Libri
L’Ordine degli Agostiniani in Calabria
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In appendice IL MONASTERO DELLE AGOSTINIANE DI CORIGLIANO ROSSANO
La ricorrenza dei 15 anni dell’ingresso a Rossano delle Monache Agostiniane, avvenuto nel maggio 2009, e dei 5 anni del loro trasferimento il 28 agosto 2019 nella sede definitiva del “S. Agostino” nei locali ristrutturati del Seminario Estivo di Piana Vernile in montagna, ha dato allo storico Mons. Luigi Renzo, vescovo emerito di Mileto-Nicotera-Tropea, l’occasione per ricostruire storicamente il lungo percorso plurisecolare in Calabria dell’Ordine Agostiniano, anche per esprimere apprezzamento alle Monache Agostiniane, provenienti dal monastero di Lecceto nel senese, per la scelta fatta di radicarsi nuovamente in Regione dopo secoli di assenza. Anche se mancano notizie precise e documentate sul primo impianto degli Agostiniani in Calabria, sembra, comunque, che il convento più antico debba essere considerato quello di Paola databile tra XIII-XIV. Anche del ramo femminile si trova traccia già nel 1326 nel monastero S. Maria di Valverde di Caulonia in diocesi di Gerace. Ruolo importante nella riforma dell’Ordine, richiesta dalla situazione di decadenza e di sbandamento che si era venuta a determinare col tempo dopo l’entusiasmo di partenza, ha avuto protagonista in Calabria il P. Francesco Marino di Zumpano che, a partire dal 1483, adottò con fermezza i principi fondanti della Regola di S. Agostino arrivando a coinvolgere nel suo movimento numerosi monasteri della Regione tanto da dare avvio a una autonoma Congregazione di Osservanza passata alla storia come Congregazione di Calabria o Zumpana, dal paese natale del fondatore, i cui Statuti vennero approvati nel 1535 dal papa Paolo III. Nel clima di riforma dell’Ordine c’è da registrare, a iniziativa di P. Bernardo Malizia di Rogliano, anche l’altra Congregazione Agostiniana detta di Colloreto dalla località nel comune di Morano Calabro dove la riforma ha preso piede. Tanta vitalità spirituale, durata in Calabria per diversi secoli fino alla soppressione del 1809 e oggi rilanciata dalle Monache Agostiniane di Rossano, non poteva essere sottaciuta, per cui occorre esprimere piena gratitudine all’autore per averla voluta ripercorrere e riproporre a vantaggio di questa nostra modernità problematica.
Fata morgana 52- Storia
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Il numero 52 di “Fata Morgana” è dedicato al tema “Storia”. Il numero si apre con una conversazione con uno dei registi italiani contemporanei più apprezzati a livello internazionale, Pietro Marcello, a cura di Alma Mileto. I contributi che compongono il fascicolo declinano il tema secondo prospettive e ambiti diversi, spaziando dall’America tra geografia e mito (Roberto De Gaetano), all’azione rivoluzionaria del cinema italiano del neorealismo (Fabio Andreazza), dall’analisi del cortometraggio di animazione La lunga calza verde di Roberto Gavioli su soggetto di Zavattini, realizzato in occasione del centenario dell’Unità d’Italia (Christian Uva), alla Nouvelle Vague (Marco Grosoli) al cinema sovietico (Alessio Scarlato) all’attualità di La corazzata Potëmkin di Ejzenštejn (Giuseppe Previtali). Fanno inoltre parte del numero interventi sul cinema di Edgar Reitz, su Radu Jude e su film e serie tv recenti.
ebook - cartaceo
Manlio Sgalambro
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Prefazione di Paola Passarelli
Premessa di Tonino Filomena
Contributi di Micol Bruni – Alessio Cantarella – Mimma Cucinotta – Maria Grazia Destratis – Silvia Gambadoro – Annarita Miglietta – Stefania Romito – Rosaria Scialpi – Luca Siniscalco
Sgalambro apre un intaglio nel concetto di eternità finita. Perché finisce tutto? Perché è un fatto naturale? O perché è così deciso dal destino. Il dilemma tra filosofia e destino è il tragico del pensiero che muore nel deciso. I suoi libri sono il rovescio ma anche il dritto, per dirla proprio con Camus. A cosa affidarsi? Non credo di trovare risposte. Se si apre una porta non si saprà mai cosa ci aspetterà. La filosofia di Sgalambro essendo non sistematica presenta una lettura comparata come si evince dai contributi che seguono. Il saggio di Pierfranco Bruni è un lavoro che ha una sua ricerca a sé come si nota. La ricchezza di tutto il lavoro ha una visione chiaramente innovativa che avvia una dialettica sia su Sgalambro che su una filosofia che intreccia aspetti sia epistemologi-fenomenologi che metafisici. (Dall’Introduzione di Marilena Cavallo)
Quello che non sapevo
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L’autore riflette su tematiche e argomenti che attraversano la nostra esistenza. Alternando brevi poesie a riflessioni originali, a racconti e interviste immaginarie, ma non per questo meno efficaci, dalla prima all’ultima pagina riesce a tenere alta l’attenzione del lettore, che diventa allo stesso tempo spettatore di un periplo letterario di indiscussa originalità e protagonista di un’esperienza emotivamente intensa. Non mancano nel volume considerazioni accattivanti sul significato e sul valore della quotidianità, spesso vissuta in modo superficiale, sottovalutando i valori fondamentali e imprescindibili di cui essa è fondamento.
Democristiani
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Dagli incontri clandestini di Milano nel 1942 nell’abitazione dell’industriale Enrico Falck, dove si riunivano con De Gasperi ex esponenti del Partito Popolare di Sturzo, agli appuntamenti in casa dell’avvocato antifascista Giuseppe Spataro a Roma con i democristiani dell’area centro meridionale, alle riunioni promosse dall’economista valtellinese Sergio Paronetto per definire le linee programmatiche del futuro scenario democratico, dopo la caduta del regime fascista considerata imminente, fino al primo congresso nazionale nell’aprile del ’46 nell’aula magna dell’Università “La Sapienza”: la storia della Democrazia Cristiana, conclusasi con il suo scioglimento nel luglio 1993, è parte rilevante dell’identità del Paese, anche se inspiegabilmente messa in secondo piano, quando non del tutto cancellata, nel dibattito culturale, mediatico e politico nazionale. Mimmo Nunnari, in questo libro, ripercorre le diverse tappe che hanno contraddistinto il cammino del partito scudocrociato nella storia democratica italiana e ne rilegge le principali vicende attraverso documenti, testimonianze e l’azione dei suoi maggiori leader: da De Gasperi a Fanfani, da Moro ad Andreotti a De Mita, fino all’attuale presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, leader formatosi, come i padri fondatori della Dc, nelle fila dell’associazionismo cattolico democratico. L’autore, infine, s’interroga anche sulle cause che nell’epoca del post partiti tradizionali hanno portato al dilettantismo oggi dominante e sulle ragioni che hanno relegato la storia della Dc in un cono d’ombra, mentre emerge tra gli italiani una certa nostalgia non solo per il vecchio partito scudocrociato, ma più in generale per quel tempo della prima Repubblica in cui primeggiavano giganti della politica, non solo democristiani.
Nude anime
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Sara stava male. Era stata tradita, abbandonata, rifiutata e adesso offesa. La rabbia, che aveva represso per tanto tempo, le saliva in gola, soffocandola.
alla DONNA
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E che squisito privilegio essere anche la più lontana delle stelle nella certezza ch’Essa passerà davanti alla tua porta scintillante!
da Emily Dickinson, poesie
interventi di
Arcangelo Badolati, Ornella Nucci, Matilde Lanzino, Lorella Galassi, Alessandro D’Alessandro, Cristian Chiappetta, Veronica Buffone, Francesca Bifano, Annunziata Procida
42 – La libertà religiosa nei luoghi di lavoro tra tutela antidiscriminatoria e strategie di inclusione
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Nel complesso e intricato panorama religioso odierno il mondo del lavoro deve affrontare problematiche inedite; se in passato la sua struttura pressoché monolitica era modellata su tempi, pause, riposi, abbigliamento, festività commisurati e funzionali alle esigenze di lavoratori bianchi, in maggioranza cattolici e di sesso maschile, oggi la pluralità culturale e religiosa, insieme a molteplici altri fattori, lo rendono un laboratorio in cui sperimentare i profili attuativi del pluralismo, dei diritti costituzionalmente garantiti e della libertà religiosa. Questo libro si inoltra nel nuovo scenario attraverso coordinate giuridiche e metodologiche inerenti al bilanciamento tra i diversi diritti e interessi coinvolti e all’accomodamento ragionevole delle esigenze religiose.
