, perché evoca sia la relazione tra le parti (appunto testi con testi), sia il contesto, che sembra ormai diventato démodé, ma al quale si dovrà sempre guardare per continuare il viaggio ermeneutico nella letteratura. Gli argomenti sono l’America nel romanzo settecentesco di Pietro Chiari; una trilogia derobertiana su risorgimentalismo critico, novelle di guerra e teatro; un dittico alvariano, dedicato ad un avantesto dell’Età breve ed all’immagine della città nella trilogia delle Memorie del mondo sommerso. Completano il quadro altri soggetti, solo apparentemente distanti: le riscritture del libro Cuore fino ai giorni nostri e la letteratura dalle periferie, che comprende sia la poesia in dialetto di Ignazio Buttitta e di Paolo Bertolani, sia la narrativa di Maurizio Maggiani. Il finale è lasciato a una riflessione sugli archivi letterari e la filologia ai tempi della metamorfosi digitale, a partire da un caso concreto e attualissimo: il “Fondo Autografi Scrittori Sardi”.
ebook - cartaceo

Tiberio a Capri
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La collana “Solchi nella Storia”, raccoglie volumi di accurata ricerca e nel contempo promuove l’approfondimento di specifiche tematiche relative alle principali età della “Storia Romana”. Essa è finalizzata sia alla divulgazione di eventi storici che da sempre fanno parte della nostra storia millenaria, sia alla caratterizzazione di personaggi che hanno segnato il cammino di Roma dalle origini sino alla affermazione del Cristianesimo.

Tinte esposte
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Questo libro raccoglie, ripensa e largamente rielabora
dieci studi di carattere teorico-analitico, per
lo più composti negli ultimi dieci anni (con l’eccezione
di uno, più antico, che è stato per l’occasione
completamente riscritto), tutti a vario titolo incentrati
sulla disamina della dimensione immaginativa, elaborativa
e propriamente compositiva dell’elemento
del colore nel cinema. Quella dell’uso del colore
come strumento della formatività cinematografica è
una delle più significative e più affascinanti questioni
che si pongono alla teoria del cinema e all’analisi del
film. Tale questione occupa da molto tempo una parte
importante delle mie ricerche, che hanno avuto un
primo sbocco in un volume, Il colore e la composizione
filmica (2006), in cui ho tentato – a partire da
alcuni degli assunti portanti della grande riflessione
ejzenštejniana sul colore – di inquadrare in un impianto
teorico determinato la questione dell’impiego
in direzione compositiva del colore cinematografico
Tipanera. L’ironia ai tempi del Coronavirus
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Tommy e Clotilde alla scoperta del Castello Svevo
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Interessante e coinvolgente l’espediente narrativo
usato dall’autrice, che sa catturare l’attenzione
dei ragazzi, da lei conosciuti così bene durante la
sua lunga e significativa attività di insegnamento.
Una passeggiata storica dialogante è il furbo
espediente che consente di muoversi con interesse
all’interno della propria città, di cui spesso non si
conoscono aspetti importanti e significativi, mantenendo
costantemente vive motivazione e curiosità.
Il ponte fra il passato, storicamente collocato
molto indietro nel tempo, e il presente di due ragazzi
che vivono oggi, è costruito senza saccenteria
ma con scherzosa affabilità dall’affettuosa guida
che il fratello Tommy offre alla sorellina Clotilde.

Totonno Chiappetta il mio grande amico
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È accattivante lo scritto di Eugenio Gallo, autore di
questo racconto breve che consente una lettura gustevole,
appassionata ma, al tempo stesso, spensierata.
Evoca sentimenti antichi, profondi, vissuti con pathos
e narrati con l’arguzia di chi – con innato entusiasmo –
stuzzica finanche i particolari del ricordo trasformandoli
in energia nuova.
Appassionante è l’idea di un itinerario, a tappe, con
sosta tra luoghi vissuti da personaggi eletti a simbolo di
qualcosa ed al tempo stesso sintesi del tutto: memoria,
amicizia, speranza, passione e, da ultimo, vitalità.
Non c’è idolatria del personaggio – benché ‘Totonno’
Chiappetta sia una gran bella figura dei nostri tempi
– seppur nelle pieghe di quell’argomentare, ritmico e
fluente, è dato apprezzare il grande sentimento, colorato
di genuino rispetto, dell’autore per l’Amico andato.

Touch me
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Touch me è il superamento della barriera, del passaggio che porta a ristabilire il contatto fisico.
Ogni momento è un’ evoluzione nella lotta quotidiana e nella consapevolezza di essere fragile e forte al contempo come un guerriero che sta in una mano.
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Tra – due
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Le uniche immagini dell’amore che la contemporaneità ci riconsegna sembrano andare dall’oscenità di certe trasmissioni televisive, a film come Parlami d’amore, alla pornografia imperante. Allora, ciò che si dicono i due amici nel film J’entends plus la guitare (1993) di Garrel, cioè che «siamo l’ultima generazione a parlare d’amore», rischia di essere vero. Il cinema ha avuto nel Novecento un ruolo importante nel raccontare l’amore, rappresentando con i generi classici le forme dell’amore-passione e dell’amore-relazione, e con la modernità è stato capace di presentare e nominare l’amore come evento. Questo saggio, partendo dall’individuazione dei caratteri che definiscono l’evento d’amore, attraversa alcuni film che hanno costruito un’immagine in rilievo dell’incontro amoroso: da Viaggio in Italia a Un’estate d’amore, da Questa è la mia vita a Gertrud, da La naissance de l’amour a Heimat 3, per giungere ad alcuni esempi contemporanei nei quali l’amore si presenta come impossibilità, incapacità o deriva pornografica: Lost in translation, In the mood for love, Il gusto dell’anguria.

