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Cosa significa oggi essere di destra?

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Le parole della politica, al tempo dell’antipolitica, sono quasi tutte indebolite di significato. C’è in Italia un movimento di successo (il M5s) che, come altri movimenti in passato (dall’Uomo qualunque alla Lega, all’Italia dei Valori) rifiuta le categorie storiche e si dichiara oltre la destra e la sinistra. A capo del partito più rappresentativo della sinistra c’è un uomo che viene dal Centro ed è accusato di fare politiche di destra. Intanto la destra sembra liquefatta e – come previsto da un uomo di destra quale Montanelli – risulta irriconoscibile dopo lo stravolgimento portato nello scenario politico da un uomo come Berlusconi, che con la destra non aveva nulla in comune.
Ma la destra? Ce n’è ancora bisogno? Pare di sì. Mai prima di ora se n’è parlato così tanto e in modo così inconcludente. Fino a venti anni fa, una destra chiaramente riconoscibile in Italia esisteva. Alla fine, banalmente, era il mondo che si ritrovava nel Msi e in Alleanza nazionale, semplicemente perché, fino al ‘94, nessun altro in Italia si assumeva il rischio di dichiararsi “di destra”. In giro per il mondo di destre se ne possono trovare varie e di difficile omologazione tra di loro, ma questo è piuttosto dovuto al fatto che le destre, per loro stessa natura, sono un prodotto “tipico”, con tratti peculiari a secondo dei popoli e delle nazioni. Dopo che ad essere stata egemone all’interno del polo di destra, per consenso ma anche per risorse e capacità comunicative, è stata un’aggregazione composta da “destri per caso”, molti dei quali venivano dalla sinistra socialista o comunista, oggi, al netto di una moltiplicazione di gruppi parlamentari di cui non sono chiari i contorni o le strategie, a proporsi come guida è Salvini, leader di un movimento che nasce anti-italiano e che rivendica radici personali di sinistra (era il capo dei “comunisti padani”). Forse, in questo Caos, cercare di ridisegnare un perimetro che abbia una coerenza dottrinaria, storica e valoriale della Destra può apparire quasi velleitario, ma non per questo meno necessario e forse persino meritevole.

 

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Cosangeles

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Ornella Muti si volta e citando il vero nome di Jo Pinter gli chiede: “Ma tu di dove sei?” “Di Cosangeles. Calibriornia.
A trenta chilometri da San Francisco di Paola”.

“Eravamo grattisti, siamo diventati mafiosi. Era vita da malavita”
Franco Pino

Non può essere che la casa di Paolo De Stefano, il boss dei boss. Fascista convinto, fece scappare Freda da Catanzaro.

Dicono che i Nuclei Sconvolti l’abbiano seppellita a Potame in una cassa, con una bottiglia di Dom Perignon e venti grammi di manali, e che tutto sarà aperto quando il Cosenza per la prima volta riuscirà ad andare in serie A.

La voce era corsa come un lampo tra Kennedy, la Matriarca, il bar Manna e il Gatto nero. Si sfidano con le Porsche sul Ponte di Mancini. Era stato il popolo ad intitolarglielo in vita senza attendere la toponomastica ufficiale…

 

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Cosentini in bianco e nero

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Una inconsueta storia per immagini del nostro passato prossimo, legato alla memoria comune di tanti cosentini e vissuto nella familiarità dei luoghi, delle atmosfere e delle cose che li circondavano e mutavano con il tempo. Luoghi ancora percorribili nella città di Cosenza. Figure e altri particolari presenti nella memoria, che si rinnova attraverso centinaia di foto prelevate dagli album di famiglia e inviate alla rubrica “Cosentini in bianco e nero”, pubblicata quotidianamente da Il Quotidiano della Calabria nel corso di un anno. Immagini che si dispiegano al lettore come fotogrammi di un film, del genere «Poveri ma Belli», dove ognuno può sentirsi in qualche modo protagonista. La trama è nelle didascalie che le accompagnano. Principali autori delle foto sono stati due storici fotografi, Federico Magnani e Vincenzo Restivo, che hanno fissato con migliaia di click aspetti degli usi e costumi della città e dei suoi abitanti per oltre un quarto di secolo, dal dopoguerra agli anni sessanta. Un libro da sfogliare come un album. Un album da leggere come un libro.