Impulsus
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Una banale discussione con il figlio diventa il detonatore di un rabbioso sentimento di ostilità a lungo istigato nei suoi confronti, che stravolge la vita di un brillante avvocato romano. Un’aggressione, tanto inaspettata quanto violenta, costringe il legale ad una grave disabilità motoria che da quel momento modifica radicalmente il suo rapporto con la vita, portandolo a rivalutare tutto ciò che lo circonda: cose, persone e affetti. Le difficoltà e le amarezze di questa nuova, complicata condizione fisica e psicologica, e delle esperienze che seguiranno, non riusciranno tuttavia a scalfire la vena ironica e dissacratoria nei giudizi del protagonista, che in un sofferto processo in Tribunale vedrà emergere le ragioni di un disagio giovanile diventato causa involontaria dell’incidente. A margine della vicenda l’autore ha uno sguardo disincantato sia sulle dinamiche di coppia che sulle “Baruffe Chiozzotte” di Goldoniana memoria che animano le Aule di Giustizia. A dispetto delle più avanzate teorie pedagogico-familiari, la vicenda beneficia dei due principali ingredienti di un rapporto sano ed equilibrato: l’amore e il buonsenso.
Quando la cenere divenne fuoco
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a cura di Marilena Cavallo
Il legame tra Eleonora Duse e Grazia Deledda è lo specchio di un’epoca che ha raccontato la letteratura con una visione immaginifica; certamente, d’Annunzio è molto presente, ma il dato del reale, rappresentabile anche sulla scena teatrale e cinematografica, ha avuto un ruolo dominante.
Eleonora è la tragicità del personaggio che diventa avventura e destino nel gioco impareggiabile della vita. Grazia Deledda, con il suo romanzo, nonostante le critiche e il dibattito dei primi anni del secolo, è la scrittrice che ha letto con lungimiranza il linguaggio dei personaggi stessi. Questi sono rappresentati con il dolore della verità e del tempo, come avviene nel romanzo Cenere, che diventa la testimonianza cinematografica della Divina.
In questo testo si percorrono alcune vie che danno la dimensione del rapporto tra la letteratura e il primissimo cinema. (Dalla premessa di Pierfranco Bruni)
Oltre il post scriptum
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Se dovessi scrivere domani ciò che ho scritto oggi scriverei tutto ciò che ho già scritto. Se dovessi riscrivere oggi ciò che ho già scritto mi inventerei ciò che potrei scrivere domani. Gli anni non sarebbero più gli stessi nulla cambierebbe il mio scrivere è un viaggiare tra le sponde di un destino. Nulla è possibile mutare. Ciò che è accaduto accade sempre se si crede che la vita sia destino. Tra un post scriptum e un oltre intreccio il già vissuto diventato ricordo. So però che la confessione va sempre oltre. Ha senso inventarsi un oltre? Vivere è non dimenticare. Io credo che tutto sia destino nelle mani meravigliose di Dio.
Crotone un sito di (dis)interesse nazionale
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AA.VV.
La pratica della scrittura collettiva, a cura degli studenti e delle studentesse dell’istituto d’istruzione superiore Ciliberto-Lucifero, è un tentativo di comunicazione partecipata nata da un’esperienza di monitoraggio civico dei problemi ambientali del Sito di interesse nazionale di Crotone. Utilizzando i metodi del data journalism e ascoltando preziose fonti umane, gli studenti ricostruiscono le principali tappe del processo di industrializzazione della città di Crotone, un tempo considerata la “capitale industriale della Calabria”, fino alla dismissione delle fabbriche e alla (mancata) bonifica, sollevando dubbi e interrogativi sulle tecniche adottate per la rimozione delle scorie e i ritardi nell’iter per il disinquinamento a fronte di un’incidenza elevata di patologie tumorali nella popolazione. Il lavoro degli studenti, coordinati dalla professoressa Rossella Frandina, è completato dai contributi dei giornalisti Antonio Anastasi e Alfredo Di Giovampaolo, dell’archeologa Margherita Corrado, del sindaco Vincenzo Voce, della fondatrice dell’associazione “Crotone ci mette la faccia”, Tina De Raffele, del professore Giancarlo Costabile, docente di Pedagogia dell’antimafia presso l’Università della Calabria e della dirigente scolastica Rita Fumagalli, coordinatrice della Rete di scuole Barbiana 2040.
ONÇA
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Il dominio spregiudicato della scienza, il dissidio tra fede e ragione, la protervia dell’artificiale in contrasto all’indomito, al selvaggio; l’epoca di Elon Musk che si mescola alle contraddizioni di Dostoevskij e ai sortilegi dell’epopea di Gilgamesh; l’idolatria della conoscenza e il linguaggio crudele del mito. Tutto viene ritratto, ripensato e distrutto in questo dialogo che ha il nitore dell’ultimo fuoco, a un ciglio dalla cenere. L’onça, il giaguaro amazzonico cui rimanda il titolo del libro, indica la violenta nobiltà di un pensare vertiginoso e pago, la postura di chi attraversa la cronaca come una spada, privo della cronica indulgenza degli intellettuali odierni, palestrati dell’ego; propone l’abbagliante vertigine di chi nulla ha da perdere e tutto divora. Per chi abita la provvisorietà e regna su frantumi, d’altronde, perfino la rabbia è un privilegio. Contro ogni fanatismo, in devozione al famelico. “Un libro disfunzionale rispetto all’oggi. Esagerato, eccessivo, intoccabile, inattingibile. Al di là di ogni genere, degenere, è come entrare in una voliera piena di serpi che abbiano divorato colombi, piccioni, piccoli rapaci. Chiede lettori ribelli a sé, uno ad uno, che abbiano voglia dell’insolito e dell’incongruo, di marciare presso una poetica che li culla per espellerli”.
Napoli ritrovata
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In questo secondo volume della collana “Quaderni dell’ORC / Cahiers de l’ORC”, l’Osservatorio del Racconto Criminale / Observatoire du Récit Criminel propone una serie di contributi critici in cui viene ricostruito e aggiornato il lungo percorso di scrittura di Roberto Saviano, e vengono fatte affiorare le contraddizioni che, nel tempo, hanno messo in luce la fragilità dell’impegno civile e politico dell’autore di Gomorra e messo in forse la consistenza e il valore della sua opera letteraria più celebre. La parola viene data, inoltre, a coloro che operano sul territorio, a protagonisti della resistenza partenopea, a militanti impegnati in iniziative di cittadinanza attiva, lontano dall’ipocrisia dell’antimafia salottiera, commerciale e radical chic; a persone schierate contro la fallacia e l’illusorietà delle rappresentazioni folcloristiche della camorra proposte dalla fiction, contro la produzione massiccia di stereotipi dozzinali legati a Napoli e ai suoi abitanti. In concreto, una serie di interventi provenienti da varie realtà del contesto napoletano, che restituiscono alla parola “testimonianza” un senso alto e pieno, ristabilendo nella pratica quotidiana il valore comunitario e intersoggettivo del fare. La testimonianza – di un magistrato, uno storico, un sacerdote, un educatore, un attivista, un giornalista – intesa non come postura autopromozionale da vedette pop o rock, bensì come esperienza vissuta e attestata in vivo, tramandata da persone e tra persone. Perché possano scaturire e prevalere le idee di un territorio consapevole delle proprie potenzialità, delle proprie necessità, che sa guardare e rappresentare se stesso. Napoli niente affatto imbelle, perduta, ma Napoli combattiva, volitiva. Napoli ritrovata: appunto.
Atti 2023-2024
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Prefazione di Antonio d’Elia
Pubblicazione curata dall’Accademia Cosentina
41 – I rapporti Cina-Santa Sede Frammenti di ricerca a cent’anni dal concilio di Shanghai
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Il tema dei rapporti tra Cina e Santa Sede è antico, complesso e rilevante. Antico, perché i primi cristiani giungono in Cina tra il VI ed il VII secolo. Complesso, perché l’evangelizzazione del popolo cinese è stata pesantemente condizionata dai mutamenti politici, sociali ed economici del Paese, dal colonialismo europeo, dalla differenza culturale tra Oriente ed Occidente. Rilevante, perché l’esperienza missionaria in Cina ha plasmato il modo cattolico di annunciare il Vangelo, ha inciso e incide sugli assetti geo-politici attuali, offre oggi alla comunità internazionale elementi per individuare un paradigma di interazione con la Repubblica Popolare Cinese. È a tale tema che sono dedicati i saggi di questo volume, che raccoglie gli Atti del ciclo di Seminari svoltosi, nel 2022, presso il Dipartimento di Studi Giuridici ed Economici dell’Università degli Studi di Roma Sapienza nell’ambito del Progetto di Ricerca “I rapporti Cina-Santa Sede tra passato e futuro”, diretto dalla Prof.ssa Beatrice Serra. Per offrire una diversità di approcci e chiavi di lettura il ciclo di Seminari ha previsto la partecipazione di esperti della materia e di docenti e studiosi di diverse Università statuali e pontificie e coinvolto, volutamente, differenti generazioni di relatori. Ne è emerso un dibattito ricco e vivace che, a cent’anni dal primo ed unico Concilio celebrato in Cina, il Concilio di Shanghai del 1924, apre a riflessioni future.
