Libri

L’infinito tace e germina luce

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… Nella sua produzione poetica, Emilio si muove tra due estremi: da una parte la descrizione appassionata, con grande afflato poetico e parole, a volte leggere come il volo di farfalle, altre volte pesanti come pietre, della cruda realtà con tutte le sue contraddizioni e le sue storture. Il mondo di Emilio è segnato dalla sofferenza. Non solo dagli uomini ma da tutti gli esseri, fino alle onde del mare che stancamente, una dopo l’altra, muoiono sulla riva, in un divenire apparentemente senza fine e senza un fine, si leva un grido che è esigenza di senso e di giustificazione. L’altra dimensione delle poesie è l’anelito verso l’infinito dove ogni sofferenza si placa, tutti i contrasti rientrano nella pace. Questa concezione ha evocato l’immagine delle due facce di un tappeto persiano: da una parte un caos, e una selva di fili aggrovigliati, dall’altra l’ordine dei disegni e della figure che destano ammirazione ed allietano lo sguardo… (dalla Presentazione di Antonio Italia)

13,00

Rispondimi, bellezza

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Ora dunque appare gigantesca, quasi imbattibile l’onda dell’astrazione. Per essa vige il puro valore del numero, come se cioè “molto” fosse anche “molto bello, o valoroso, o intelligente”. Logica puramente finanziario-economica del mondo. Ci vogliono figli di N.N., del numero e del narcisismo, ovvero il culto dell’immagine di sé, culmine dell’io come monade, culmine di astrazione. Eppure, vive agile e forte nel moderno e nelle sue propaggini anche una idea, una visione di arte che – parimenti a ogni fenomeno storico – ha radici precise, nel crinale tra Oriente e Occidente in cui si formano le estetiche greca ed europea: arte come ritmica e drammatica composizione di misure. Tale composizione, per quanto diramata in forme e stili infiniti, contrastanti, slabbrati, spregiudicati, visionari, tremendi, esprime quel che Ungaretti chiamava “sentiment de l’infini” (dall’Introduzione).

16,00

Giuseppe Naccari

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Giuseppe Naccari ha iniziato la sua carriera di magistrato nel 1959 come Pretore presso la Pretura di Vibo Valentia, successivamente è stato, tra l’altro, Presidente del Tribunale di Palmi e Consigliere di Corte d’Appello di Catanzaro. Dotato di molteplici talenti, ha scritto numerosi volumi sulle tradizioni e gli autori calabresi e su argomenti di filosofia e spiritualità. Ha collaborato con molte riviste e testate giornalistiche, è stato opinionista della Gazzetta del Sud. Pittore e scultore, ha partecipato a numerose mostre in Italia e all’estero ed è stato recensito in prestigiose riviste e cataloghi del settore da autorevoli critici d’arte, ricevendo molti premi. È stato anche appassionato cultore del lavoro artigianale, dedicandosi, tra l’altro, al restauro di diverse statue di alcune chiese calabresi. Di indole sportiva, praticava molto volentieri il ciclismo. Fedele rotariano si è dedicato con slancio e devozione al servizio e ai valori fondanti l’organizzazione internazionale. Le notizie dettagliate sul suo lavoro e le sue varie attività sono proposte, nel decimo anno dalla sua dipartita, in questo volume scritto a più mani con affetto, insieme ai ricordi dei familiari, di colleghi e amici che hanno condiviso con lui parte del proprio cammino di vita…

12,00

Mutatis mutandis

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In questa strana primavera che non accenna a farsi estate, andrò con la memoria a tutti quegli istanti fulminei e lentissimi che hanno caratterizzato il mio incontro con Mimmo e la sua filosofia, che di questo infatti si tratta.Per Mimmo incarnava la filosofia allo stato puro.. Perciò andrò avanti e indietro nel tempo usando quel flusso di coscienza che caratterizza tutto il ‘900: se è vero che il tempo non esiste, almeno filosoficamente…

Ciò che è sicuro è che Mimmo lo incontrai la prima volta verso la metà degli anni ’70 in un appartamentino di Trastevere dove ci riunivamo con un minuto gruppo di amici a leggere e commentare alcuni saggi di filosofia, come “L’ordine del discorso” di Michel Foucault.

Anche in queste occasioni, rimasi colpito ed affascinato dal suo intervento, Mimmo lo conosceva come le sue tasche…

Cerco di prendere il libro dallo scaffale della libreria e non lo trovo.

14,00

Il rumore dei pensieri

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Sara è una donna realizzata, sposata con Alessandro con cui condivide l’amore per Giulia, la figlia quindicenne. Sullo sfondo di una Calabria affascinante e misteriosa, spiccano le amiche fedelissime, Greta e Silvietta, e il fratello Luca, pronti a tenderle la mano. Siamo nel 2017 quando la malattia della madre Beatrice sconvolge la sua quotidianità. In fin di vita, le accenna di un segreto da ricercare in un vecchio baule. Poi muore, lasciandola nella disperazione e nell’incertezza. In questo momento così difficile trova conforto nell’amore della sua famiglia. Quando decide di andare alla ricerca del baule, però, l’atteggiamento del marito diventa inspiegabilmente ostile. Sara, già piegata dalla sofferenza per la grave perdita, decide di andare avanti da sola. Una storia appassionante, a tratti inquietante, con personaggi coinvolgenti che entreranno nel cuore del lettore e lo condurranno per mano alla ricerca di una verità custodita per lunghi anni nei meandri di una polverosa soffitta.

