Libri

Nel continuo

[wc-ps]

Un verseggiare che accompagna la vita o forse la sintesi che racconta la vita tra pause e solstizi, con il linguaggio della parola poetica, il legame tra il vivere e l’esistere. In continuità in quel “Nel continuo” Erminio Maurizi traccia l’idea di un essere uomo nella poesia ed ogni cronaca si fa rappresentazione del tempo. Un tempo che ha, in questo libro, come incipit il non dimenticare. L’idea alla quale si faceva cenno è il senso chiaro della libertà-liberazione dai confini della propria coscienza. Infatti per il poeta “La libertà è un’idea”. Una comparazione ma anche un metodo per dire che sia la libertà che l’idea sono nel canto poetico tout court. Cosa ci sarà oltre i luoghi vissuti e abitati da Maurizi nella “casa” della sua esistenza? Forse il silenzio. O meglio quel “silenzio dell’alba/tracciato da qualche richiamo”. Silenzio. Alba. Richiamo. Tre percorsi che hanno come visione la metafora che diventa un tracciato lungo l’attesa. La resistenza del “continuo” è un futuro “delle solite imprevedibili cose”.

10,00

Disordinatamente

[wc-ps]

Caro lettore, lascia che la ragione entri nel cammino della follia e che la follia si faccia ragione. La rivolta toccherebbe il finito nell’infinito e forse solo così l’innocenza potrebbe diventare ribellione. Ribellione in quanto rivolta. Il peccato non sarebbe più una colpa e si vivrebbe in un attimo tutta l’esistenza di una vita. Tengo stretta la memoria. Ha senso? Forse stanotte verrò assolto… ma da che cosa? Comunque. Mi dichiaro colpevole di follia pur essendo innocente.

12,00

Nel ventre della balena

[wc-ps]

L’Italia che conosciamo oggi è in larga parte ancora il frutto dell’amministrazione di un partito che ne ha tirato le fila per mezzo secolo. Questo partito è la Democrazia Cristiana, l’organizzazione politica ad oggi più longeva che abbia mai visto il Bel Paese. La cosiddetta “Balena Bianca”, espressione che ne indicava la voracità di consenso e il colore politico e che non dispiaceva ai vertici democristiani, tanto da utilizzarla per uno spot elettorale negli anni ‘80, ha governato l’Italia senza soluzione di continuità per circa cinquant’anni, dal secondo dopoguerra fino a quando le inchieste “Mani Pulite” la spazzarono via e la spettacolarizzazione della corruzione travolse tutto e tutti. In questo volume è trattata la storia di un uomo che ha vissuto la sua lunga e intensa stagione politica nel “ventre della Balena”, tra pregi e difetti. Pietro Rende, una vita dedicata al partito, è stato un degno protagonista degli anni d’oro della DC, delle stagioni felici, dei successi elettorali, ma anche delle dinamiche interne, delle lotte intestine e degli intricati giochi correntizi alla base di ogni rivendicazione di visibilità. Una fetta di storia, quella che lo ha visto protagonista, di cui ancora oggi si parla troppo poco, con timore reverenziale, quasi che il faro della verità possa sporcarne la memoria.

14,00

I giorni dell’ira

[wc-ps]