La cattedra del vescovo
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“La Cattedra del Vescovo” prende spunto dal Seggio vescovile in legno di noce fatto fare con fine intarsio da Francesco Marino, vescovo di Isola dal 1682 al 1716, alla cui vita reale si ispira questo lungo racconto, scritto con grande passione. La quasi casuale scoperta di questo capolavoro d’arte nella ex Cattedrale di Isola rappresentò per l’autore come un lampo di luce che lo spinse a conoscere più approfonditamente l’illustre suo concittadino campanese e ad apprezzarne l’opera. Di lui si conosceva solo il nome, per cui l’approccio con quel tesoro di arte scultorea fornì la carica necessaria per scavare sul personaggio e sulla sua opera di insigne letterato e di pastore. Segnali di questa ricerca fu anche il rinvenimento a Campana di due suoi ritratti, di cui uno nella Casa Comunale e l’altro in un magazzino della Parrocchia, poi esposto da allora nella sagrestia della chiesa di S. Domenico. La Cattedra del vescovo Marino adornò il Presbiterio del Duomo di Isola fino al 1758, anno in cui il vescovo Giuseppe Lancellotti, francescano conventuale, la sostituì con un trono in marmo pregiato. Accantonata poi in sagrestia, vi rimase impolverata fino al 1981 quando l’arciprete del tempo pensò di farla restaurare e ripristinarla insieme al Coro ligneo, anch’esso dovuto a Mons. Marino, come del resto il bellissimo Pulpito in legno lavorato e marcato con il suo stemma episcopale. È così che la cattedra ha ripreso a dare bella vista di sé al lato dell’altare nel Presbiterio assumendo quasi il ruolo di simbolo dell’opera di Francesco Marino, tanto da convincere l’autore Renzo a sceglierla come oggetto illuminante di questo racconto storico.
Un giorno il sole uscirà
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In questo libro si celebra la speranza. I ricordi che vi ho raccontato vogliono essere un devoto omaggio a mio padre, che ha tenuto sempre puntato l’ago della bussola di tutta la sua esistenza verso il sole della speranza. Per proseguire vincente nella lotta della vita, il suo motto era: un giorno il sole uscirà. Quando tramonta la speranza, arrivano lo sconforto, l’amarezza, l’abbandono. L’avvilimento e la rinuncia prendono il sopravvento sui sogni e sui progetti per il futuro. Con i cancelli della speranza aperti, ogni azione è protetta; si superano più facilmente gli ostacoli; si diventa più audaci e si raggiungono mete importanti; lo sguardo è rivolto sempre in alto. La speranza, dunque, è l’energia della vita di ogni essere che pensa. La speranza non è soltanto un sentimento individuale. Esiste, infatti, una speranza collettiva, che può essere riferita all’umanità intera, a una nazione, a un paese, o, più semplicemente, a una comunità, a un gruppo, a un’associazione. Quando i due tipi di speranza, individuale e collettiva, interagiscono in equilibrio, com’è accaduto per la famiglia creata da mio padre e mia madre, vale davvero la pena vivere.
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Italianità nell’interno dello Stato di San Paolo (Brasile)
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Italianità nell’interno dello Stato di San Paolo (1880-1950). Percorsi di un’identità etnica (1880-1950) costituisce un importante punto di riferimento nel campo degli studi sull’emigrazione italiana in Brasile. Frutto di una lunga ricerca e riccamente illustrato da immagini, il libro indaga non solo sull’arrivo e sull’inserimento degli italiani negli ambienti rurali e urbani dell’interno dello Stato di San Paolo, ma studia anche il processo di formazione del sentimento di italianità che si è sviluppato in quella grande regione brasiliana.
La libertà e il divieto
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… Marco ha dalla sua la rettitudine ed è così chiuso nel suo viaggio verso la Poesia che spesso reagisce in maniera furiosa a quelle che sente offese non a lui, ma alla cultura, alla bellezza, alla conoscenza. Non sa frenarsi, scalpita, esplode, vorrebbe distruggere il mondo, appianare subito l’ingiustizia. Ma poi si calma, si rende conto che purtroppo il mondo delle lettere è zeppo di Don Chisciotte e di Sancho Panza, e allora si consola con i versi di Dante, rintanandosi nell’armonia che vince di mille secoli il silenzio. Altrimenti dovrebbe sfidare a duello… già, i mulini a vento, e quale sarebbe il risultato? Perché, purtroppo, la gran parte di coloro i quali scrivono, soprattutto poesia, partoriscono mulini a vento di carta, opere di creature fragili che dovrebbero vivere nei manicomi se quel gran signore di Basaglia, invece di farli ammodernare e rendere funzionali, non li avesse fatti chiudere…
Studi pirandelliani 21
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Io vi presento il GIGANTE SPIRITO-PERSONAGGIO-TAUMATURGO NESSUNO (Zero-Eros-Omeros-Ermes Odisseo-Mida-Mani), l’AULETA TROVATORE della TRAGEDIA-ARMONIA (dei sei piedi dell’esametro aureo), la MANO-FIRMA del NOME-GIORNO LUSTRALE (Antro d’Inverno) e FISICO (del Poeta-Sole di Primavera) di PIRANDELLO-LEONARDO DELLA CITTà MAGNIFICA (dell’Aria-Anima-Muraglia-Fortezza- Speranza Sublime). … Mida vien dopo costoro; / Ciò che tocca oro diventa… Lorenzo De’ Medici, Trionfo di Bacco e di Arianna … Gridavano. Uno, due fiammiferi, accesi; poi anche la candela, quella stessa che stava entro il lanternino dal vetro rosso. E tutti in piedi! Perché? Perché? Un gran colpo, un colpo formidabile, come vibrato da un pugno di gigante invisibile, tonò sul tavolino, così, in piena luce. Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal Io vi presento il PERSONAGGIO-SPIRITO-FILO della SOFIA-ANIMA (verità) del COLOSSO TELAMONE KOUROS- SIGNORE-FIORE-FIORETTO-FIAMMIFERO di PIRANDELLO-VERGILIO, l’oscuro cerinaio sulla strada («Dove è errore, ch’io porti la verità») del monaco San Francesco. Vedo chiaramente che lei capisce di letteratura quanto può capirne un cerinaio che va vendendo per istrada le sue scatole di fiammiferi. Luigi Pirandello, Epistolario familiare giovanile
Calabria insolita
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Il presente libro racchiude una serie di saggi inerenti luoghi, personaggi, episodi di storia calabrese. La maggior parte degli scritti si sussegue secondo un ordine alfabetico che va dalla “A” di Acri alla “S” di Sila, in base alle specifiche località cui si riferiscono. Alcuni capitoli non rispettano tuttavia tale ordine poiché aventi ad oggetto temi ricollegabili a più aree della Calabria, motivo per il quale sono stati inseriti in modo maggiormente libero. Tutte le ricerche pubblicate sono volte a far emergere aspetti inediti o comunque meno noti del panorama culturale locale nella convinzione che, quanto si agita dietro le quinte della storia ufficiale, sia determinante per stimolare nuove prospettive di studio. Sono infatti le microstorie a comporre la “grande storia”, ricollegandosi e confluendo in essa in modi differenti.
Il rigattiere
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Un anziano rigattiere romano, Samuele, e un ancor più anziano avvocato trapanese, Nino, entrambi con una vita accidentata alle spalle, sono amici che di più non si potrebbe. Alla loro età, sostengono entrambi, dovrebbero attrezzarsi serenamente per la dipartita finale, ma tale prospettiva, chissà perché, non li entusiasma per niente. Una notte a casa sua il rigattiere, mentre si è assunto l’impegno di svuotare un appartamento e la relativa cantina di un enigmatico ingegnere che si è suicidato, si ritrova faccia a faccia con una scoperta inimmaginabile. Ma la realtà, che non ha mai bisogno di giustificazioni per essere tale, va comunque affrontata, in un susseguirsi di strani e inspiegabili eventi che coinvolgono anche l’amico avvocato, appassionato di Tango. Niente e nessuno è quello che sembra, oppure sì, ma poco importa, mentre non solo accade di tutto, ma anche tutto il resto. Lo sfondo, oltre alla città di Roma, si sposta a Milano, in Israele, a Parigi e a Buenos Aires, città, quest’ultima, dove tutto si spiega e si risolve. Forse…
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Fata morgana 51 – Prassi
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Il numero 51 di “Fata Morgana” è dedicato al tema “Prassi”. Il numero si apre con una conversazione con il filosofo e attivista politico Franco Bifo Berardi, a cura di Alessandro Calefati. Che cos’à la prassi? Il termine è uno dei più polisemici della tradizione culturale occidentale: pratica, abitudine, uso, consuetudine, rito, ma anche esercizio, esperienza, azione, opera. Il XX secolo è il secolo in cui il problema della prassi ha affondato maggiormente le proprie radici, vedendo l’imporsi di due generi di esperienza affatto diverse che, in maniera spesso intrecciata, hanno portato su di sé il sigillo di un simile genere di attività formativa: l’esperienza rivoluzionaria e quella cinematografica. Il numero, che contiene tra gli altri contributi di autori come Pietro Montani, Alberto Abruzzese, Gianluca Solla e Roberto De Gaetano, indaga il tema da prospettive e film diversi: dalla prassi sportiva a quella della scrittura, dal gesto in Vermeer al cinema di Ozu, Agnès Varda e Harun Farocki.