 

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Cosentini in bianco e nero 2

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“Un libro da sfogliare come un album. Un album da leggere come un libro”. Così definimmo il primo volume. Come in tutti gli album, con ulteriori notizie e immagini raccolte in questo secondo, si arricchiscono i tasselli della storia comune di tanti cosentini, vissuta nella familiarità dei luoghi, delle atmosfere e delle cose che li circondavano e mutavano con il tempo. Luoghi ancora percorribili, figure e altri particolari presenti nella memoria, che si rinnova attraverso centinaia di foto prelevate dagli album di famiglia, da vecchie buste ingiallite dal tempo, da scatole di latta effigiate da antiche marche di biscotti, con dentro ancora il profumo della nostra infanzia, e inviate alla rubrica “Cosentini in bianco e nero” pubblicata settimanalmente da Il Quotidiano della Calabria. In questo volume sono raccolte le più interessanti foto pervenute dal luglio 2005 fino al momento della stampa. Immagini e notizie del tempo si dispiegano al lettore come fotogrammi di un film che parla di una storia in cui ognuno può sentirsi protagonista. La trama è nelle didascalie che le accompagnano. Principali autori sono ancora loro, Federico Magnani e Ernesto Restivo, gli storici fotografi che hanno fissato con migliaia di click aspetti degli usi e costumi della città e dei suoi abitanti dal dopoguerra agli anni Settanta.

 

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Cosenza

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Le risorse a disposizione per il recupero e la tutela del
patrimonio culturale delle politiche pubbliche sono sempre
limitate, e quelle destinate alla cultura, troppo spesso considerate
non essenziali allo sviluppo della comunità, sta di
fatto che l’entità del nostro patrimonio non ha consentito,
non consente e non consentirà mai stanziamenti di fondi
pubblici, ordinari o straordinari, adeguati solo a garantire la
semplice manutenzione dell’esistente.
Le scelte pubbliche quindi diventano necessarie e devono
basarsi sulla valutazione delle alternative.
Con l’inizio del “Secolo Breve” si assiste ad una profonda
trasformazione dei centri urbani, che da storici, diventano
vecchi in virtù delle nuove esigenze di modernità e mobilità.
Il processo di degrado e obsolescenza dell’edilizia prodotta
negli anni, andrebbe inesorabilmente verso l’autodistruzione.
Le aree dell’antimanutenzione potrebbero essere oggetto
di “demolizioni mirate di piccola entità” di costo contenuto
e utili alla restituzione di un’immagine urbana complessiva
più consona al carattere della città storica.

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Cosenza

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La ricerca condotta dall’Autore è da intendere come un momento di riflessione e di approfondimento sui temi riguardanti l’urbanistica e l’architettura della città storica di Cosenza, indagati attraverso un arco temporale che spazia dal XIII al XV secolo.

Periodo caratterizzato dalla presenza di grandi rinnovamenti, che hanno segnato l’avvio di un progresso generale per la città, attuato mediante un vasto sistema di relazioni ancora evidenti nella composizione storica dei fenomeni urbani ed edilizi.

La lettura dei processi insediativi è stata condotta tenendo conto dell’originaria morfologia del sito e degli elementi generatori dell’insediamento, mediante un percorso di sintesi che parte dall’età antica per giungere fino al XVI sec. Gli esiti  hanno rivelato il ruolo assunto dalla città attraverso il tempo e la complessità della  dimensione storica, sociale e culturale che è riuscita a manifestare nel corso degli avvenimenti di cui è stata interprete.

Gli approfondimenti analizzano l’evoluzione urbana mediante l’intreccio tra le fonti documentarie, l’analisi del tessuto storico,  l’assetto edilizio e le manifestazioni artistiche in essa contenute.

Le conclusioni propongono delle interessanti ipotesi di studio per la successione degli eventi che offrono, nel contempo, una visione dell’attuale “forma urbana”.

La ricerca ha riguardato anche lo studio delle architetture più significative, che continuano a proporre la ricchezza culturale ancora presente, la cui dimensione espressiva evidenzia relazioni ampie, allargate e sostanzialmente europee e mediterranee, a sottolineare l’importanza e il ruolo assunto dalla città di Cosenza nel periodo di studio analizzato.

Un ricco corredo fotografico, unito alla presenza di numerose elaborazioni grafiche, completa e accresce il percorso illustrativo degli argomenti trattati.