a cura di Saverio Di Bella, Francesco Campennì, Carlo Simonelli

Questo numero monografico raccoglie gli atti del Convegno di studi svoltosi a Parghelia nell’agosto 2022 in occasione del trecentesimo anniversario della rivolta dei casali contro la città di Tropea. I contadini dei casali per motivi fiscali (a causa della ingiusta ripartizione di un donativo di 300.000 ducati imposto allora al Regno di Napoli dal governo austriaco di Carlo VI d’Asburgo) posero l’assedio alla città, circondandone le mura con bande armate e chiudendone le vie d’accesso, tagliando le condutture degli acquedotti che portavano l’acqua in città, sequestrando la farina ai mulini e privandoli della forza motrice dell’acqua. Il regio governatore, i nobili e gli altri cittadini assediati chiesero soccorso militare al preside della provincia di Calabria Ultra e al governo vicereale, sperimentandosi nel frattempo, grazie alla mediazione del vescovo di Tropea, lo spagnolo agostiniano Lorenzo Ybañez, che si trovava per le ferie estive nel casale di Drapia, la stipula di un capitolato di pace. Arrivati infine i soccorsi militari su una squadra navale napoletana al comando del generale Valles, intorno al 20 agosto 1722, i contadini si sbandarono e alcuni dei capi e partecipanti ai moti dei casali ribelli vennero catturati, sommariamente processati e, due dei tre condannati, furono impiccati alla marina di Levante, alle Quattro pietre. La rivolta finì dunque repressa nel sangue, quel sangue che simbolicamente le popolazioni dei casali vedevano racchiuso nelle tasse da loro versate al governo cittadino. Gli studiosi ricostruiscono il tempo, i protagonisti, le motivazioni, le conseguenze della rivolta. Emergono così, accanto all’importanza del fattore religioso, le condizioni di miseria del mondo delle campagne, tuttavia vivificato da una volontà di migliorare la propria vita col lavoro e l’industria, da un’antica esperienza di mestieri e saperi contadini, da un’imprenditorialità borghese e nobiliare a macchie di leopardo e in generale dalla speranza di possibili cambiamenti; il ruolo di coesione sociale svolto dalle maestranze; le cause e le modalità del dominio della nobiltà di Tropea sulla città e sui casali. L’analisi degli studiosi mette a fuoco anche le differenze tra il centro urbano di Tropea e i borghi costituenti i casali, nonché la capacità delle popolazioni dei casali di progettare un futuro politico che li veda sottratti al dominio della città dominante. Si scoprono cioè i primi segnali di una capacità politica, che si sarebbe affermata come conquista dell’autonomia amministrativa da Tropea circa un secolo più tardi rispetto agli anni della rivolta. Sarà, infatti, il re Gioacchino Napoleone Murat con la legge sulle circoscrizioni amministrative a creare i Comuni di Drapia, Parghelia, Ricadi, Spilinga, Zaccanopoli, Zambrone, dividendo l’antico demanio tropeano.

25,00

Il lato sbagliato della porta

[wc-ps]

Ilaria è rimasta vedova in un incidente d’auto. Offesa a una gamba, sola, si appoggia all’amico Matteo per riscoprire il senso della vita. I suoi due figli sono indipendenti, hanno fatto le loro scelte lontano da casa. Ilaria abbandona l’insegnamento della matematica e affronta un colloquio di lavoro in una libreria per realizzare il suo sogno di vivere tra i libri. Una volta assunta, rivoluziona l’attività e l’esistenza del nuovo datore di lavoro. “Il lato sbagliato della porta” è il quinto romanzo di Daniela Rabia che condivide con la sua protagonista il sogno di vivere tra i libri. Daniela Rabia lo realizza leggendo in media un libro al giorno da dieci anni.

15,00

I ragazzi del quartiere Massa

[wc-ps]

“Custodisco gelosamente, nella mente e nel cuore, ogni angolo, ogni rumore, ogni figura, ogni esperienza del quartiere in cui sono cresciuto, immerso in una quotidianità difficile, ma ricca di umanità, che mi ha aperto con consapevolezza alla difficile realtà della vita. La povertà si tagliava a fette, ma la dignità delle famiglie, e gli insegnamenti che erano capaci di dispensare, hanno creato un humus di incomparabile valore pedagogico che ha permesso a tanti di diventare migliori, cittadini desiderosi e capaci di offrire un contributo alla crescita sociale, civile e umana della nostra realtà. Guardando indietro a questa storia, posso affermare, senza timore di essere smentito, che la Cosenza popolare, grazie al lavoro di tanta gente brava e determinata, ha avuto lo spazio che meritava e che oggi sarebbe bello poter ricostruire, dimostrando che la volontà, l’impegno, la dedizione, la passione non temono ostacoli e assicurano l’energia giusta per procedere in direzione del progresso umano”. (L.D.)