16,00

Rimpiazzamenti, ibridazioni e antagonismo sociale

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Il focus del libro non riguarda la rivoluzione in atto (Quarta rivoluzione industriale, o anche Rivoluzione digitale), o per lo meno non affronta direttamente la questione. Eppure, uno dei risultati più interessanti dell’opera sta proprio nel fornirci alcune chiavi di lettura “strategiche” per leggere e interpretare proprio il cambiamento odierno. Chiavi di lettura alle quali l’autore perviene dopo una attenta e approfondita ricognizione e spiegazione del pensiero storico-sociologico di alcuni noti e meno noti teorici delle Scienze sociali, comprese le Scienze storiche. Pinello offre interessanti e originali punti teorici di confronto e di intersezione, riempiendo via via la sua costruzione teorico-concettuale in modo convincente e sempre grazie ad una sottile e particolareggiata argomentazione. Concetti come quelli di ibridazione, di rimpiazzamento, di antagonismo ci aiutano a focalizzare sempre più specificamente fenomeni di statica e di dinamica sociale altrimenti difficili da isolare con i tradizionali strumenti interpretativi della teoria sociologica. Questo volume costituisce un viaggio davvero ambizioso che l’autore effettua nel pensiero storico-sociologico di alcuni tra i più rilevanti protagonisti delle Scienze sociali in tema di mutamento, crisi e trasformazione, aggiungendovi delle originali argomentazioni e ipotesi personali che possono senz’altro costituire la base di successivi sviluppi teorici e di ricerca. (dalla Presentazione di Andrea Millefiorini)

20,00

Oro e sangue nelle battaglie: Lepanto 7 ottobre 1571

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Tropea (VV) 7 Ottobre 2021: la città commemora il 450° anniversario della battaglia di Lepanto, combattutasi il 7 Ottobre 1571. Si scontrano l’Armata navale della Lega Santa, fortemente voluta da Papa Pio V e che vede unite le flotte di Spagna, Venezia, Genova, Stato Pontificio e i Cavalieri di Malta guidate da Don Giovanni d’Austria (figlio di Carlo V) e quella dell’Impero Ottomano, guidata da Alì Pascià. Lo scontro è terribile e feroce: le due Armate nemiche hanno comandanti coraggiosi ed esperti, equipaggi e truppe ben addestrati e motivati sia sul piano politico e militare che sul piano religioso. Vinse l’Armata navale cristiana. Il mare di Lepanto si colorò di rosso per il sangue sparso da vinti e vincitori e decine di galee vennero affondate e bruciate in combattimento dall’una e dall’altra parte. La lotta fu spietata e l’Armata cristiana uccise i naufraghi anche a vittoria acquisita, massacrandoli senza pietà. La vittoria bloccò l’avanzata ottomana nel Mediterraneo occidentale e garantì agli Stati Cristiani l’agognata sicurezza militare. Alla battaglia parteciparono tre galee di volontari partiti da Tropea. Alcuni dei volontari caddero in combattimento. È per ricordare il loro sacrificio e il loro contributo alla vittoria che la città di Tropea ha organizzato la celebrazione del 450° anniversario della battaglia. Durante la cerimonia Saverio Di Bella, storico, ha reso noto il ritrovamento della Relazione che Don Giovanni d’Austria stilò sulla battaglia per il Re Filippo II. È importante cogliere lo spirito della battaglia di Lepanto considerato che ogni battaglia decisiva ha una propria anima, cupa e splendida, tenebrosa e limpida, fascinosa e infernale. Un groviglio di sentimenti, ragioni, interessi contraddittori che illude, affascina, sconcerta per gli abissi che apre sulla vita e la morte quando la causa per cui si combatte è ritenuta degna, giusta e doverosa.

25,00

Modificazioni culturali delle nuove comunità dei borghi

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A cura di Viola D’Ettore Supporto organizzativo Krizia Ciangola e Raniero Maggini

Revisione scientifica Adriano Paolella

Comunicazione Matilde Spadaro e Dafne Cola

Progetto grafico Alessandra Strano

 

Molti degli interventi di restauro, valorizzazione dei beni culturali e di costruzione di servizi nei piccoli insediamenti delle aree interne sono stati motivati da prospettive di turismo poco verosimili. Queste prospettive, funzionali all’ottenimento di finanziamenti, spesso si sono dimostrate errate o insufficienti; per quanto fondamentale, infatti, non si può incentrare esclusivamente sul turismo alcuna strategia finalizzata a favorire l’abitabilità dei piccoli insediamenti. Un settore che dovrebbe essere gestito con molta attenzione, collegandolo strettamente alla qualità dei luoghi, al rischio di compromissione delle risorse, alla necessità di conservazione dei beni comuni. Inoltre il turismo porta vantaggi principalmente agli operatori che si interfacciano con il flusso dei fruitori; essi sono una parte della comunità e, in ragione di ciò, l’aumento dei visitatori può costituire un grande vantaggio per alcuni ma portare ridotti benefici per tutti gli altri, costituendo al contempo una iattura per l’ambiente, il paesaggio e la cultura locale. Stare “seduti” su di una risorsa comune (paesaggio, cultura, ambiente) e utilizzarla imprenditorialmente per ottenere dei profitti individuali non è esattamente favorire la comunità. Esemplificativo il caso di Santo Stefano di Sessanio, presentato più volte da Giovanni Cialone, dove dopo quasi un ventennio di turismo di massa stagionale il Pil medio del Comune, la natalità e il numero degli abitanti si sono ridotti. La presenza di operatori non residenti, la mancanza di trasferimento degli utili su progetti sociali e condivisi, il disinteresse nei confronti della gestione del carico antropico sono le motivazioni principali di tale diffusa condizione. L’intervento nei piccoli insediamenti delle aree interne è più complesso dell’esclusivo sfruttamento delle risorse per fini turistici. Gli interessi individuali vanno riportati all’interno di quel “mosaico” di parti che compongono la ricchezza e il funzionamento delle comunità. E per questo è opportuno comporre un tessuto sociale aperto, in cui si possano integrare vecchi e nuovi abitanti, in cui mettere a patrimonio comune la diversità delle singole storie in una “solidarietà” dell’operare insieme per il benessere comune.