Tra “monotonia” e sperimentazione: la ricerca di sé nei romanzi di Cesare Pavese
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Il volume propone una rilettura dei romanzi di Pavese, con l’intento di ricostruirne la storia interna e di cogliere il carattere strenuamente autoriflessivo di un autore che congiunge l’attitudine a fare della scrittura la proiezione della propria inquieta sensibilità con la costante ricerca di modalità tecnico-espressive adeguate a rappresentarla. Se ne ricava l’impressione di un itinerario insieme lineare e accidentato, che assume la “monotonia” a cardine di una poetica convinta della necessità di attuare un processo di chiarificazione interiore, evitando “distrazioni” e segnando il passaggio dall'”oscurità” alla “chiarezza”. Ma contemporaneamente si sperimentano tematiche e soluzioni formali funzionali a una tensione conoscitiva che nel romanzo intende calare il tentativo di superare irrisolte antinomie personali e di dare ordine al caos della vita. E alla letteratura è attribuito il compito non solo di chiarire singole situazioni psicologiche, ma anche di elevarla a metafora di una condizione esistenziale, in una ricerca inesausta di equilibrio tra istanza realistica e costruzione simbolica, tra fatti e rivelazioni destinate a rivelarne il vero significato.

Tra Calabria e Mezzogiorno
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LA Fondazione Carical ha accettato ben volentieri la richiesta di finanziare
la pubblicazione di un volume miscellaneo dedicato alla memoria di
Tobia Cornacchioli, avanzata dall’Istituto Calabrese per la Storia dell’Antifascismo
e dell’Italia Contemporanea (ICSAIC) per il tramite del suo ottimo
Direttore, Giuseppe Masi.
Lo ha fatto per le ragioni che sinteticamente espongo.
La nostra partecipazione all’iniziativa vuole essere, innanzitutto, un atto
di doveroso omaggio a Tobia, prematuramente ed improvvisamente scomparso,
e alla sua instancabile attività di studioso, che ha dato lustro
all’ICSAIC negli anni della sua illuminata guida ed ha contribuito, con le
sue ricerche storiografiche, a strappare all’oblio momenti significativi della
nostra storia, consegnandoli all’attenzione dei contemporanei, soprattutto
dei giovani delle nostre scuole, destinatari privilegiati del suo impegno
intellettuale e civile.
La sua “Guida didattica allo studio della storia”, molto apprezzata, è
eloquente testimonianza del suo lodevole sforzo, tutto orientato ad incentivare
nelle giovani generazioni, attraverso lo studio del passato, la capacità
di leggere criticamente il presente, quale premessa indispensabile per il
quotidiano esercizio del diritto-dovere della cittadinanza attiva.
Un impegno cui Tobia ha costantemente ispirato la sua azione, anche
all’interno della Fondazione Carical di cui è stato, per alcuni anni e fino
alla sua scomparsa, autorevole e stimatissimo consigliere.

Tra consenso e rifiuto
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Pur nella varietà delle tematiche affrontate, il volume di Tommaso Scappaticci presenta la struttura unitaria di un discorso incentrato sull’evoluzione delle forme letterarie nel periodo compreso fra l’Unità e il primo Novecento. Partendo dall’idea di chiarire il ruolo dell’intellettuale posto di fronte al trionfo e alla successiva messa in discussione del modello borghese, i saggi si articolano in una duplice prospettiva, che tiene conto della complessità del fatto letterario e della complementarità di diversi criteri di indagine: all’individuazione dei connotati specifici dei singoli autori, esaminati secondo la direttiva della connessione fra componenti ideologiche e soluzioni stilistiche, si affianca l’analisi del rapporto con il pubblico, quale elemento non trascurabile per la comprensione dei caratteri e delle finalità della produzione artistica. Perciò autori più noti sono posti accanto ad altri che hanno dovuto registrare la tenace distrazione degli addetti ai lavori e una perdurante assenza dai manuali scolastici, ma che appaiono non meno indicativi di gusti e interessi largamente diffusi e consentono di delineare un itinerario organico e non convenzionale di quasi un secolo di storia letteraria. Dalla narrativa campagnola di Caterina Percoto all’anticonformismo scapigliato di Emilio Praga e al verismo mediano della Serao, dalla versione napoletana del romanzo d’appendice attuata da Francesco Mastriani alle forme “bizantine” della Contessa Lara e alle ambigue intolleranze antimoderniste di Panzini: è un mosaico di esperienze letterarie oscillanti fra avanguardia e tradizione, fra la spregiudicatezza di chi sceglie generi e motivi non accettati dalla cultura ufficiale e un conformismo venato di spunti moderni e originali, ma anche rispettoso delle regole del mercato librario e, quindi, assunto a garanzia di immediato successo.

Tra gioco e realtà: comunità ed esperienza nei giochi di ruolo online
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Il volume parla di un’esperienza sempre più diffusa fra gli utenti di Internet, quella di prendere parte a “giochi di ruolo”. E’ noto che gli usi di Internet sono vari e diversificati per tipi di utenti: a giocare sono soprattutto i giovani (ma non solo). Ma che tipo di gioco è quello che si realizza in spazi virtuali? E che tipo di persona diviene chi partecipa frequentemente a questi giochi? Quali comunità si costruiscono fra i giocatori? E che “senso della realtà” viene promosso da esperienze come queste? Il volume prova a rispondere a queste domande, basandosi sui risultati di una ricerca condotta nell’ambito del Dottorato in “Scienza, tecnologia e società” presso il Dipartimento di Sociologia e Scienza Politica dell’Università della Calabria, e realizzata fra utenti di giochi di ruolo in Internet in Italia e in Canada.