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Civiltà digitale
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… la notte a venire non dormirai per sognare starai a brindare a un incerto desiderio di felicità
Civiltà Digitale, Il prosieguo della rappresentazione degli accadimenti visti dall’autore; un raccontare facile e stringato, di uno che cammina, lungo la strada come un’ombra senza padrone. Attento a non sbandare, al fine di mantenere un equilibrio riconoscibile. Il mondo di Nino.
40 – Dinamiche di integrazione dell’ordinamento civile, diritto canonico e libertà del credente
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Non sorprende, dunque, di scorgere in quella stessa recente riscoperta un’affine, duplice urgenza: la ricerca di approcci non condizionati da concezioni intrinsecamente stataliste/esclusiviste e proclivi all’idea di un sistema tendenzialmente ‘aperto’ al contributo di valori ‘estranei’/’altri’, come quelli confessionali; il tentativo di tradurre in un linguaggio postmoderno le enunciazioni di principio di allora sulla delineazione di margini e modalità di protezione delle coinvolte istanze basilari (e identitarie) individuali alla luce di esigenze altrettanto basilari dell’ordinamento civile.
Il volume trae spunto da questa duplice tendenza, per procedere al recupero di antiche chiavi di lettura, impostazioni e soluzioni, ed alla disamina del loro influsso su successive analisi giuridiche, sulla scorta dell’ipotesi che le prime, una volta “filtrate” e ricontestualizzate, possono tornare ad apparire potenzialmente applicabili a contesti pur nel frattempo enormemente mutati, rispetto al tema saliente dell’integrazione dell’ordinamento civile da parte del diritto canonico, e a quello correlato della salvaguardia della libertà del credente.
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Vita da precaria
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“Vita da precaria” è un contributo doveroso che sentivo di dare alla mia vita e a quella di tanti colleghi del “Programma stage” della Regione Calabria, un gruppo di persone che ha lavorato con contratti precari e rinnovi per ben quindici anni. In questo lasso di tempo sono successe tante cose. A me è capitato di cercare un senso esistenziale e trovarlo nella lettura e nella scrittura. Ho pubblicato con quest’ultimo dodici libri tra raccolte poetiche, romanzi, collaborazioni a raccolte di racconti, saggi e guide cineturistiche. Ho capito che uno svantaggio può diventare un punto di forza ma anche che “lo straordinario delle cose non ha il gusto o il bello dell’ordinario delle cose stesse che funzionano così semplicemente senza scomodare desideri, sogni, miracoli annunciati”. Eppure se le nostre vite richiedono di appellarci alla tenacia, alla lotta, alla resilienza estrema dobbiamo farlo perché in gioco c’è una posta altissima: vivere dignitosamente nella nostra amata terra di Calabria. “Che poi la Costituzione giuridicamente lega la dignità al lavoro ma ad andare più a fondo la dignità si lega a se stessa e chi è dignitoso lo è con o senza lavoro. Certo col lavoro è tutta un’altra storia da scrivere”.
Figli traditori
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La mafia calabrese sta cambiando, travolta dalle trasformazioni avvenute lentamente nel suo nucleo fondativo e centrale: la famiglia. Il processo innescato appare graduale ma inesorabile. I figli non sono più disposti a condividere il destino dei padri e dei nonni e scelgono di “tradire” collaborando con lo Stato. Le loro confessioni fanno luce su efferati delitti e descrivono gli interessi e gli affari della ’ndrangheta presente in tutto il mondo.
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Con le sue labbra le suggella le labbra spiranti Eleonora e Gabriele
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(Seconda edizione ampliata)
Un racconto tra il vero e l’immaginario. Non so cosa sia più importante. Ho sempre amato Eleonora Duse. La teatralità la recita il tragico. Da quando ero ragazzo ho visto in lei la metafora del fascino del mistero del mito. La Divina, come la chiamò Gabriele, resta dentro di me. La letteratura solleva e vive di luce. La letteratura mi ha fatto amare l’amore. La donna che amo è letteratura vita carnalità. Ho trovato in un cassetto della scrivania di mio padre, nella casa in Calabria, il testo che segue. Non so se sia mio o di un altro io o di mio padre. Non cambierebbe nulla. Anzi. L’ho rubato da un cassetto e ora lo pubblico così come l’ho trovato. Commetto il reato di appropriazione indebita. Non ho corretto nulla. I lettori possono fare tutte le considerazioni opportune e anche correggere con il blu o il rosso. Eleonora resterà sempre la Divina! La Divina che mi ha accompagnato negli anni tra la vita e, appunto, l’immaginario.
Punto e… a capo
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Nel volume provocazioni per il lettore, espressioni di stati d’animo vissuti in momenti diversi che ne fanno un lavoro eterogeneo e delicato. Una trattazione eclettica attraversata, però, da un filo sottile, che una lettura attenta lascia intuirne facilmente la funzione. È diviso in quattro parti, ciascuna delle quali rappresenta altrettante ispirazioni vissute da un uomo la cui giovinezza è parte di un passato remoto. Arco temporale, quasi un secolo, molto breve rispetto ad altri concetti, ma intenso di avvenimenti che hanno avviato un nuovo percorso evolutivo del Sapere e della Coscienza dell’Uomo.
Michele Bianchi
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I primi decenni del secolo scorso sono stati caratterizzati da diverse “vicende” di ordine economico, sociale, politico e militare che hanno segnato un periodo della nostra storia anche per i riflessi che quegli eventi hanno prodotto negli anni successivi. Ed è in questo contesto che si muovono e agiscono delle figure di protagonisti di quegli avvenimenti in un confronto di posizioni non solo ideologiche, ma anche socio-politico-culturali a livello, oltre che locale, nazionale. E così lo scontro non solo dialettico coinvolge realtà sindacali, partiti, e schieramenti di vario tipo, organi di informazione che costituiscono il mezzo e, spesso, gli strumenti tra i quali, e all’interno dei quali, si registra il confronto/scontro tra i “soggetti” che a quella storia danno vita. Scuole di pensiero politico-ideologico diverse pertanto trovano diritto di cittadinanza soprattutto sul versante della sinistra, e, in particolare, del movimento socialista e del sindacato ad esso legato, se non di esso espressione. Tra i protagonisti del primo trentennio di quella “stagione” un posto di rilievo è occupato da Michele Bianchi. (dall’Introduzione)
Dentro la tempesta
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Questo libro, oltre a essere un resoconto della mia esperienza, vuole trasmettere un messaggio di speranza e positività a tutti coloro che stanno vivendo o vivranno situazioni simili alla nostra. … E così, con le lacrime che spesso offuscavano la mia vista e il cuore intriso di un turbinio di emozioni, mi lasciai trasportare dalla corrente del ricordo. Con ogni parola che mettevo su carta, risvegliavo dolori che pensavo di aver sepolti per sempre. Speravo che un giorno mi sarei svegliata e quei ricordi sarebbero stati solo una lontana eco del passato. Ma la realtà era diversa, poiché nella profondità della mia mente risiedeva un vasto oceano di momenti, alcuni dolorosi e altri indimenticabilmente belli, intrecciati in un fitto tessuto che nessun tempo o distanza avrebbe mai potuto scucire. Tutto ciò che era accaduto ormai apparteneva alla storia, una storia che mi aveva insegnato che il dolore può trasformarci, renderci più forti e compassionevoli verso gli altri.
I diritti d’autore saranno interamente devoluti alla Fondazione Bambino Gesù Onlus
39 – L’Hindu Joint Family e l’Ordinamento italiano
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L’Hindu Joint Family e l’Hindu Joint Property sono istituti antichissimi della tradizione giuridico religiosa indù, che esistono ancora oggi e costituiscono elementi importanti della società indiana. Sebbene essi appaiano difformi dagli istituti del diritto di famiglia italiano, questo studio, fondato sul metodo di ricerca offerto dal diritto interculturale, rivela che alcune loro caratteristiche, come per esempio la gestione comune dei beni in proprietà collettiva da parte di tutti i membri della famiglia, sono in realtà tratti identificativi di alcuni istituti del nostro ordinamento.