5,00

Una buona stella

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Serve una prefazione? NO Serve una dedica? NO Serve una lettera? SÌ. A chi? Agli adulti! Ai GRANDI della Terra.

 

La mattina non mi alzo più presto dal letto, per andare a scuola a piedi con i miei compagni. La campanella della scuola non suona più La mia classe non c’è più. La mia scuola non esiste più. La mia scuola è distrutta. Ogni giorno, in silenzio ripasso le cose che ho imparato: le poesie, i numeri, le tabelline, la Storia. Ripasso per non dimenticare. Ma poi penso: a che serve? Tanto non serve più perché la mia classe non c’è più, il mio maestro non c’è più, la mia scuola non esiste più!

10,00

40 anni di ricerca e divulgazione 1983-2023

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Il 12 aprile del 1983, quarant’anni fa, diciotto intellettuali calabresi fondarono a Cosenza, nello studio del notaio Gullo in via Caloprese, l’Istituto Calabrese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea (ICSAIC). Era il secondo organismo meridionale, dopo quello di Napoli, aderente all’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia (INSMLI), che Ferruccio Parri aveva fondato nel 1949 con lo scopo di custodire e studiare il patrimonio documentario del Corpo Volontari della Libertà (CVL) e del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) di cui era stato vicecomandante con il nome di battaglia di «Maurizio». Oggi quell’Istituto, che ha sede a Milano, porta il suo nome e l’ICSAIC fa sempre parte della «Rete Parri» assieme ad altri sessantasei Istituti sparsi su tutto il territorio nazionale, prevalentemente al Nord, com’è logico che sia. È una rete che, ferme restando la valorizzazione della storia della Resistenza e le radici nella cultura costituzionale antifascista, opera a vasto raggio in tutta la materia della storia contemporanea italiana, con lo spirito critico che la storiografia impone. Nei suoi primi quarant’anni l’ICSAIC ha fatto la sua parte per la migliore comprensione storiografica contemporaneistica «vista dalla Calabria», ma senza provincialismi e localismi, a cominciare dalla conoscenza del grande apporto che la nostra regione diede alla guerra di Liberazione, con centinaia di partigiani, tra cui alcuni capi prestigiosi che combatterono al Nord e nella Resistenza romana. Nel solo Piemonte i partigiani calabresi furono 506, di cui 71 caduti. L’ICSAIC ha anche il merito di aver “salvato” e custodito diversi importanti fondi archivistici consultabili dagli studiosi, di aver pubblicato negli anni oltre venti volumi di storia calabrese, decine di numeri di riviste (oggi «Rivista storica della Calabria del ‘900», curata dal direttore scientifico dell’Istituto, Vittorio Cappelli), e di svolgere un’assidua attività didattica nelle scuole della regione attraverso la commissione per la didattica della storia oggi coordinata da Giuseppe Ferraro. È doveroso perciò ricordare i nomi dei diciotto fondatori del nostro Istituto, che quarant’anni fa ebbero la felice intuizione d’inserire la storiografia calabrese nel più ampio contesto nazionale. Ecco l’elenco, secondo l’ordine dell’atto notarile: Fulvio Mazza, Isolo Sangineto, Maria Tolone, Tobia Cornacchioli, Luigi Maria Lombardi Satriani, Amelia Paparazzo, Francesco Volpe, Alfonso Francesco Alimena, Maria Gabriella Chiodo, Fausto Cozzetto, Maria Grasso, Maria Marcella Greco, Giuseppe Masi, Giovanni Sole, Enrico Esposito, Alfredo Aloi, Mario De Bonis, Ottavio Cavalcanti.

8,00

Nanni Moretti

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 « Nanni Moretti è l’autore italiano che più di altri ha saputo leggere il presente, riconsegnarne i sentimenti, percepirne gli smarrimenti, rappresentarne le fratture. Da Io sono un autarchico a Il sol dell’avvenire, nel cinema di Moretti è in gioco una radicale crisi della presenza del soggetto al mondo, che assume e prende le forme della nevrosi e dello spaesamento, e che trova copertura nella costruzione di maschere comiche, esagerate, idiosincratiche, sempre comunque capaci di cogliere profonde verità. È in un intreccio di dramma e grottesco, di dolore e gioia, che si condensano i caratteri di un cinema che ha saputo raccontare come nessun altro lo stato di crisi di un soggetto, di una nazione, di un’epoca. Il saggio di Roberto De Gaetano entra nel corpo vivo del cinema di Moretti, misurando tutta l’incandescenza del suo rapporto con l’attualità italiana (sociale e politica), e con un presente inquieto, irrisolto, molte volte doloroso, spesso comico.

18,00

Guida alle sculture di Cosenza

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Finora, con qualche piccola eccezione, non esisteva uno strumento così esaustivo e puntuale, in grado di ricostruire, pur nella sua agilità e facilità di consultazione, la storia del MAB (il Museo all’aperto Bilotti) di Cosenza, e delle altre sculture presenti in città, corredandola con descrizioni, altrettanto puntuali e rigorose, sugli artisti autori delle opere custodite nel nostro Museo en plein air, con l’ulteriore arricchimento di commenti critici e testimonianze di storici dell’arte che hanno conosciuto e indagato a fondo le opere degli stessi maestri del XX secolo che popolano la città dei Bruzi. (Dalla prefazione di Franz Caruso Sindaco di Cosenza)

14,00

Gli ultimi romanzi di Matilde Serao

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Potrei ricordarla come l’innovatrice del giornalismo italiano, rischiando di essere riduttivi, perché nella delicata fase di transito tra Ottocento e Novecento fu proprio lei, Matilde Serao, a guidare il cambiamento nel mondo dell’informazione. Una donna tenace, determinata e caparbia che seppe farsi valere in un ambiente prettamente maschile fondando e dirigendo un giornale che non si occupava di argomenti frivoli e mondani, costume e società, ma di cronaca, politica, cultura. Fu candidata sei volte al premio Nobel per la Letteratura, ma non lo vinse mai. Nel 1926 la sua candidatura fu impedita da Mussolini che volle punirla a causa delle sue posizioni avverse al fascismo. Il merito di Matilde Serao non fu riconosciuto da alcun premio né nobilitato da alcuna medaglia, è tutto racchiuso nei suoi numerosi libri e negli articoli che scrisse per tutta la vita con piglio ardimentoso e mano ferma, raccontando vicissitudini, miracoli e disgrazie del proprio tempo. Oggi sono le sue pagine a raccontare di lei, a dire che donna meravigliosa è stata: una donna capace di abbattere i muri delle convenzioni sociali e delle questioni di genere.