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Cosenza ‘ndrine sangue e coltelli

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Per capire oggi la ‘ndrangheta bisogna inforcare occhiali con lenti bifocali.
La mappa da mettere a fuoco parte dalla Calabria, ma spazia su tutti i continenti: dall’Europa all’Oceania. La ‘ndrangheta, però, prima di essere globale è soprattutto locale, un mix di sangue e potere, un sistema disumano di violenza combinato con un sofisticato meccanismo di connessioni politico-finanziarie. Le lenti bifocali servono a vedere lontano, ma anche vicino, a due palmi di naso. In Calabria, la ‘ndrangheta è potere, contiguità con le élite locali, controllo del territorio, consenso e compromesso. ?Ndrine, sangue e coltelli racconta la storia della criminalità organizzata a Cosenza e nel cosentino. Da Stanu De Luca a Luigi Pennino, da Luigi Palermo a Franco Pino e Franchino Perna.

Gli autori

Nicola Gratteri, Procuratore aggiunto presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, è uno dei magistrati più esposti nella lotta alla ‘ndrangheta. Ha indagato sulla strage di Duisburg e sulle rotte internazionali del narcotraffico.
Antonio Nicaso, Storico delle organizzazioni criminali, è uno dei massimi esperti di ‘ndrangheta nel mondo. Ha scritto 18 libri, tra cui alcuni bestseller internazionali.
Valerio Giardina, Tenente Colonnello dei Carabinieri, comanda la Sezione Anticrimine del ROS (Raggruppamento Operativo Speciale) di Reggio Calabria. E’ uno degli investigatori più attenti nella lotta alla ‘ndrangheta.

 

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Cosenza 2011

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La battaglia di Cosenza non chiama ovviamente in causa alcun evento bellico o drammatico al punto da destare ricordi storici nella memoria dei più anziani. No, cari lettori, come si capisce bene dalla copertina di questo libro, si tratta di un evento politico, tutto politico, giocato nella città dei Bruzi alcuni mesi fa, per l’esattezza nella primavera del 2011, conclusosi alle soglie dell’estate, a fine maggio per l’esattezza, attorno alla conquista della poltrona di sindaco della città. Una normale competizione elettorale? Uno scontro appena sopra le righe, come del resto l’Italia di questi tempi ci avrebbe dovuto abituare?

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Cosenza 2011

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La battaglia di Cosenza non chiama ovviamente in causa alcun evento bellico o drammatico al punto da destare ricordi storici nella memoria dei più anziani. No, cari lettori, come si capisce bene dalla copertina di questo libro, si tratta di un evento politico, tutto politico, giocato nella città dei Bruzi alcuni mesi fa, per l’esattezza nella primavera del 2011, conclusosi alle soglie dell’estate, a fine maggio per l’esattezza, attorno alla conquista della poltrona di sindaco della città. Una normale competizione elettorale? Uno scontro appena sopra le righe, come del resto l’Italia di questi tempi ci avrebbe dovuto abituare?

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Attilio Sabato (1957) è giornalista professionista, componente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e dirige il network televisivo Teleuropa. Ha collaborato con la cattedra di Antropologia Culturale all’Università della Calabria, ha diretto i quotidiani “La Provincia Cosentina” e “Il Domani di Cosenza”, collabora con l’agenzia Ansa e il quotidiano la “Gazzetta del Sud”. Coautore dei volumi: Faide e Come nasce una candidatura. Autore di numerose inchieste televisive tra le quali La Strage di Duisburg, Il popolo degli invisibili (viaggio nel mondo dei nuovi italiani), I descamisados di Calabria (il dramma della disoccupazione). Numerosi i riconoscimenti ottenuti, tra questi: Città di Caorle (Venezia); La Torre (San Marco Argentano); Città di Fuscaldo; Premio Caminiti (Reggio Calabria); Premio Città di Cetraro.


Filippo Veltri (Cosenza, 1954), è giornalista professionista dal 1978. È attualmente responsabile della redazione calabrese dell’Agenzia Ansa. Ha iniziato la carriera giornalistica nel 1972 al “Giornale di Calabria” diretto da Piero Ardenti ed ha poi fondato il quindicinale “questa Calabria”, rimasto nelle edicole dal 1975 al 1978. L’ultimo suo libro, nel 2008, Ritorno a San Luca’, affronta il problema della ‘ndrangheta e della pericolosità della mafia calabrese, dopo la strage di Duisburg dell’agosto 2007. Nel 2003 ha ottenuto il Premio Crotone per il giornalismo; nel 2006 il Premio Lo Sardo a Cetraro per il suo impegno giornalistico contro la ‘ndrangheta; nel maggio 2008 il Premio Gerbera Gialla a Reggio Calabria per le sue attività culturali e professionali a favore della legalità; nel giugno 2009 il premio internazionale ”Cristo d’Argento” della Fondazione Losardo, a Diamante, per il suo libro ”Ritorno a San Luca”. In quell’occasione è stato anche insignito del ruolo di membro del Comitato d’onore del Laboratorio Losardo.