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Paola
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Immagini di Leopoldo e Bernardo Mandarini
Nel regno usa e getta del digitale, dove l’immagine è frenetica, volatile, gratuita, prodotta in modo compulsivo e consegnata acerba alla bulimia dei social, è confortante, quasi salvifico, il contatto ritrovato con la foto d’epoca, col passo lento, l’approccio studiato e la sapiente artigianalità della fotografia su lastra. Riaprire a distanza di un secolo le enormi e complicate fotocamere di legno, maneggiare gli chassis, gli obiettivi d’ottone, i torchietti, gli strumenti da ritocco, gli ariosi e fragilissimi negativi di vetro è come reimmergersi in un’età perduta, in cui vigeva un rapporto diverso dell’uomo col tempo e con la materia. Personalmente, grazie alla cura e all’amore che mio padre riservava alle memorie e alle antichità di casa, ho potuto apprezzare fin da bambino il sapore antico, evocativo e un po’ magico dell’archivio fotografico di famiglia. Volti senza nome, scorci misteriosi, schegge di esistenze sconosciute affioravano come reperti da quelle scatole di cartoncino, impressi con forza, a toni invertiti, nell’alchimia del bromuro d’argento. A volte le lastre accusavano il peso degli anni, si mostravano con angoli scheggiati, bordi abrasi, perfino ridotte in frammenti, col velo setoso di gelatina che si strappava come una pelle dalla superficie del vetro, e tutto ciò che si poteva fare Prefazione Fotocamera da campagna e accessori 6 era ricomporle, ritumularle con devozione nei loro involucri originali, auspicando un futuro restauro. Non c’erano, allora, strumenti accessibili per procedere alla stampa o alla duplicazione dell’intero fondo. Mio padre tentò, con mezzi di fortuna, di riportare alla luce qualche immagine a campione, ricavando positivi su pellicola, ma i risultati non rendevano giustizia, e dovette limitarsi a un accurato inventario. A parte il vincolo di appartenenza, non gli sfuggiva il valore storico dell’archivio. Io, dal canto mio, potevo soltanto intuirlo. Solo alle soglie dell’età adulta, quando una foto del mio bisnonno mi saltò in faccia, onorata di una doppia pagina, dal libretto di un CD di Battiato, cominciai a sentire la sua voce chiamare: il lavoro di mio nonno, e di suo padre prima di lui, doveva essere recuperato. La vita, però, mi distrasse dall’opera. Passarono altri trent’anni. Poi, finalmente, i miei zii, coeredi dell’avo Leopoldo, decisero che il tempo era venuto. Forti di una passione intramontabile e di una pazienza infinita, avvalendosi di tecnologie oggi abbordabilissime che un dì potevamo soltanto sognare, hanno iniziato a digitalizzare tutto. A loro va la mia personale riconoscenza e il merito oggettivo se il materiale contenuto in questo libro è uscito una buona volta dallo “stipo” di Corso Garibaldi per incontrare nuovamente Paola. Nessuno, tra quanti sono ancora in vita, ha avuto in sorte di conoscere gli autori. Però le memorie sono state tramandate, e il loro lascito parla abbondantemente per loro. (Continua… )
Dalla prefazione di Lucio Valerio Mandarini
Pasolini e la Calabria
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contributi di Carlo Fanelli, Christian Palmieri ,Gian Luca Picconi, Paolo Desogus, Marco Gatto, Francesca Tuscano, Pino Corbo, Stefano Casi, Gianfranco Bartalotta
Questo volume raccoglie gli atti del convegno Pasolini e la Calabria (Acri, 24-25 marzo 2023), accolto nelle celebrazioni ufficiali del centenario della nascita di Pasolini. Esso propone aggiornate osservazioni sulla relazione tra il poeta e la Calabria – la sua presenza al Premio Crotone nel 1956 e nel ’59, le polemiche scaturite dalla descrizione del territorio di Crotone riportate ne La lunga strada di sabbia, alcuni ricordi delle riprese de Il Vangelo secondo Matteo – cui si uniscono contributi sulla poesia e le riflessioni dell’autore. I saggi contenuti forniscono un apporto originale al contesto delle iniziative legate alle celebrazioni del centenario, insieme ad uno sguardo privo della retorica e del pregiudizio che spesso hanno circondato il pensiero pasoliniano. Si rileva il suo protogramscismo e il profilo di intellettuale militante, il suo implacabile giudizio sulla borghesia, presa di mira anche col teatro e la sua demistificazione culturale e politica. Del Pasolini poeta, infine, si evidenzia la prospettiva majakovskiana, secondo cui «il poeta deve parlare quando il politico tace» e la sua ispirazione a reintegrare il sacro in un mondo dominato dal consumismo.
Michelangelo Frammartino
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Avventurandoci con i film di Michelangelo Frammartino nell’entroterra calabrese, ci ritroviamo immersi in un universo creativo in cui il fuoricampo ambientale sorge nel bel mezzo del campo umano mettendo in discussione i presupposti logici e percettivi della narrazione cinematografica. Un pastore anziano sembra mutarsi in capretto al momento della sua morte, un bosco umano invade gioiosamente un paese montano, l’inerzia degli oggetti quotidiani sembra abitata da imprevedibili forze terrestri: lasciatosi alle spalle la metropoli milanese, il cineasta ci invita in un territorio in cui i riferimenti abituali si smarriscono e il rapporto tra cinema ed ecologia può iniziare a essere osservato attraverso una prospettiva complessa capace di oltrepassare alcune scorciatoie concettuali caratteristiche di tale campo di studi emergente. Questo primo saggio monografico dedicato alle realizzazioni di Frammartino desidera presentarne gli snodi e gli interrogativi fondamentali proiettandoli nella cornice più ampia di una riflessione circa i legami che uniscono attenzione, ambienti e mediazioni. Tali obbiettivi non potrebbero essere perseguiti senza la compagnia di altre opere cinematografiche più o meno recenti (da Sharunas Bartas sino a Alice Rohrwacher, passando per Vittorio De Seta) e di esperienze intellettuali radicate in numerose discipline (da Giorgio Agamben a Anna L. Tsing, passando per Ernesto De Martino).
L’ultimo re
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Quando l’uomo di potere sente vacillare la propria posizione è chiamato a identificare nemici, costruire alleanze, pianificare strategie. La corsa per la riconquista del potere è piena di insidie, ambiguità e colpi bassi. Anche le relazioni fra le persone e le dinamiche familiari sono compromesse. E ciò che sembra essere la verità è una delle tante versioni possibili. L’ultimo Re è un ritorno alle atmosfere di Iubris e al suo protagonista, don Pepè, il sindaco. Don Pepè sente le crepe del consenso, è circondato da personaggi ambigui di cui non riesce più a fidarsi e anche sua figlia potrebbe non essergli più fedele. A chi pianifica nell’ombra la sua caduta risponde con le sue trame sempre più spregiudicate e contorte. Con L’ultimo Re Attilio Sabato continua la sua indagine sul potere e le sue sfumature, interroga la psicologia dell’umano svelandone i demoni: ambizione, smania di riconoscimento, slealtà.
38 – La protezione dei dati personali di natura religiosa
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I dati di natura religiosa assumono una notevole rilevanza nelle contemporanee società multiculturali e multireligiose. I rischi derivanti dall’illecito trattamento di questa particolare categoria di dati impongono, anche ai fini di un’adeguata tutela del diritto di libertà religiosa di ogni individuo, la necessità di una specifica protezione, che può essere garantita in modo ancora più soddisfacente grazie al coinvolgimento dei diritti religiosi. Non a caso l’art. 91, par. 1 GDPR ammette l’operatività, accanto alle normative civili, di specifiche normative confessionali, destinate a disciplinare i trattamenti intraecclesiali dei dati personali, anche in vista di una valorizzazione dell’autonomia organizzativa e ordinamentale riconosciuta alle confessioni religiose. Oltre ai possibili conflitti applicativi – indagati specificamente in relazione all’ordinamento italiano – il volume, attraverso una disamina dei diversi interventi normativi elaborati in ambito confessionale, sottolinea le principali criticità che tuttora possono derivare dall’applicazione di talune disposizioni del GDPR, effettivamente in grado di compromettere l’autonomia di quelle organizzazioni religiose che non abbiano provveduto all’emanazione di proprie soluzioni normative o alla designazione di una specifica autorità di controllo.
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Per sempre vivi
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Per sempre vivi, senz’altro la migliore opera poetica di Alessandro Moscè, è suddivisa in cinque, affilati capitoli che ripercorrono in tono perentoriamente alto le tematiche fondamentali della sua biografia: la comunica- zione tra i vivi e i morti (gli affetti famigliari e il dialogo trascendentale con il padre), l’eros e il sogno incentrati nel dolcissimo ricordo dell’adole- scenza, il locus amoenus dei giardini pubblici di Fabriano, luogo esistenziale, piuttosto che contemplativo, la malattia infantile con la finitudine e il sibilo misterioso, radente della morte, il riscatto, infine, con il simbolo della forza identificato nel mito dell’infanzia: il calciatore Giorgio Chinaglia, autentico trascinatore per lunghi anni della squadra della Lazio. Un percorso di vita e di poesia costellato da profonde rarefazioni in cui si sovrappongono il fiato corto della possibile resa e la consapevolezza, poi, di una conquistata, fortemente voluta trasfigurazione.
Tiziano Broggiato
Sensazioni di Calabria
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traduzione e cura di Anne-Christine Faitrop-Porta
Romanziere di ampio successo in Francia e in Italia alla fine dell’Ottocento, caro ai salotti parigini, Paul Bourget, sconcertato dall’esotica Calabria, ne scopre a Crotone, a Catanzaro, a Reggio, le canzoni appassionate o beffarde e i fervidi processi per risse rurali, guidato da Minnie, la giovane moglie che incantata vede sulle strade calabresi rivelarsi il senso profondo del tempo e la felicità.