13,00

A quarant’anni dal volume di Francesco Zanchini di Castiglionchio

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Nel volume si raccolgono gli atti di un incontro napoletano celebrativo dei quarant’anni di un fortunato volume di Francesco Zanchini di Castiglionchio, che s’inquadra nel clima di rinnovamneto carismatico, di evidente ispirazione paolina, con cui dovettero misurarsi la teologia cattolica ed il diritoo canonico soprattutto durante ma anche dopo il Concilio Vaticano II. Completa il volume un’appendice contenete un recente lavoro di Zanchini su primato, popolo e concilio ed un altro di Raffaele Coppola sulla controversa figura di Martin Lutero.

8,9916,00
ebook - cartaceo

Quasi un bilancio

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Si raccolgono in questo volume alcuni dei saggi scritti negli ultimi anni, sia storici che giuridici, più o meno impegnati. In alcuni csi si completano ricerche precedentemente affrontate, in altri v’è un approfondimento di quanto già detto. Come può trarsi dal titolo, si tratta di un primo bilancio che si spera non sia definitivo.
9,9920,00
ebook - cartaceo

La condanna della mafia nel recente Magistero: profili penali canonistici e ricadute nella prassi ecclesiale delle Chiese di Calabria e Sicilia

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Nonostante negli ultimi anni la pubblicistica abbia offerto importanti ricerche e analisi sul rapporto della religione cattolica con la mafia, questo libro di Nino Mantineo offre importanti elementi di novità. Pervaso da una passione civile, svolge un’analisi “tecnica” con una dettagliata attenzione ai canoni che disciplinano la pratica religiosa e la stessa esperienza di fede; segnala criticamente “il ritardo della Chiesa”, ne spiega ragioni e sviluppi; coglie gli elementi di novità maturati nel tempo; avverte il decisivo punto di non ritorno raggiunto negli ultimi anni. La questione del rapporto della religione con le mafie non può essere affrontata in maniera semplicistica o unilaterale: quando si parla di religione e ancor più di Chiesa e sacerdoti, nonostante le apparenze, non si parla mai di un monolite, bensì di un mondo nel quale vi sono orientamenti prevalenti ma non del tutto esclusivi; quindi serve molta sensibilità per distinguere e cogliere le varie sfaccettature, anche quelle che agiscono sotto traccia. Anche quando intervengono personalità “forti”, anche per l’autorità esercitata, la loro voce agisce in una prospettiva di prevalenza e non di totalità. Dall’introduzione di Tano Grasso
8,9918,00
ebook - cartaceo

Dinamiche di integrazione dell’ordinamento civile, diritto canonico e libertà del credente

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l rinnovato interesse dei giuristi manifestato contestualmente per il pensiero di Francesco Scaduto, restauratore e costruttore del diritto ecclesiastico nell’Italia postunitaria, e Pasquale S. Mancini, fondatore della scuola italiana di diritto internazionale privato nonché protagonista dell’attività legislativa ecclesiasticistica ottocentesca, sembra costituire qualcosa di più di una mera coincidenza. L’indizio più intrigante è la tempistica di questa “riscoperta”, che per entrambi prende l’abbrivo nello scorcio del secolo scorso, in una stagione dell’esperienza giuridica dove già si afferma l’ambizione di metabolizzare due grandi e ambivalenti tematiche: la progressiva integrazione tra ordinamenti giuridici che perdono la pretesa dell’esclusività cercando di mantenere la propria identità; il presidio dei diritti fondamentali, contemporaneamente elemento di raccordo ma anche di possibile interferenza nella dimensione interordinamentale.
Non sorprende, dunque, di scorgere in quella stessa recente riscoperta un’affine, duplice urgenza: la ricerca di approcci non condizionati da concezioni intrinsecamente stataliste/esclusiviste e proclivi all’idea di un sistema tendenzialmente ‘aperto’ al contributo di valori ‘estranei’/’altri’, come quelli confessionali; il tentativo di tradurre in un linguaggio postmoderno le enunciazioni di principio di allora sulla delineazione di margini e modalità di protezione delle coinvolte istanze basilari (e identitarie) individuali alla luce di esigenze altrettanto basilari dell’ordinamento civile.
Il volume trae spunto da questa duplice tendenza, per procedere al recupero di antiche chiavi di lettura, impostazioni e soluzioni, ed alla disamina del loro influsso su successive analisi giuridiche, sulla scorta dell’ipotesi che le prime, una volta “filtrate” e ricontestualizzate, possono tornare ad apparire potenzialmente applicabili a contesti pur nel frattempo enormemente mutati, rispetto al tema saliente dell’integrazione dell’ordinamento civile da parte del diritto canonico, e a quello correlato della salvaguardia della libertà del credente.
12,9925,00
ebook - cartaceo

Pluralismo religioso e dialogo interculturale. L’inclusione giuridica delle diversità