13,00

Il centurione

[wc-ps]

Nel corso degli anni ’80, durante alcuni lavori di scavo nelle campagne romane, il Ministero per i Beni Ambientali e Culturali viene in possesso di sei rotoli di pergamena risalenti al I secolo d.C. contenenti il racconto di un Centurione. Si tratta dello stesso Centurione di cui si ha notizia in Luca 7,1-10 e in Matteo 8,5- 13, il quale chiede ad un Profeta di nome Jeshua, la grazia di guarire un suo servo ma che riconoscendone l’autorità e non sentendosi degno di riceverlo in casa propria, lo invita a disporre da lontano tale guarigione fiducioso dell’accoglimento. Le pergamene vengono esaminate da un Cardinale, appassionato di archeologia, che ripercorre, durante la lettura e traduzione dei reperti per conto del Vaticano, la vita, morte e resurrezione di Gesù Cristo osservati attraverso gli occhi di un soldato romano e descritti puntualmente insieme al racconto della sua vita personale. Coinvolgente e commovente romanzo nel quale la verità e l’immaginazione si fondono perfettamente proiettando il lettore nel trenta d.C., consentendogli di seguire, nel medesimo contesto territoriale e temporale in cui i fatti avvennero, le orme di un uomo chiamato Gesù.

13,00

Melodie nascoste

[wc-ps]

La poesia è la manifestazione dell’anima perché descrive quello che a volte non si riesce ad esprimere. Le parole sono i pennelli di cui si serve il poeta per tracciare sulla tela dell’esistenza, i sentimenti, gli affanni, le sofferenze, le delusioni, insomma quel guazzabuglio complesso e misterioso, che noi chiamiamo “cuore”. Questa raccolta di poesie rappresenta il cammino di un’anima, che ha cercato di manifestare all’esterno, le negazioni e le delusioni di un’esistenza vissuta nel raccoglimento del sé.

15,00

La “proprietà interculturale”

[wc-ps]

La proprietà privata si rivela prima facie forma storica del rapporto giuridicamente qualificato tra le persone e i beni. Nella sua accezione normativa in Europa e nel diritto occidentale, la matrice giudaico-cristiana si perfeziona nella tradizione dottrinale e giurisprudenziale romano-canonica, ma anche in esperienze profondamente diverse gli usi, la religione e le culture evidenziano una sostanziale permeabilità dell’istituito ai valori socialmente condivisi. Se è improprio parlare di una proprietà islamica o ebraica, è innegabile come in ogni sistema giuridico le fonti scritturali rappresentino il vero e proprio formante di una teoria e di una prassi delle relazioni privatistiche intersoggettive. Il volume ripercorre il lungo processo di giustificazione e definizione delle diverse forme di proprietà, dalle tesi che la ancorano al diritto naturale e, nella modernità, alle libertà fondamentali, fino a quelle che ne postulano l’abolizione o ne confinano la disciplina a mere e fungibili scelte regolative di diritto positivo. La riflessione sull’accezione di proprietà appare oggi non poter arrestarsi a questa soglia, perché è profondamente modificata la qualificazione dei termini che la proprietà stessa mette in rapporto. Nel prisma del costituzionalismo e della critica interna alle discipline che ha originato, i beni immateriali acquisiscono una crescente rilevanza economica e manifestano l’emersione di una rinnovata e più forte domanda etica, rispetto ai ritrovati medici, alle intelligenze artificiali e ai dati cd. sensibili. D’altra parte, i formali titolari della proprietà solo marginalmente possono essere ormai divisi in soggetti pubblici (Stati) e privati (individui), evidenziandosi sempre di più la pretesa gestoria delle grandi corporations e modalità di utilizzo che intersecano realizzazione individuale, uso comune e benefici collettivi non intenzionali.