Anne-Christine Faitrop-Porta, Professeur des Universités, ha pubblicato 19 libri e 132 articoli sui contatti culturali tra Francia e Italia alla fine dell’Ottocento e all’inizio del Novecento: Parigi vista dagli Italiani e Rome vue par les grands compositeurs pensionnaires à l’Académie de France…(CIRVI), La letteratura francese nella stampa romana (1880-1900) (ESI) e sull’influsso dell’Italia sugli scrittori francesi come Ernest Renan di cui ha riscoperto il destino italiano del dramma L’Abbesse de Jouarre, interpretato dalla sola Duse, Émile Zola, René Bazin i cui viaggi in Calabria e in Italia del sud ha tradotto e pubblicato (Città del Sole e Università di Catania, Ed. Lussografica) e André Maurel, autore dimenticato di diciotto libri sull’Italia, del quale ha tradotto e pubblicato, corredato da una biografia e da una galleria di ritratti, il viaggio in Calabria (Lyriks). A Corrado Alvaro, avendone riscoperto la traduzione di pagine di Marcel Proust, ha dedicato otto libri, dai suoi soggiorni a Parigi e a Berlino (Ed. Salerno, Falzea, Città del Sole), ai suoi viaggi in Turchia e in Russia (Falzea), dai versi dimenticati (Falzea) ai racconti sulla prima guerra (Città del Sole). Si è interessata anche a temi come le novelle della Roma umbertina e le prose di Trilussa (Ed. Salerno), i racconti di Giuseppe Baffico (Ed. Marco Valerio) e le riduzioni teatrali dei Promessi sposi (Olschki).
Fata morgana 50 – Estremo oriente
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Il n. 50 di Fata Morgana è un numero speciale dedicato a una delle cinematografie più influenti della cinematografia mondiale, quella dell’Estremo Oriente. Dopo aver dedicato gli altri fascicoli speciali all’Italia (n. 30) e agli Stati Uniti (n. 40), Fata Morgana con il suo terzo numero speciale ha scelto di prendere in considerazione il cinema di cinque importanti nazioni: Cina, Corea del Sud, Giappone, Hong Kong e Taiwan.
Il fascicolo, nella sua prima parte, ospita contributi di autori nazionali e internazionali su alcuni dei film più significativi della tradizione cinematografica asiatica: da Il tempo del raccolto del grano di Ozu (Dario Tomasi) a Lanterne rosse di Zhang Yimou (Marco Dalla Gassa), da Millennium Mambo di Hou Hsiao-hsien (Daniele Dottorini) a La samaritana di Kim Ki-duk (Andrea Bellavita), da Yi Yi di Edward Yang (Pietro Masciullo) a 2046 di Wong Kar-wai (Nathalie Bittinger) ad Obaltan di Yu Hyun-mok (Antoine Coppola), e così via.
Nella seconda parte registi, critici, direttori di festival hanno indicato il proprio film preferito dell’Estremo Oriente: Adriano Aprà, Luca Bandirali, Alberto Barbera, Carlo Chatrian, Pedro Costa, Roberto De Gaetano, Leonardo Di Costanzo, Massimo Fusillo, Amos Gitai, Emanuela Martini,
Roy Menarini, Paolo Mereghetti, Amir Naderi, Giona A. Nazzaro, Bruno Roberti, Paul Schrader, Roberto Silvestri, Claire Simon, Shin’ya Tsukamoto, Wim Wenders, sono i nomi di chi ha partecipato al volume.
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Basiliani Cistercensi e Florensi in Calabria nelle visite apostoliche dei secoli XV-XVII
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La grande fioritura del monachesimo calabro-greco, con l’innesto del monachesimo di spiritualità occidentale tra X-XIII secolo ha rappresentato per la Calabria una bella realtà anche di incontro ecumenico. Ne è esempio il felice connubio collaborativo tra S. Nilo e i benedettini di Montecassino con cui il Rossanese ha convissuto per ben 15 anni. Ma le cose importanti spesso durano poco, per cui già nel corso del sec. XIII si è cominciato ad avvertire un calo abbastanza serio della tensione ascetica sia dei monaci calabro-greci, sia di quelli latini (benedettini e cistercensi in particolare) tanto da richiedere spesso interventi di indagine conoscitiva da parte della Curia Romana. I fattori dello scadimento possono essere stati molteplici dovuti in particolare agli sconvolgimenti politici provocati particolarmente dai Normanni con la loro politica di latinizzazione del Sud Italia, senza escludere peraltro l’atteggiamento di diffidenza della politica degli Angioini. Non di poco conto fu inoltre il rilassamento provocato dal dover gestire l’ingente patrimonio terriero con le relative preoccupazioni amministrative che distraevano abati e monaci dal rigore ascetico e spirituale, costretti spesso anche ad atti odiosi e a liti di ogni genere per difendersi dai continui tentativi di usurpazione dei beni. La profonda crisi si aggravò nel sec. XV con l’istituzione degli Abati Commendatari, i quali, più che al bene dei monaci si mostrarono interessati soprattutto alle pingui rendite, ignorando quasi del tutto i religiosi. Questa preoccupante decadenza provocò una serie di interventi pontifici nel tentativo preciso di ricuperarne lo spirito riformandoli dall’interno. Tra questi interventi si collocano appunto le Visite Apostoliche e Canoniche predisposte dalla Santa Sede. Nel suo studio Mons. Renzo ha preso in considerazione la Visita del 1457-58 affidata ad Atanasio Calcheopulo, abate del monastero S. Maria del Patire di Rossano e quella del 1551 dell’abate Marcello Terracina per il monachesimo basiliano; per il monachesimo latino (benedettini, cistercensi e florensi), invece, quelle del 1598-1599 di Cornelio Pelusio Parisio, abate di S. Maria di Corazzo, e l’altra del 1630 affidata all’arcivescovo di S. Severina Fausto Caffarelli.
I Surace
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«In paese l’aria che respiravano i Surace da qualche tempo era diversa, la gente era ossequiosa e anche i piccoli borghesi li guardavano con occhio benevolo. Al bar, Cosimo non ci andava quasi più per evitare che gli astanti non lo facessero mai pagare offrendogli da bere. Questo lo metteva in disagio e in quel gesto vedeva qualcosa di forzato, che a lui, schietto e sincero, dava fastidio».
Il viaggio e la mente
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Vincenzo è un agente dei servizi segreti italiani in pensione da qualche anno in Calabria, sua terra di origine. Insieme a Gioia, sua moglie, e a Peter, il suo badante, vive serenamente circondato dall’affetto della famiglia e dai ricordi di una vita vissuta intensamente. Appena in pensione ha abbandonato la città diventata ormai caotica, scegliendo quale luogo dove trascorrere la sua quotidianità Serra San Bruno, un paese tranquillo, sereno. Tuttavia, Vincenzo convive con una malattia neurodegenerativa che gradualmente sta sgretolando i suoi ricordi; nomi ed eventi fluttuano nella sua testa come in attesa di sparire da un momento all’altro. La trama si intesse di eventi e di sorprese che il lettore avrà il compito di ricomporre.
Un sogno chiamato Ciampino
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Il genere umano, nel corso della storia, ha trovato di volta in volta modi diversi di abitare un luogo, seguendo le caratteristiche del territorio e del clima, modificandolo a seconda delle proprie esigenze e per le proprie finalità. Questo romanzo, attraverso le vicende personali di Dino e Giulia – prima – e di Giuseppe e Lorena – poi – segue l’evoluzione dai primi anni del ’900 fino agli Anni ’60 di quell’insediamento umano fatto della forza lavoro proveniente da tutte le regioni italiane, che, da una realtà contadina – campi sterrati e ampi vigneti – è diventato un centro urbano che oggi rivendica il suo posto nella storia, Ciampino. La distanza da Roma l’ha da sempre resa una zona franca di provincia. E le sue vicissitudini – dal primo dopoguerra coi suoi campi, l’aeroscalo e i dirigibili, il tentativo della realizzazione della città-giardino, fino al secondo dopoguerra, con gli sfollati in attesa di una casa e i primi servizi di istruzione – rappresentano bene il passaggio verso l’industrializzazione del paese. Ma “Un sogno chiamato Ciampino” vuole essere anche un omaggio alla città, a una dimensione collettiva che rappresenta più di quanto si è soliti raccontare. L’Autrice, Lina Furfaro, ciampinese d’acquisizione, ha messo a disposizione le sue ricerche storiche e antropologiche per mischiarle a una storia romanzata dove le vicende umane e sentimentali prendono il sopravvento. Ne viene fuori una riflessione intensa sulla natura umana e sulla sua condizione, anche in relazione alla terra. Il libro si apre, non a caso, con Pier Paolo Pasolini che, nei suoi tre anni di insegnamento alla scuola media “Francesco Petrarca”, vive la periferia romana che di lì a poco lo porterà a scrivere delle borgate e della piccolissima borghesia, dando vita a un legame tra la sua figura e Ciampino che da allora è diventato indissolubile. La veridicità testimoniale dei ricordi, la ricerca d’archivio e la penna sapiente e armonica, sempre delicata, di Lina Furfaro rendono questo libro una perla preziosa della scrittura, da custodire gelosamente sia per coloro i quali conoscono bene la realtà ciampinese sia per quelli che ignorandola possono trovare qui l’occasione giusta per scoprirla.