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La stretta connessione tra «interculturalità» e «dialogo» costituisce il fil rouge della riflessione sulle politiche di inclusione delle diversità, rappresentato dal sintagma «dialogo interculturale». L’analisi degli strumenti gius-politici di dialogo istituzionale – previsti sia nell’ordinamento italiano nel rapporto con le confessioni religiose, sia nel diritto dell’Unione Europea – così come anche le forme di dialogo sui diritti umani o di dialogo interreligioso consentono di approfondire la peculiarità che contraddistingue il «dialogo interculturale», rispetto alle altre forme dialogiche e di interazione, proprio in virtù della sua potenzialità di integrazione delle differenze. Il processo di inclusione della diversità innestato dal «dialogo interculturale» investe in misura crescente anche il campo giuridico in un’ottica di formazione del futuro operatore del diritto attrezzato ad affrontare le sfide che la multireligiosità e l’interculturalità impongono. In tale prospettiva, la conoscenza dei diritti religiosi costituisce una delle nuove frontiere del sapere giuridico in funzione di un proficuo «dialogo tra i diritti» che si realizza attraverso l’interpretazione del dato giuridico in senso interculturale, al fine della costruzione di una concreta società coesa, rispettosa dei principi di libertà e uguaglianza nella diversità che costituiscono i principi fondamentali del costituzionalismo occidentale.
8,9918,00
ebook - cartaceo

Il possibile il concreto

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Conversazione con Francesco Kostner

Prefazione di Eugenio Corcioni

Crediamo che il punto forte di questo volume sia rappresentato da un elemento effettivamente in grado di fare la differenza: la credibilità, personale e professionale, di Franco Petramala, già presidente del Coreco, dirigente generale della Regione Calabria, e manager della sanità, a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. L’“epoca d’oro”, si ricorda ancora, e sono trascorsi più di trent’anni, di questo settore bistrattato e sofferente, che vede la nostra provincia e la Calabria ancora lontane dai livelli di efficienza e di capacità organizzativa di altre regioni. 

Un patrimonio reputazionale d’incomparabile rilevanza costruito, durante il labirintico percorso di una vita, attraverso la scrupolosa osservanza di una rigorosa disciplina etica, di norme e comportamenti funzionali alla tutela degli interessi generali, di attività, ruoli e funzioni istituzionali. 

La questione è seria. E come tale va considerata, provando a cogliere il significato di questa condizione “ogge-sogge-ttiva”, e il suo potenziale effetto emulativo. Centro, destra, sinistra, cittadini dimostrano, infatti, di ritrovarsi in una rassicurante convergenza di vedute e valutazioni, quando si parla di Petramala e delle sue performance in uno dei settori tuttora più critici dell’azione pubblica, appunto quello sanitario, che grazie a lui, negli anni ’90, fece registrare a Cosenza una fase di altissima qualificazione organizzativa, un significativo risveglio dell’orgoglio aziendale e un deciso viraggio del sistema ospedaliero verso l’applicazione delle più avanzate tecnologie. … (Da Perché di Francesco Kostner)

15,00

Out of Italy

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«Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene». Sono parole che vengono da lontano, che ben si attagliano allo spirito con cui questo volume è stato costruito: sono parole del giudice Paolo Borsellino, scomparso il 19 luglio 1992, assassinato da Cosa nostra, insieme a cinque dei poliziotti della sua scorta, in circostanze note. Abbiamo voluto fare nostra l’esortazione che contengono, perché le mafie, per prosperare, pur mettendosi episodicamente in mostra distraendosi e distraendoci attraverso varie attività di sfoggio, hanno soprattutto bisogno del nostro silenzio, della nostra disattenzione: e noi rispondiamo utilizzando la parola scritta, quella meno effimera, quella di cui perdurano più a lungo le tracce, contribuendo ad alimentare la dimensione civile del sapere e della conoscenza.

18,00

La tutela delle identità religiose nel sistema sportivo. Problematiche giuridiche

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L’analisi del pluralismo religioso nel mondo dello sport, attraverso il richiamo alle differenti fattispecie in cui lo stesso si manifesta, consente di enucleare due ordini di considerazioni generali. In primo luogo, è possibile asserire che lo sport viene vissuto, oltre che come mezzo educativo e di formazione dell’individuo, anche quale strumento attraverso cui testimoniare il credo religioso di appartenenza. Se improntato ai principi di lealtà, di non discriminazione e di non violenza, lo sport concorre alla piena affermazione e crescita dell’identità personale. D’altra parte, le religioni, attraverso il dialogo e la condivisione del linguaggio universale dello sport, appaiono favorire un senso comune di appartenenza e di partecipazione per l’affermarsi di uno sport che sia occasione per avviare quei processi di cambiamento essenziali ai fini della costruzione di una società effettivamente inclusiva In second’ordine si può constatare come la tendenziale ‘neutralità’ del sistema sportivo rispetto al fenomeno religioso possa implicare spesso la mancata predisposizione di clausole contrattuali, statutarie o regolamentari che tengano adeguatamente conto dell’identità specifica dell’atleta. Non meno problematica si prospetta la tutela giurisdizionale dei diritti e delle libertà fondamentali dell’atleta. La complessa articolazione del sistema di giustizia sportiva, infatti, appare lasciare irrisolte le questioni di tutela dell’identità religiosa dell’atleta. Di non facile soluzione si prospetta, pertanto, l’individuazione di adeguate risposte alle diverse istanze identitarie. Per quanto lungo ed incerto, tuttavia, tale percorso di ricerca appare necessario al fine di assicurare una effettiva tutela delle diversità nello sport. L’autonomia normativa e giurisdizionale dell’ordinamento sportivo, infatti, non può non rapportarsi con l’esigenza tanto di tutelare le identità specifiche degli atleti quanto di non ignorare le religioni professate o di privilegiarne una a scapito delle altre. Soltanto in questa direzione, può essere assicurata una partecipazione allo sport che consenta all’“atleta-fedele” di esprimere o meno la propria appartenenza religiosa senza che tale scelta possa ledere l’adesione al sistema sportivo ovvero implicare compressioni della libertà religiosa.