20,00

Controluce

[wc-ps]

A cura di Rosalba Baldino, Carla Chiappini, Elena Giorgiana Mirabelli

I racconti “controluce” degli allievi e per la prima volta delle “allieve” dei laboratori di scrittura creativa e autobiografica nelle carceri di Cosenza e Castrovillari. Il punto di vista di uomini e donne che vivono i “dentro” di spazi circoscritti, i “dentro” che indagano l’anima, “i dentro” di una vita che fa bilanci. Parole come messaggi in bottiglia per “i fuori” i recensori che si sono soffermati sulle righe sofferte di una pagina accompagnando i detenuti e le detenute in un percorso reale e virtuale che è tassello verso una nuova consapevolezza, e l’augurio di un nuovo inizio. “Controluce” testimonia il valore della scrittura come strumento che consente di indagare il proprio vissuto e al contempo tracciare prospettive. Un ambito di valore su cui l’associazione Liberamente ha inteso sperimentare.

16,00

Isabel e la sua ombra

[wc-ps]

Isabel de Obligado è una donna che vive tra due mondi: l’Italia e l’Argentina. La sua è una storia di emigrazione, una emigrazione particolare. Nata in Svizzera, nel 1929 conosce a Parigi, dove si è trasferita, un poeta argentino di una ricca famiglia dell’élite. Con lui attraversa l’Atlantico e va a vivere a Buenos Aires. Alla metà degli anni Trenta Isabel, il marito e la figlia tornano in Europa e si stabiliscono in Germania. La coppia si separa nel 1937 e per Isabel inizia una nuova fase della vita. Da Roma si traferisce nell’Alpenvorland, la zona dell’Italia settentrionale occupata dopo l’8 settembre dai tedeschi. Qui Isabel collabora con i partigiani (azionisti e cattolici) e con i militari alleati che operano dietro le linee. È ritenuta agente del servizio di intelligence inglese. Nella Valle di Zoldo (Belluno) riesce a evitare rappresaglie contro la popolazione, ma i partigiani comunisti per i suoi accordi di non belligeranza con i tedeschi la processano e rischia la fucilazione. Dopo la guerra Isabel riattraversa l’Oceano e a Buenos Aires frequenta i nuovi immigrati, i profughi dell’Est Europa, che hanno abbandonato i loro paesi finiti nell’orbita del comunismo sovietico.

14,00

Fata morgana 48

[wc-ps]

Il numero 48 di “Fata Morgana” è dedicato al tema “Rete”. Il numero si apre con una conversazione con il filosofo Pietro Montani, a cura di Angela Maiello.
Nata alla fine degli anni Sessanta come strumento per l’intelligence militare, la Rete è diventata il dispositivo attraverso cui si sono ridefiniti gli spazi pubblici e privati, la velocità e i modi di trasmissione delle informazioni, le modalità di produzione e circolazione del sapere, trasformando radicalmente non soltanto l’ambito della comunicazione ma le forme stesse dell’esperienza. Dinanzi a questa innovazione tecnologica e alle sue conseguenze, molteplici sono stati gli sforzi, creativi e riflessivi, per pensare il nuovo mondo e progettarne le forme di vita.
All’interno del volume si trovano saggi che indagano il tema secondo prospettive, autori e opere diverse: dal rapporto tra rete e movimenti di protesta (quella iraniana, per esempio) a una serie televisiva come Black Mirror al recente film di Steven Soderbergh, Kimi.

 

20,00

Giornali e giornalismo degli italiani in Cile

[wc-ps]

In Cile non c’è stata quella massa di imprese pubblicistiche legate all’emigrazione italiana registrate nel sub continente americano, perché le correnti migratorie dovute quasi totalmente a catene familiari non sono fatte di grandi numeri. A pochi emigranti, così, corrispondono pochi giornali (trentacinque in tutto) e quasi sempre precari. Con una sorpresa però: il quotidiano «L’Italia», l’unico in lingua straniera pubblicato in Cile, apparso a Valparaíso nel settembre 1890 e in vita fino al gennaio 1943: è stato l’autorevole organo di riferimento della colonia, portavoce della comunità e suo collante, nonostante la modestia delle copie vendute, mai più di 1500. Con questo volume l’Autore conclude il suo itinerario di ricerca sulla stampa etnica in lingua italiana nei paesi del Cono Sud dell’America Latina ai quali ha dedicato «La patria di carta» (Argentina) e «Storia della stampa italiana in Uruguay».