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37 – Economie & Religioni
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La nostra società appare troppo spesso descritta come del tutto secolarizzata. Un mondo ove il sacro e la sacralità sono estranei sia all’esperienza giuridica, che a quella economica. Confermano tale orientamento le equazioni sviluppate dalla teoria economica generale. Esse tracciano sistemi nei quali le opzioni fideistiche sono variabili che nulla hanno a che fare con il mercato o le scelte di consumo. Impostazioni di questo tipo, tuttavia, trascurano che i sistemi economici sono creazioni dell’uomo. Anche di questi ultimi la religione rappresenta una matrice di senso, uno strumento per valutare le preferenze degli individui. L’agire per fede sotto questo profilo evade il confine della trascendenza e dell’immaterialità, e mostra la sua “anima” più concreta proprio all’interno dei mercati.
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Jacurso
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Il libro nasce da un risveglio di ricordi, elaborati nel periodo della pandemia: situazioni, circostanze, vissuti negli anni dell’infanzia e adolescenza trascorsi a Jacurso. I personaggi, le tradizioni, le abitudini della vita quotidiana hanno preso consistenza e forma riemergendo dall’oblio del passato e premono per essere riportati alla luce. Sono personaggi comuni, a volte ingegnosi, talora semplici, umili, spesso fragili, che hanno affrontato con dignità le difficoltà e i disagi della vita di una volta. Nascono così questi racconti che rappresentano un viaggio nostalgico alla ricerca di un mondo che non esiste più.
Mi chiamo Don Peppe Diana
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L’esperienza di lavoro, che nel presente libro viene significativamente compendiata in modo rigoroso – divenendo, finanche, un cammino pedagogico e spirituale – ha come suo obiettivo quello di sviluppare le coordinate teoretiche e prassiche di questo fulgido esempio di martirio del nostro tempo. L’autore – Leonardo Vincenzo Manuli – è un cocciuto prete che ama creare spazi per l’interrogazione riflessiva, ispirata dalle esigenze di un pensiero critico e costruttore di conoscenze. (…) Appare del tutto evidente di non trovarsi di fronte a un impianto pastorale – peraltro ridotto, spesso, a semplice amministrazione di realtà ecclesiali – ma ancora prima a un interesse esistenziale alla fede e alla sua dimensione biblica, che propongono – di fronte all’angoscioso e non rimosso sentimento dell’urgenza dei problemi – la via d’uscita di un impegno responsabile in campo sociale e politico, in particolare per la liberazione dalle “strutture di peccato” e per la “nobile lotta per la giustizia”. È in questa prospettiva di senso che l’autore indica senza dubbio, quale tema assiale dell’impegno di don Peppino Diana, l’importanza di affermare con forza l’unità organica esistente tra la salvezza divina e la liberazione umana, articolando questi due piani nell’ineludibile e radicale forza sprigionata dalla Parola di Dio. (Dalla Prefazione) Mimmo Petullà, Sociologo
Israele olocausto finale?
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Da Auschwitz fino a Gaza: il paradigma della modernità non è più Atene, bensì la centenaria pulizia etnica di Tel Aviv. Tsahal incarna la civiltà: mica sgozza i civili; piuttosto lancia bombe scegliendo i bersagli con l’aiuto dell’intelligenza artificiale. Ha elaborato un programma chiamato Habsora (Vangelo) che genera automaticamente i suoi obiettivi e funziona come una fabbrica del massacro. Oggi non si contano più i bambini assassinati dall’alto dei cieli. Morte e distruzione: tutto è pianificato. Rovesciando la realtà si è disegnata una narrazione paradossale: da oppressore, Israele è diventato “vittima”. La propaganda ha lo scopo come sempre di mascherare la realtà. Quel che oggi è in gioco non è l’esistenza di Israele, ma la sopravvivenza del popolo palestinese. La situazione tocca ogni essere umano, perché se il genocidio cessa di essere una discriminante, se cessa di essere l’ultima discriminante tra ciò che si può ancora accettare e ciò che è inaccettabile, tra ciò di fronte a cui si può tacere e ciò per cui anche le pietre devono mettersi a gridare, allora vuol dire che siamo già molto avanti nella degradazione, nella catastrofe di questa civiltà disumana, e che le macerie di tutte le nostre carte di libertà e dei diritti umani sono già a un livello stratosferico. Se noi accettiamo il genocidio, se includiamo anche il genocidio fra i possibili incidenti della storia, allora davvero non c’è più alcuna sicurezza per nessun popolo, quali che siano le armi accumulate per la difesa. Se si legittima il genocidio, mai più potremo tornare alla politica quotidiana osando ancora pronunciare parole come libertà, giustizia, progresso, nuova qualità della vita, nuovi modelli di sviluppo, vale a dire, mai più sarà possibile coprire la politica con la maschera degli ideali. Infine, se si legittima il genocidio di oggi, si perde il diritto anche alle condanne postume per i genocidi di ieri, a cominciare da quelli perpetrati dai nazisti contro gli ebrei; accettare il genocidio del popolo palestinese oggi significa cancellare il processo di Norimberga, significa chiudere nell’orrore il capitolo delle speranze universalistiche nate sulle rovine della seconda guerra mondiale. Chi assicura il diritto internazionale? Chi garantisce il diritto alla vita e alla libertà? La nazione di Israele possiede la bomba atomica ed è pronta all’uso. Il presidente Kennedy nel 1963 tentò di disinnescarla ma fu assassinato. Un arsenale nucleare segreto in grado di disintegrare la Terra. L’ignara umanità rischia la catastrofe planetaria.
Racconto di romanzi e di poeti
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Questo volume a cura di Flavio Santi, con prefazione di Raffaele Manica, raccoglie scritti critici, saggi brevi e interventi giornalistici di Enzo Siciliano. I testi, che coprono un arco di tempo più che ventennale (i più vecchi risalgono al 1978, i più recenti al 2005), sono stati riveduti per l’occasione dallo stesso Enzo Siciliano un anno prima della tragica scomparsa e provvisti di un nuovo titolo; gli articoli sono usciti per lo più su quotidiani (“Il Corriere della Sera”, “La Repubblica”, “L’Unità”), su rivista (“Nuovi Argomenti”), o in volumi miscellanei. Da questa raccolta sono stati deliberatamente esclusi dal curatore gli articoli sugli scrittori siciliani, essendo questi già raccolti in volume (L’isola. Scritti sulla letteratura siciliana, Lecce, Manni, 2003). Sempre in accordo con Enzo Siciliano, i testi qui raccolti sono stati ordinati cronologicamente, in base alla data di nascita dell’autore trattato.
Studi pirandelliani 20
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Lo «studio pirandelliano-agrigentino» di Mirella Salvaggio dimostra che la BIBLIOTECA-CHIESA (sconsacrata dalla ragione-armonia-anima-mano levata) di Luigi Pirandello si legge-sente nel LIBRO MAESTRO “Il fu Mattia Pascal romanzo del fu Luigi Pirandello”, il Dialogo del Drammaturgo (il Conte di Luna), il DRAMMA-GIORNO UNO-NATALIZIO-LUSTRALE (Grande Me-Regista-Attore Centomila = parola scritta) e TRINO-PASQUALE-FISICO (del Piccolo Me-Poeta-Personaggio Uno-Nessuno della parola parlata). Grazie a Mirella Salvaggio il VIVO PERSONAGGIO-SPIRITO-OMBRA-GIGANTE MATTIA PASCAL-BIMBO MATTINO (il Trovatore, il figlio ritrovato dalla Città Madre Akragas-Girgenti-Agrigento) ritorna nella Città dei Templi, la Città Bellissima-Sovrana-Magnifica-Mirabile (la “Miragno” del Romanzo-Tragedia Antica e Moderna dell’Amatissimo Drammaturgo-Maestro Amore Altissimo) che vive ancora nell’armonia-legge-vita-anima antichissima del «teatro di strada», il teatro sancalogerino, il LOGOS-GIORNO (il Ciclope) UNO-NATALIZIO-LUSTRALE-CHIUSO (della siesta) e TRINO-PASQUALE-FISICO-APERTO (della corsa) del FILOSOFO (l’Amico-Filos-Filolao-Filo Pitagorico caduto dalla Luna Doppia-Dedala-Didone-Dondi-Dida-Dadi-Didì Marianna) EMPEDOCLE CALLICRATIDE (San Calogero), il MAESTRO del sicilianizzato PLATONE, l’Autore-Io Assoluto chiuso nell’omerico-empedocleo «mito della caverna», lo scespiriano-pirandelliano «racconto d’inverno». Maria Petralia Gentile In copertina: Città dei Templi (Ottobre 1934). Pirandello con le tre attrici Abba (madre e figlie) e alcuni amici girgentini. «Rinunzio a trascrivere il suo nuovo pezzo forte della domenica seguente che recava a grosse lettere il titolo: MATTIA PASCAL È VIVO!». Luigi Pirandello, “Il fu Mattia Pascal” (della Tragedia-Armonia-Musica-Danza della Sicilia Paleolitica, l’Isola del Monte Pellegrino, il “Monte della caverna” incisa da figure danzanti che rivelano che il «senso estetico» è legato al «culto dei morti»).