 

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Cosenza e i cavalieri dell’ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme

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Gli Autori esprimono gratitudine alla Sezione dell’Ordine Equestre del Santo
Sepolcro di Gerusalemme di Cosenza che ha reso possibile con il proprio contributo
la presente pubblicazione. Un ringraziamento alla Luogotenenza per
l’Italia Meridionale Tirrenica dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
Un grazie a Sua Eccellenza Rev.ma Francescantonio Nolè. A Sua
Eccellenza il Luogotenente d’Onore dell’Italia Meridionale Tirrenica Cavaliere
di Gran Croce Gen. Avv. prof. Giovanni Napolitano. A Sua Eccellenza il Luogotenente
dell’Italia Meridionale Tirrenica Cavaliere di Gran Croce dott. prof.
Giovanni Battista Rossi. Al Grande Ufficiale dott. prof. Aldo Scarpelli, Preside
Emerito della Sezione di Cosenza.
Al Gran Magistero dell’Ordine, al Patriarcato Latino di Gerusalemme e alla
Custodia Francescana di Terra Santa perché portano avanti con non pochi
sforzi il compito di testimoniare il Risorto nell’incontro con l’uomo oltre ogni
“appartenenza di razza, lingua e religione” e tuttavia sempre alla Luce del
Sepolcro Vuoto.

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Cosenza e le sue famiglie

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In passato, la Calabria fu abitata da Siculi, Enotri, Coni, Morgeti; Pelasgì. Itali, Bruzi ed ebbe il nome di Ausonia (terra abbondante), Esperia (rivolta ad occidente), Enotria (terra del vino), Italia (fondata da Italo) Vitulia (terra dei vitelli), Magna Grecia (più importante della Grecia), Brutium (abitata dai Bru­zi) e Calabria (terra d’ogni bene). L’immagine più bella di questa regione risale al periodo paleolitico di 10000 anni fa, e corrisponde a quella del “boss primigenius” scoperta da Paolo Graziosi nel 1961,nella grotta del Romito a Papasidero. Altre tracce di paleolitico si trovano nel fondo Casella di S. Pietro a Maida (Cz), nello Scoglio S. Giovanni a Cirella, nella Grotta della Madonna e Torre Nave di Praia a Mare, a Torre Talao di Scalea, Tortora, S. Nicola Arcella, S. Eufemia, Briatico, Monte Poro ed Arcbi. Siti umani e resti di un villaggio a capanne del periodo neolitico (VI, V millennio a. C.) sono stati scoperti a Favella della Corte nella Sibaritide. Insediamenti preistorici coevi sono presenti a Cassano (Grotta 5. Angelo), Amendolara, Papasidero, Praia a Mare, Curinga, Girifalco e S. Eufemia, molti dei quali sono stati rilevati da J. Ammerman nel 1974. Oggetti metallici dell’età del rame (III, Il millennio a. C.) sono stati trovati a Roggiano Gravina, 5. Domenica di Ricadi, Cotronei (Timpanello del Ladro), nel lago Ampollino, Vibo (Torre Galli), Torre Mordillo. Necropoli dell’età del ferro (X, IX sec. a. C.), con vasellami a pittura geometrica e manufatti in bronzo, sono state evidenziate a Castiglione di Paludi, Torre Galli di Tropea, 5. Onofrio di Roccella Ionica. Altre necropoli; dell’ottavo secolo a. C., a Torre Mordillo, Franca Villa Marittima e Canale. Fra l’ottavo ed il quinto secolo a. C., la Calabria fu colonizzata dai Greci. Nel 744 a. C., gli loni fondarono Reggio e Zancle (Messina). Nel 710 a. C., gli Achei costruirono Sibari la più bella ed opulenta città del mondo greco, e Crotone nel 708 a. C.. Nel 680 a. C., i Locresi edificarono Locri Epizefiri e, successivamente, Ipponio (Vibo), Medma (Rosarno) e Metauro (Gioia Tauro). I Crotoniati in­nalzarono Crimisa (Cirò), Petelia (Strongolì), Scillezio (Squillace), Caulonia, Terina. I Sibariti diedero vita a Poseidonia (Paestum), Laos, Scidros, Clampetia (Amantea), Temesa e Pandosia. Nel 560 a.C., i Locresi alleati con gli Spartani sconfissero i Crotoniati nella battaglia della Sagra. Nel 510 a. C., i Crotoniati capeggiati da Milone decimarono i Sibariti nella Valle del Trionto, distrussero la città di Sibari fondarono Thurio. Nel 388 a.C., i Locresi, con l’aiuto dki Dionisio II di Siracusa, sconfissero sul fiume Stilaro i Crotoniati, la cui patria era la capitale della Magna Grecia.