16,00

Pane e poesia

[wc-ps]

Ci sono alcune briciole di pane sul mio tavolo.

Le guardo, dovrei spazzarle via. Il pane che mi ha nutrito è diventato altro.

Si è frantumato, ha lasciato resti da buttar via.

Se non fosse proprio così? Se le briciole fossero ricordi di ciò che è stato?

Se fossero piccole speranze rimaste sul tavolo? Se fossero minuscole porzioni d’amore?

Se fossero i segni del nutrimento della mia felicità? Se fossero il profumo e la forma della mia memoria?

Pezzi di pane rimasto e sparso qua e là.

Il pane con le sue briciole:

ecco il mio sapore della vita,

ecco il cibo per il mio cuore,

ecco il modo per farlo vivere,

per lasciarlo sopravvivere a me stessa

alla mia stessa continua fame di poesia.

Ci sono alcune briciole di pane sul mio tavolo.

Le guardo, dovrei raccoglierle.

Il pane che mi ha nutrito è quello delle briciole.

12,00

Quando l’Italia perse la faccia

[wc-ps]

Conversazione con Francesco Kostner

Prefazione di Salvo Andò

Postfazione di Santo Emanuele Mungari

S’intitola “Quando l’Italia perse la faccia” – L’orrore giudiziario che travolse Enzo Tortora, il libro-intervista che il penalista Raffaele della Valle ha scritto insieme con il giornalista Francesco Kostner, per i tipi di Luigi Pellegrini Editore, in occasione del quarantennale dell’arresto del presentatore genovese, avvenuto il 17 giugno 1983 su ordine della Procura di Napoli.
Il volume, che sarà disponibile in tutte le librerie a partire dal 15 giugno, ricostruisce la vicenda giudiziaria che travolse Tortora con l’accusa di far parte della Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo e con un ruolo di primissimo piano nel traffico della droga gestito dall’organizzazione criminale napoletana. Responsabilità gravissime e infamanti, apparse subito prive di fondamento (“Il più grande esempio di macelleria giudiziaria del nostro Paese”, definì il caso Giorgio Bocca), ma che non impedirono a Tortora, di essere condannato in primo grado a dieci anni di reclusione. Un’assurda e indimostrata impalcatura probatoria che cadde miseramente nel processo di Appello, conclusosi il 15 settembre 1986, per poi essere definitivamente smentita dalla Corte di Cassazione.
Oggi, per la prima volta in modo compiuto ed analitico, l’avvocato della Valle, che fece parte del collegio difensivo di Tortora insieme con il professor Alberto Dall’Ora e l’avvocato Antonio Coppola, racconta la storia giudiziaria assurta nell’immaginario collettivo a simbolo di una Giustizia contraria ai principi costituzionali e alle fondamentali regole di un equo ed equilibrato processo penale.

15,00

Le concessioni balneari alla luce del diritto dell’unione europea (e della direttiva c.d. “Bolkestein”)

[wc-ps]

Queste riflessioni “scomposte” sulla oramai improrogabile soluzione del rilascio delle concessioni balneari in Italia, alla luce del diritto dell’Unione europea e, in particolare, come casus belli, della trasposizione della direttiva Ce n. 2006/123 del 12 dicembre 2006 (c.d. direttiva “Bolkestein”), non intendono risolvere sic et simpliciter una tematica complessa e spinosa che evidenzia, “a monte”, diffuse carenze di sistema perpetrate negli anni, laddove si tratti di “trapiantare” nell’ordinamento nazionale italiano direttive europee, ovvero, norme comunitarie in generale. Dal punto di vista giuridico – e politico – la questione è di evidente complessità. In effetti, appare più complessa dal punto di vista politico, sebbene, nel dibattimento rilevino varie e variegate fonti internazionali, europee, nazionali, nonché regionali e locali, e quindi, autorità, poteri e competenze differenziate e spesso in contrasto tra loro. Oltre il presente studio, attesa la complessità della tematica, appare verosimile che molti aspetti rimarranno irrisolti anche dopo l’adozione della tanto attesa legge nazionale italiana “sistematica e strutturale”; tematiche suscettibili, quindi, di sviluppi futuri così come, parimenti, nuovi contenziosi sono ipotizzabili. Dall’analisi complessiva delle questioni trattate se ne ricava una realtà radicata e fortemente complessa, sia per quanto riguarda lo status quo, sia per il quadro giuridico di riferimento e per quanto attiene al regime concessorio nazionale del demanio marittimo, sia, ancora, sulla ipotetica disponibilità di nuovi beni demaniali marittimi. Tuttavia, una legge organica e strutturale che possa dare chiarezza al settore e continuità al regime concessorio e alle attività dei concessionari balneari e marittimi appare indispensabile e improrogabile. Pur nel gradimento del refrain di Mina “per quest’anno non cambiare… stessa spiaggia, stesso mare” (1963) occorre, giocoforza, rivedere l’intero settore nell’interesse e nei diritti di tutti. E che quindi ognuno faccia la sua parte.