9,9920,00
ebook - cartaceo

Il volontariato che cambia

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testi di Carlo De Rose, Antonio Samà, Luciana Taddei, Francesca Falcone.

 

A distanza di dieci anni dall’ultima indagine condotta sul volontariato locale, il CSV di Cosenza ha deciso di commissionare al Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università della Calabria una nuova ricerca i cui risultati trovano una prima sintesi nel presente volume. L’intento perseguito è stato duplice. In primo luogo si è inteso promuovere una ricognizione che consentisse di tracciare il quadro d’insieme degli enti di terzo settore della provincia di Cosenza, la loro distribuzione sul territorio, gli ambiti di intervento in cui sono impegnati, l’organizzazione interna adottata, le persone coinvolte, l’orientamento verso il lavoro di rete e la cooperazione con le amministrazioni locali. Tale ricognizione è apparsa necessaria anche in ragione delle trasformazioni indotte dalla recente riforma innescatasi con la legge delega 106/2016 e con la successiva approvazione del decreto legislativo 117/2017 che ha sancito l’adozione del Codice del terzo settore. La revisione della normativa nazionale ha infatti delineato nuove funzioni per i centri di servizio per il volontariato, assegnando loro il compito di supportare l’insieme degli enti del terzo settore locale, a prescindere dalla loro configurazione statuaria quali associazioni di volontariato. Attraverso la ricerca si è inoltre inteso acquisire le opinioni e le esperienze di chi opera all’interno degli enti del terzo settore al fine di delineare sfide e strategie future del CSV. Ciò tenendo conto dei cambiamenti in atto nel tessuto sociale di cui è possibile riconoscere i riflessi anche nelle molteplici declinazioni del volontariato quali espressioni di una cittadinanza attiva, che si ridefinisce sia nelle motivazioni che nelle 8 concrete forme dell’impegno teso a costruire una comunità più solidale. La ricognizione operata sul territorio provinciale ha pertanto rappresentato un’occasione per ripensare anche l’offerta dei servizi e l’assetto organizzativo del CSV di Cosenza, questione questa per nulla secondaria attesa la necessità di conciliare al meglio le risorse disponibili con i bisogni emergenti, stabilendo priorità e azioni da privilegiare per il prossimo futuro. Un’attività laboriosa, condotta dando voce ai protagonisti, prevedendo appositi focus e interviste sia con i responsabili degli enti del territorio che con i volontari impegnati nelle attività. Un’attività che ha anche imposto momenti di confronto tra il gruppo di ricercatori, i componenti del consiglio direttivo e lo staff tecnico del CSV. Di questo confronto a più voci vi è una chiara traccia nelle linee d’azione proposte nella conclusione del volume dove vengono ridefiniti la possibile mission e vision del CSV di Cosenza, consegnando ad una riflessione collettiva temi e questioni che restano aperti proponendo interrogativi che vanno oltre i confini del territorio provinciale interpellando l’intera comunità nazionale del terzo settore. Considerato l’impegno richiesto per portare a termine il lavoro di ricerca presentato in questo volume, il mio vivo ringraziamento va ai presidenti degli enti di terzo settore che hanno generosamente offerto il proprio tempo e le proprie idee in occasione delle interviste e dei focus group organizzati dal gruppo dei ricercatori, ai volontari che hanno partecipato all’indagine raccontando la propria esperienza e naturalmente anche al consiglio direttivo e allo staff del CSV che si sono messi in gioco ed hanno saputo cogliere questa opportunità.

Gianni Romeo Presidente del CSV Cosenza

15,00

Ish një herë Pinoqi/ C’era una volta Pinocchio

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Libero adattamento di Rossella Blaiotta

Traduzione di Flavia D’Agostino

Illustrazioni di Paolo Cozzolino

L’Associazione culturale Vorea ha voluto realizzare un traguardo molto ambizioso, cioè il libero adattamento teatrale della favola di Pinocchio. Un incoraggiamento a questo nostro impegno è venuto dal prof. Neritan Ceka e dal conferimento del titolo di Mjeshtër I Madh da parte del Presidente della Repubblica d’Albania Bujar Nishani alla mia persona, ma indirettamente a tutti coloro che con me si stanno impegnando per dare nuovo impulso alla dimensione linguistica della nostra minoranza attraverso il teatro. Gli attori della compagnia, ragazzi, giovani e adulti hanno interpretato i personaggi della fiaba più conosciuta nel mondo, divertendosi e trasmettendo agli spettatori grande emozione. È nata così l’idea di pubblicare il nostro testo teatrale di Pinocchio, in modo che altri ragazzi possano leggerlo e, opportunamente guidati e attraverso il gioco del teatro, possano divertirsi e contribuire alla rivitalizzazione della nostra bella lingua arbëreshe. Il Presidente dell’Associazione VOREA Lucia Martino