 

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Cosenza nei suoi quartieri

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Il volume  è disiso in quattro tomi:

  • Nel primo tomo si conduce il lettore nei nove “rioni bassi” di Cosenza antica, i quartieri artigianali che affacciano sul Crati e sul Busento: Fontananuova, Lungo Crati, San Giovanni Gerosolimitano, Santa Lucia, Cafarone, Spririto Santo, Massa, Garrubba e Rivocati. Completano il tomo schede sui censimenti, i fiumi, i sindaci, la droga, il commercio e una Storia del degrado del centro storico.
  • Il secondo tomo guida i lettori nei nove “rioni alti” di Cosenza antica, i quartieri residenziali dei nobili  e della grossa borghesia mercantile: Il Duomo, la Giostra Vecchia, la Giostra Nuova,  le Vergini, Portapiana, la Motta, il Triglio, le Paperelle e Cosenza-Casali. Completano il tomo schede sulle farmacie, gli alberghi e gli anziani.
  • Nel terzo tomo dei 34 quartieri cosentini che il libro individua, 16 appartengono alla città nuova, a parte le tre frazioni. Gli otto quartieri della città nuova posti a centro-sud sono: Il Carmine, la Riforma, il Lungo Busento, Rione “Michele Bianchi” (Case Popolari), Collina Muoio (Merone), Autostrada, Loreto, Autostazione. Allorché la città, debellata la malaria dopo i lavori di bonifica dei fiumi, si allargò in pianura (e questa è quasi tutta storia novecentesca), gli amministratori riprodussero anche in piano i dislivelli geografici e sociali esistenti sul colle Pancrazio: i rioni borghesi del Carmine, quindi i rioni del ventennio fascista, come la Riforma, il Lungo Busento, il Rione delle Case Popolari dedicato al quadrunviro Michele Bianchi, gli insediamenti abitativi nella collina Muoio sorti attorno all’acquedotto del Merone; e infine rione Loreto, l’Autostrada, l’Autostazione, Città 2000. Completano questo terzo tomo schede sui sindaci (1967-1999), la nettezza urbana, i Piani Regolatori, il verde, la sanità, l’acqua, il traffico e l’inquinamento, i trasporti.
  • Nel quarto tomo accompagna i lettori  negli 8  quartieri di periferia (San Vito, Serra Spiga, Città 2000, Panebianco, Torre Alta, Via Popilia, Bosco De Nicola, Gergeri), alcuni dei quali in qualche comparto urbano negli anni ’70 e ‘80 prese la fisionomia del vero e proprio “ghetto” (Popilia, San Vito, Gergeri) come nel medioevo il Cafarone per i giudei. Ad essi vanno affiancati, molto spesso per i disservizi e l’isolamento nei confronti del resto della città, le tre frazioni: Donnici, Borgo Partenope (già Torzano) e Sant’Ippolito, alle quali unire le borgate sparse nel territorio del Comune e il Colle Mussano con il Camposanto. Corredano il tomo schede sulla casa, i disabili, l’arredo urbano, l’area urbana, i parcheggi, la disoccupazione, la toponomastica, la qualità della vita, il decentramento. E inoltre una Nota Bibliografica, che utilizza documenti amministrativi e fiscali, saggi di urbanistica o di arte, studi specialistici, ma anche lo spoglio paziente delle pagine della stampa locale periodica o quotidiana. E infine un dettagliato Indice dei nomi delle persone citate nel libro.
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Cosenza vecchia. La periferia si fa centro

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“Il patrimonio architettonico costituisce un capitale spirituale, culturale, economico e sociale di valore insostituibile. Ogni generazione interpreta in maniera diversa ed in relazione ad idee nuove il passato. Qualsiasi riduzione di questo capitale costituisce tanto più una diminuzione di valori accumulati in quanto non può essere compensata neanche da creazioni di elevata qualità.” È l’art. 3 della Carta Europea Del Patrimonio Architettonico. A Cosenza, è anche un grido di dolore.