13,00

Il profilo del Rosa

[wc-ps]

La poesia è chiamata al compito di raccontare lealmente e senza filtri i grandi temi dell’amore, del tempo e del suo scorrere impietoso, delle cadute e delle illusioni. In Il profilo del Rosa Franco Buffoni evoca tutto ciò con straordinaria bravura: da quando la vita è tenera e si promette come avventura, a quando entra nelle fitte spire del destino. È una eloquente, tersa autobiografia formulata per stanze, per luoghi nei quali è ancorata la sua non comune indole meditativa. Questo libro, pubblicato per la prima volta nel 2000 (Lo Specchio – Mondadori), rivelò da subito il dispiegarsi di una spiccata e originale struttura poetica che fissa come emblemi gli eventi formativi della coscienza. Viene oggi riproposto nella collana Vega arricchito da un’ampia, circostanziata postfazione di Guido Mazzoni. (Tiziano Broggiato)

“Il profilo del Rosa” è il libro più organico e rappresentativo di Franco Buffoni. (Roberto Galaverni)

La poesia intitolata Come un polittico comparve per la prima volta in I tre desideri, una raccolta del 1984. In quegli anni Buffoni reagiva alla crisi dell’esperienza con l’ironia e l’understatement: scherzava sul monocromo grigio o cercava di narrarlo in forma straniata. Solo molto tempo dopo, nel 2000, avrebbe tentato la cosa più difficile: il racconto dettagliato e tendenzialmente completo delle «occasioni», l’autobiografia in versi. Ne sarebbe nato uno dei migliori libri di poesia fra quelli mai scritti dagli autori della generazione cui Buffoni appartiene: Il profilo del Rosa. (Guido Mazzoni)

13,00

Corigliano – Rossano e il suo hinterland

[wc-ps]