Quando la politica plasma le coscienze
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Questi anni difficili per tutti inducono alla riflessione. Molti hanno pensato di scrivere, o forse riscrivere, storie e vicende che, in qualche modo, riportassero quanto accaduto in passato (probabilmente dimenticando che molti di noi quelle fasi hanno vissuto) e, comunque, hanno provato a raccontare delle verità, più o meno fondate che, secondo il loro punto di vista, avrebbero potuto togliere o mettere veli sul passato, sia prossimo che remoto. Ci hanno provato in tanti, politici, giornalisti, magistrati e, finanche, persone normali che quegli anni hanno vissuto in prima fila. E, come diceva Giovanni Falcone: “Quando capiranno di non poterti eguagliare né superare, cominceranno a sporcarti”. Spinto da alcuni amici, mi sono chiesto: “Perché non ci posso provare io che, tra l’altro, appartengo alla categoria delle persone normali?”.
La vendetta del codice purpureo
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Come è risaputo, il Codice Purpureo è un Evangeliario greco miniato del VI secolo che proviene dall’area mediorientale e quasi certamente è stato composto, come sostiene l’autore nel romanzo, proprio a Costantinopoli. Dopo aver diretto per 20 anni il Museo Diocesano di Rossano, dove il Codex si conserva, e dopo aver dedicato allo stesso diversi suoi studi scientifici, l’autore in questo romanzo storico, con competenza e in stile discorsivo di racconto, ha voluto accompagnarlo da protagonista in un percorso esistenziale ricco di piacevoli sorprese. Le tappe sono state diverse e sempre stimolanti, ricche di novità e di prospettive sempre aperte ad acquisizioni impreviste, imprevedibili ed a tratti solo apparentemente senza via di uscite. In tutti i molteplici e travagliati diverticoli del percorso, il Codex, abbandonato per secoli in un umiliante ed immeritato silenzio, ha voluto a più riprese nel tempo cantare le sue vittorie e prendersi così le sue “vendette” finali prima con l’istituzione nel 1952 di un suo Museo Diocesano a Rossano, sua patria di adozione, ed infine con il suo riconoscimento nel 2015 tra i tesori del Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO. A conclusione del romanzo, l’autore, facendosi voce del prezioso manoscritto, annuncia che il percorso di rivendicazione non è ancora concluso perché l’arcano tesoro che si porta dentro, apparentemente imperscrutabile, non può non continuare ad appassionare e a spingere alla scoperta di indizi, di significati sempre nuovi e di risvolti per nulla finora definitivamente chiusi e, perciò, sempre febbrilmente da cercare. È proprio questo fascino enigmatico ed inafferrabile che anima, fomenta e stimola la fantasia di chiunque a lasciarsi avvolgere anche dai silenzi tutti singolari che ancora avvolgono il Codice rossanese.
Sanguinis effusione
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Estate del 1528. Mentre le truppe francesi di Francesco I calano, quasi incontrastate, alla conquista del Regno di Napoli, la Capitale e Catanzaro sono le ultime due roccaforti a difesa dell’Impero di Carlo V. Entrambe sotto spietato assedio. Un testimone oculare degli eventi annota in un diario i tre mesi di strenua resistenza della città calabrese in cui i fatti d’armi s’intrecciano in trame d’amore, cadute e resilienze, vergate con l’effusione del sangue. Sanguinis effusione.
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36 – A quarant’anni dal volume di Francesco Zanchini di Castiglionchio
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Nel volume si raccolgono gli atti di un incontro napoletano celebrativo dei quarant’anni di un fortunato volume di Francesco Zanchini di Castiglionchio, che s’inquadra nel clima di rinnovamneto carismatico, di evidente ispirazione paolina, con cui dovettero misurarsi la teologia cattolica ed il diritoo canonico soprattutto durante ma anche dopo il Concilio Vaticano II. Completa il volume un’appendice contenete un recente lavoro di Zanchini su primato, popolo e concilio ed un altro di Raffaele Coppola sulla controversa figura di Martin Lutero.
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La profezia del bosco
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Ricordando Cesare percepisco l’io che si nasconde e riappare in un paese che ha radici profonde come la luna tramontata che ha la consapevolezza che ritornerà lungo un’altra strada. È come se vivesse in un tempo degli dei. È come se vivessi nello spazio degli dei. Tra dólos e métis. Non siamo figli della storia. La storia viene a essere attraversata tra fatti, accidenti, avventure. Siamo figli del mito. Nel mito il destino è un cantico e una apocalisse. Cesare abitandoli sino nella stanza ultima si è abitato raggiungendo quel gorgo muto nel quale ha chiuso la porta e la finestra. Sulla strada è rimasto il rumore del dolore. Dietro ogni bellezza, il tragico scrive la sua ultima parola tra le vele del vento e le ombre del tramonto.
Un calabrese con troppe Calabrie
[wc-ps]
LA CALABRIA CHE LO SCIROCCO
La Calabria che lo scirocco sferza
non so se venendo o andando verso il mare.
La campagna ora arsa ora verde
con pompa magna d’aranceti e ulivi
è sempre qui, ingombra la mia anima,
la tesse e la distesse nei giulivi
pomeriggi d’estate, negli inverni amari
e tristi d’ore interminabili.
La Calabria che pretende amore
– e non sa bene se sia donna o falco –
io la sradico, la esalto, la sotterro,
la benedico e maledico e poi
la invoco: madre, tomba, cielo,
condanna, luce che non tramonta mai,
casa aperta sul mare,
mio rifugio eterno.
Fata morgana 49 – Corpo
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Il numero 49 di “Fata Morgana” è dedicato al tema “Corpo”. Il numero si apre con una conversazione con due artisti di cinema, teatro e televisione Antonio Rezza e Flavia Mastrella, a cura di Alessia Cervini e Andrea Inzerillo.
Il cinema, così come altre arti visive, è partito dalla rappresentazione del corpo per riflettere sull’identità personale e su quella della rappresentazione, sulla dimensione performativa e politica della sessualità maschile e femminile, nonché sui regimi della corporeità spettatoriale (a partire da quello “immersivo”). Su queste e altre riflessioni sul tema in oggetto, all’interno del volume si trovano saggi che indagano il Corpo secondo prospettive, autori e opere diverse: dal corpo in Pier Paolo Pasolini a quello degli eroi della Marvel, dalla riflessione su una cineasta della modernità come Agnès Varda a quella di Brian Yuzna e Ulrich Seidl.
ebook - cartaceo
Il mio secondo manifesto della pittura mineralica
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Si rendeva necessario emendare il testo della prima edizione de “Il mio secondo Manifesto della pittura mineralica” da non poche imperfezioni (a me imputabili) che ne limitavano la lettura fluida, ma soprattutto completarne il quadro teorico inserendovi l’argomento dei cristalli liquidi che consentiva finalmente una visione mineralico- cristallina del corpo umano ineccepibile. Veniva così recuperato un ulteriore tassello per una nuova descrizione organica del corpo in pittura, dell’esterno con l’interno, e rifondato con più forza il principio rinascimentale dell’imitazione della natura con il nuovo stile figurativo. Il corpo umano, pilastro del movimento pittorico rinascimentale grazie ai suoi nuovi mezzi espressivi del rilievo e della prospettiva lineare (centrica), era stato svuotato sempre più, dai primi del Novecento in poi, ma anche prima, della sua plasticità anatomica e della sua fisicità ponderale, nonché del suo significato ideologico. Ora esso, con la pittura mineralica calabrese, dove prevale il cristallo, recuperava la sua centralità e ritornava a suscitare interesse. L’aggiunta in questa seconda edizione di un discreto numero di immagini di quadri mineralici esemplari – superbi monoliti – servirà ad orientare meglio la discussione critica e ad avvicinare di più il lettore alla comprensione del nuovo clima estetico.
Come rose nella roccia
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“Questa pubblicazione nasce dalla volontà di dare voce alle vittime di violenza, di analizzare le cause e le manifestazioni di questo fenomeno, e di proporre delle possibili soluzioni per prevenirlo e contrastarlo. L’autore, Nicodemo Vitetta, è un attivista per i diritti delle donne, si basa su dati statistici, testimonianze, studi scientifici ed esperienze personali per offrire una visione ampia e approfondita sui soprusi contro le donne, nelle sue diverse forme: fisica, sessuale, psicologica, economica, culturale e politica. L’obiettivo di questo libro è di sensibilizzare il pubblico sulla gravità e la complessità della violenza sulle donne, di sfidare le false credenze e le giustificazioni che la alimentano, e di stimolare l’impegno e la responsabilità di tutti e tutte per porre fine a questo flagello. Il volume si rivolge a un pubblico ampio ed eterogeneo, che comprende studenti, ricercatori, professionisti, operatori, decisori, giornalisti e attivisti, ma anche semplici lettori interessati a conoscere e approfondire una delle sfide più urgenti e e importanti del nostro tempo.”