4,998,00
ebook - cartaceo

Studi pirandelliani 18

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Io vi presento l’antico e moderno TEATRO DRAMMATICO, l’omerico-pirandelliano Teatro Umoristico, l’eterno Teatro Caos-Cosmo-Pan: la lontana pitagorica ARMONIA (Muraglia-Fortezza)-ANIMA (speranza-sofia)-ARIA APERTA (musica-tragedia del treno pindarico)-ALBAURORAROSA (vita-primavera-resurrezione-ritorno-pasqua-passione-pathos-pietà-sentimento del contrario-patente dello Spirito-Vento Solare Zefiro-Zero, l’Amico-Filosofo Rosario-Romano della Rosa, l’Auriga Delfico Nessuno-Esseneto-Nesso-Nocio-Nofrio in carrozza-giornata del Taumaturgo-Sole Achille-Calcante-Calogero-Ercole-Eracle Salvatore), il TRONO DIPINTO della LUNAROSA-DOPPIA (Ninfarosa Calipso-Hypsas-Psiche-Nausica-Afrodite), la DRAMMATURGA-MAESTRA-MUSA-ATTRICE CARATTERISTA (Atena Palla-Pandora-Mela-Noce-Giocasta-Gioconda dalle mani incrociate nell’armonia-mano di Leonardo-Newton), la MASCHERA (Medusa-Saffo Trivia = Tre Marie-Moire-Cariti-Grazie-Graie-Gorgoni-Zingarelle Cantanti-Ballerine di Tomasi di Lampedusa) FUNEBRE-CARNEVALESCA-TROVADORICA-VUOTA-BAROCCA CONDUTTRICE (Hodighitria-Itria), la MADONNA ANTONELLIANA dalla mano levata, il velo-sguardo abbassato sulla Lettera-Giornata Una-Natalizia-Catartica (Iliade della tragedia-armonia-catarsi-siesta-dimenticanza-pianto = scudo-arco-croce dello Spirito-Personaggio Nessuno-Odisseo-Mida-Dima) e Trinacria-Pasquale-Catastrofica (Odissea della catastrofe-corsa-memoria-risata = lancia-remo-rábdos-rabbia-ira dello Spirito-Personaggio Nessuno-Odisseo-Mida-Dima) del TAUMATURGO-SOLE (Calogero-Carlo-Lollò) UOMO-SPIRITO-OMBRA (Auleta Trovatore) DIO-PENSIERO-SOGNO-GIORNO-GIGANTE-KOUROS-FIORE-SIGNORE (Drammaturgo-Mimo-Mummia-Bara-Baracca-Bacheca-Cassetta-Caverna-Giara-Valigia-Arca-Barca-Navicella-Faselo-Guscio di Noce = Conte (Crise-Cristo) di Luna (Criseide-Cristaredda) = Signore della Nave) UNO-LUSTRALE-ACRONE (Figlio-Giglio-Diodoro-Lorenzo) e TRINO-FISICO-CRONO (Cosimo): «… la barchetta della mia finzione poté alla fine filare al largo e issar la vela della fantasia…» (Pirandello, “Pascal”). Io vi presento il TEATRO (tragedia-catarsi-armonia-anima-aria aperta-albaurorarosa-catastrofe-picàta-Pitica-Itaca-isola-corona-anello-orchestra del teatro greco all’aperto) d’ARTE (Mimesi-Armonia-Muraglia-Anima-Manna-Mano-Firma-Leggenda-Legge-Religione-Fede-Patto d’Amore-Anello tra il Grande Me-Dio-Pensiero- Sogno Eterno e il piccolo me-uomo mortale) di PIRANDELLO-OMERO, lo sconosciuto Artista Auleta Trovatore LI-O-LA’: il POETA (Padre-Uomo Uno del passato di Lì), il PERSONAGGIO (Spirito-Virtù Nessuno-O del futuro del cielo) e il REGISTA (Figlio-Tela-Vesta-Vestia-Bestia Centomila del presente di Là): «Oh paesello mio addormentato, che scompiglio dimani, alla notizia della mia resurrezione!… enorme, omerica risata…» (Pirandello, “Pascal”). Io vi presento lo SPIRITO FEDONE («Fede» scriveva Maestro Alberto Fiorentino «è sustanzia di cose da sperare, e argomento e pruova di non appariscenti.» (Nota di don Eligio Pellegrinotto.)…) del DRAMMATURGO-MAESTRO PIRANDELLO-OMERO, L’ARTISTA (Scrittore-Incisore Architetto Pittore Musicista Scultore) AULETA TROVATORE (Mida) della Tragedia-Armonia-Anello (del Magnifico Colosso Telemaco-Macco-Bacco-Pandoro Lindo-Candido-Vergilio-Falaride, il Fantasma svegliato dall’Albaurorarosa-Armonia-Mano-Anello dello Spirito-Vento Ecnomo Nessuno-Nonò-Nonno-Ombra del Taumaturgo-Sole Calogero d’Akragas-Panopoli-Trapani): «… il nonno m’aveva regalato quell’anellino a Firenze, uscendo dalla Galleria degli Uffizi… Ecco spiegato il mistero!…» (Pirandello, “Pascal”). Nella mia Presentazione lo Spirito-Fedone svela la FEDE-PATTO tra l’UOMO (Poeta-Personaggio Uno-Nessuno) e il DIO (Dramma-Regista Centomila). L’Autrice

10,00

La valenza probatoria delle digital evidence acquisite nelle indagini preliminari

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Nel processo penale, le evidenze informatiche vengono introdotte nella fase delle indagini preliminari attraverso accertamenti urgenti, attività tecniche non ripetibili, mediante perquisizioni e sequestri informatici o captazione dinamica di informazioni, a seguito di attività di ricerca e acquisizione palese da parte degli organi investigativi, o ancora volontariamente conferiti da soggetti coinvolti nelle indagini, atteggiandosi in questo caso come prove documentali. Da qui l’espressione “il regno della tecnologia nelle indagini preliminari”, circostanza che determina lo spostamento del baricentro dell’impianto processuale penale dalla sua sede naturale di formazione della prova, il dibattimento, alla fase antecedente delle indagini preliminari, determinando uno svilimento della natura accusatoria che il codice di rito vigente ha idealmente attribuito al processo, favorendo la scelta di riti alternativi come il patteggiamento o il rito abbreviato che, operando con il consenso dell’imputato, omettono lo svolgimento della fase dibattimentale. L’incremento esponenziale dell’utilizzo della prova informativa ed il suo assoluto protagonismo nelle indagini di polizia accentuano le criticità del sistema processuale penale, determinando gravi ricadute in tema di attendibilità degli accertamenti e di tutela delle garanzie difensive dell’indagato, rimanendo inibita la formazione in contradditorio tra le parti degli elementi di prova.