Storia e cultura. Passato e presente. Sullo sfondo di una dimensione urbana modernamente calata nella realtà. Precorrendo i tempi e diventando esempio di futuri, auspicabili percorsi comuni, amministrativi e politici, Franco Emilio Carlino conferma anche in questo nuovo lavoro la forte propensione alla ricerca dell’identità e dei luoghi del basso Ionio cosentino in cui è da tempo impegnato. Questa volta, però, il suo sguardo va oltre l’interesse per la propria realtà, che pure si è già caratterizzato per alcune pregevoli indagini introspettive diventate esempio di ricerca e approfondimento scientifico. Lo studio e la valorizzazione della memoria, certo, rimangono un riferimento cardine dell’autore; la sua energica funzione costitutiva, e la capacità di incidere sulla formazione di una solida coscienza civile, si confermano elementi fondamentali dell’attività culturale di Carlino. Ma, in questa nuova fatica, ancora una volta concepita e messa in pratica con spirito di servizio, dopo aver aggiunto nuovi elementi di conoscenza agli studi precedenti per rispondere a fondamentali domande esistenziali (“da dove veniamo”, “dove andiamo”?), l’autore proietta il suo sguardo in particolare verso il futuro. A ciò che oggi potrebbe apparire problematico e finanche rischioso, ma che può rappresentare una sicura prospettiva ideale, culturale e organizzativa. Corigliano Rossano, “unica e grande realtà della Provincia…”, in altre parole, ha tutte le caratteristiche per porsi saldamente a capo di un processo di modernizzazione e rinnovamento, destinato ad ampliarsi in Calabria e nel Paese. Un orizzonte comune in cui, appunto, memoria, identità e realismo si fondono in un tutt’uno edificante, capace di favorire un forte avanzamento economico, sociale e culturale del territorio, che per Carlino significa anche il mondo dell’Arberia, fino a Tarsia e ai piedi del Pollino. Un’area vasta (comprendente i comuni di Bocchigliero, Calopezzati, Caloveto, Campana, Cariati, Corigliano, Cropalati, Crosia, Longobucco, Mandatoriccio, Paludi, Pietrapaola, Rossano, San Cosmo Albanese, San Demetrio Corone, San Giorgio Albanese, San Lorenzo Del Vallo, Santa Sofia D’Epiro, Scala Coeli, Spezzano Albanese, Tarsia, Terranova da Sibari, Terravecchia e Vaccarizzo Albanese), attraverso la quale è possibile avviare un processo identitario Sibarita, aperto all’Europa e al mondo. (Nota dell’Editore)

20,00

Una storia italiana

[wc-ps]

 

Prefazione di Elbano de Nuccio

Introduzione di Claudio Siciliotti

 

Il libro nasce da una rilettura, a posteriori, degli eventi che hanno caratterizzato la vita della Professione dei Commercialisti negli ultimi trent’anni, con particolare attenzione alle trasformazioni che hanno garantito alla Categoria la visibilità e la considerazione socio-politica che meritava. Si narra degli artefici del cambiamento e della loro capacità di interagire e relazionarsi in nome di un Bene comune, ma ci si sofferma, altresì, su quanto l’alterazione delle dinamiche interne e la rottura degli equilibri precedentemente raggiunti abbia prodotto effetti devastanti sulla stessa Categoria. A dimostrazione del fatto che i successi e gli insuccessi, in qualunque ambito, spesso sono determinati non tanto dagli attori protagonisti della storia e delle storie, quanto dai loro atteggiamenti, dalle loro relazioni e dalla loro capacità o incapacità di interloquire. Questa narrazione, dunque, vuole essere un monito ai giovani, non solo Commercialisti, oggi Protagonisti di questa e di tante altre storie simili, affinché siano capaci di progettare ed agire guardando al futuro, senza però dimenticare di cogliere nel passato le criticità su cui riflettere ma anche i grandi tesori da custodire.

20,00

Il Meridione d’Italia prima dell’Unità

[wc-ps]

L’Italia del Sud era il «Reame», il Reame per eccellenza come dicevano

gli storici. Il Regno della Due Sicilie era all’avanguardia in Europa in

molti settori della tecnologia, dell’industria, dell’economia e soprattutto

era ricchissimo di cultura e di tesori dell’arte. Tra tutti i Regni italiani era

di gran lunga il più esteso, il più ricco e il più popolato e Napoli era il

cuore di questo Regno. Napoli era la più grande città italiana e lo Stato

partenopeo ferveva di industrie d’eccellenza… Il periodo nel quale era

entrato il Regno dai primi del Settecento con Carlo di Borbone, e più

energicamente al tempo di Ferdinando IV, era un periodo di progresso

nazionale. Ferdinando II riordinò l’amministrazione, curò il benessere

del paese, diminuì le imposte, promosse l’industria. La Calabria, assieme

al napoletano, era l’area più industrializzata del Mezzogiorno e

dell’intera penisola… Con Ferdinando II i napoletani furono indipendenti

ed ebbero un regime di vita di gran lunga superiore a quello che

aveva nello stesso periodo il Piemonte. Fino al 1860 il Meridione non

conosceva cosa fosse l’emigrazione. Dopo l’unione all’Italia sopraggiunse

la disoccupazione e con essa l’avvilimento e la disperazione”.

40,00