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Così come sono

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Una vastità di stati d’animo e sentimenti, gioie, soddisfazioni, delusioni, dolori, rimorsi che, ad un certo punto, senza un motivo apparente, una causa ben individuabile, risalgono in superficie esplodendo, come pomici e lapilli di un vulcano in eruzione. E c’è, conseguenza di questa magmatica congiunzione, una sorta di livello comunicativo, che supera i due approcci. Una magica relazione d’intenti che ad un certo punto si mette in moto. Dando voce, in qualche modo, ad una trionfale dichiarazione d’intenti.

 

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Crimine di stato. Cronaca di un delitto imperfetto

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“… Nino Di Guardo, nel suo libro, analizza i fatti posti a fondamento della proposta del Prefetto di sciogliere il Consiglio comunale di Misterbianco e, sulla basa di una critica serrata, ne mette a nudo in modo sobrio ed efficace l’assoluta inconsistenza. L’eccesso di potere nella forma dello sviamento appare evidente. Si è tratto spunto da una vicenda che nessuna influenza aveva avuto nella vita del Comune di Misterbianco al fine di sciogliere il Consiglio per una finalità del tutto estranca a quella di legge.”

(dalla Prefazione)

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Cristo se n’è andato

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Con Cristo se n’è andato Alfredo Strano dà alla letteratura meridionale il romanzo che sotto il profilo tematico le mancava. Non risulta davvero che gli scrittori meridionali abbiano preso a pretesto della loro macchina narrativa le guerre coloniali e specificatamente la guerra d’Etiopia e quei singolari combattenti italiani, sopratutto meridionali e calabresi, che ebbero nome meticcio di legionari lavoratori. Da questa solitudine dalla letteratura nazionale ove il nome più alto in fatto di narrazione della guerra d’Etiopia è quello di Ennio Flaiano con il romanzo Tempo di uccidere, la narrativa meridionale è stata tolta grazie a questo romanzo di Alfredo Strano, calabrese di Delianuova, emigrato in Australia, scrittore – grazie a Dio – non di professione e, quindi, attrezzato a raccontare, come diceva il De Sanctis, il vivente: ciò che c’è nella storia e nell’umana esperienza. Racconta Alfredo Strano come il lavoro per i meridionali è sempre una tragedia: o la fornace ardente dell’emigrazione o la fornace più ardente ancora della guerra, come in questo romanzo, in Etiopia, l’impero di cartapesta, la sconfitta collettiva e individuale. La sconta il popolo meridionale in fuga verso l’Etiopia, la sconta Ciccillo il pilota, il protagonista del romanzo, che tornerà da Asmara con la speranza che non muore e la lebbra che lo fa morire.

 

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Critica dell’antimafia

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Una lettura critica della legislazione antimafia, che passa attraverso le discutibili operazioni della magistratura, la rigidità del regime carcerario del 41 bis, le anomalie del “concorso esterno”, la presunta “trattativa” tra Stato e mafia. Un diritto imperfetto, che innesca continui conflitti con il potere politico e lede fondamentali garanzie costituzionali del cittadino.
L’accostamento di analisi storiche, sociali, giuridiche, permette inoltre una genuina riflessione su cosa siano divenute oggi le organizzazioni mafiose, e su quali siano gli strumenti migliori per combatterle. Senza farsi influenzare dal crescente allarmismo, dalle paure e dagli inganni che puntualmente ci vengono proposti.

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Cronache risorgimentali

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…Così quando, curiosando fra le vecchie carte di famiglia, ho trovato i due manoscritti di Antonio Serravalle su due fatti importanti della storia di Calabria, i moti del 1848 e il passaggio dei garibaldini dalla provincia di Catanzaro, ho pensato che non ci fosse niente di meglio che proporre queste letture a quanti sono desiderosi di formarsi una propria opinione, non filtrata da terzi, sullo stato del Regno di Napoli e sul Risorgimento in terra nostra… (dall’introduzione)

 

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