14,00

Progettare il futuro

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Quali sono gli obiettivi che si deve porre l’architettura per migliorare le condizioni dell’ambiente e favorire il benessere diffuso degli abitanti? L’attuale innovazione è coerente con l’obiettivo di risolvere i principali problemi contemporanei? L’architettura può essere “bella” anche interessandosi della riduzione del degrado ambientale e dell’iniquità sociale? Il progetto e il progettista hanno un ruolo sociale? Come il progetto può configurare il futuro? Queste sono alcune delle questioni trattate dagli studenti del corso “Progettare il futuro” considerate imprescindibili per delineare un’architettura e una professione capaci di risolvere problemi diffusi e migliorare le condizioni di vita delle comunità…

10,00

mamma Natuzza

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Il 6 aprile 2019, come Vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, ho potuto aprire la tanto desiderata Causa di Beatificazione di Natuzza Evolo, mamma Natuzza: evento atteso e sospirato con grande e pressante trepidazione da tutti. Con mia soddisfazione e gioia di tutti, pertanto, quel pomeriggio, nel piazzale della Villa della Gioia di Paravati, insieme al Postulatore Don Enzo Gabrieli e alla presenza di diverse migliaia di persone e di devoti di Natuzza provenienti da varie regioni d’Italia si è proceduto alla celebrazione della prima seduta pubblica del Tribunale diocesano da me istituito con Decreto del 13 dicembre 2018 per condurre la fase diocesana dell’Istruttoria del Processo. Come ebbi a dire nell’omelia della Messa di apertura, poteva finalmente partire il Processo con tutti i buoni auspici, certi che è volontà di Dio se finalmente per Natuzza possiamo iniziare la fase diocesana del percorso. Solo quando poi arriverà il decreto del Papa di riconoscimento delle sue virtù eroiche, potremo parlare della Venerabilità della nostra Mistica. In quella circostanza non potevo non esprimere viva gratitudine a tutti, ma soprattutto ai figli e familiari diretti di Natuzza per la testimonianza di silenziosa pazienza e di intimo riserbo dimostrato per tutto l’insieme della vicenda. La lunga attesa era iniziata il 1° novembre 2009, giorno del suo pio transito al cielo. Come ispirato, il giorno delle esequie, rispondendo alla richiesta popolare “Natuzza santa subito”, dissi con convinzione che il riconoscimento ufficiale della sua santità da parte della Chiesa è un problema relativo. È un problema nostro, non di Natuzza. Lei è già santa, perché è in Paradiso. Ottenere il riconoscimento ufficiale sarà un motivo di soddisfazione per tutti noi, come lo sarà per la Calabria intera e per tutto il popolo dei suoi innumerevoli devoti. La pandemia del Covid, purtroppo, ha sospeso ed impedito le normali procedure dell’Istruttoria canonica della Causa. Ora che i tempi sono più sereni, la ripresa del cammino potrà essere di sicuro nuovamente più sollecita per raggiungere il riconoscimento della sua Venerabilità. La circostanza del 1° Centenario della sua nascita (1924-2024) potrà essere una spinta di buon auspicio per realizzare presto il grande sogno.

16,00

Nel continuo

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Un verseggiare che accompagna la vita o forse la sintesi che racconta la vita tra pause e solstizi, con il linguaggio della parola poetica, il legame tra il vivere e l’esistere. In continuità in quel “Nel continuo” Erminio Maurizi traccia l’idea di un essere uomo nella poesia ed ogni cronaca si fa rappresentazione del tempo. Un tempo che ha, in questo libro, come incipit il non dimenticare. L’idea alla quale si faceva cenno è il senso chiaro della libertà-liberazione dai confini della propria coscienza. Infatti per il poeta “La libertà è un’idea”. Una comparazione ma anche un metodo per dire che sia la libertà che l’idea sono nel canto poetico tout court. Cosa ci sarà oltre i luoghi vissuti e abitati da Maurizi nella “casa” della sua esistenza? Forse il silenzio. O meglio quel “silenzio dell’alba/tracciato da qualche richiamo”. Silenzio. Alba. Richiamo. Tre percorsi che hanno come visione la metafora che diventa un tracciato lungo l’attesa. La resistenza del “continuo” è un futuro “delle solite imprevedibili cose”.

10,00

Disordinatamente

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Caro lettore, lascia che la ragione entri nel cammino della follia e che la follia si faccia ragione. La rivolta toccherebbe il finito nell’infinito e forse solo così l’innocenza potrebbe diventare ribellione. Ribellione in quanto rivolta. Il peccato non sarebbe più una colpa e si vivrebbe in un attimo tutta l’esistenza di una vita. Tengo stretta la memoria. Ha senso? Forse stanotte verrò assolto… ma da che cosa? Comunque. Mi dichiaro colpevole di follia pur essendo innocente.

12,00

Nel ventre della balena

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L’Italia che conosciamo oggi è in larga parte ancora il frutto dell’amministrazione di un partito che ne ha tirato le fila per mezzo secolo. Questo partito è la Democrazia Cristiana, l’organizzazione politica ad oggi più longeva che abbia mai visto il Bel Paese. La cosiddetta “Balena Bianca”, espressione che ne indicava la voracità di consenso e il colore politico e che non dispiaceva ai vertici democristiani, tanto da utilizzarla per uno spot elettorale negli anni ‘80, ha governato l’Italia senza soluzione di continuità per circa cinquant’anni, dal secondo dopoguerra fino a quando le inchieste “Mani Pulite” la spazzarono via e la spettacolarizzazione della corruzione travolse tutto e tutti. In questo volume è trattata la storia di un uomo che ha vissuto la sua lunga e intensa stagione politica nel “ventre della Balena”, tra pregi e difetti. Pietro Rende, una vita dedicata al partito, è stato un degno protagonista degli anni d’oro della DC, delle stagioni felici, dei successi elettorali, ma anche delle dinamiche interne, delle lotte intestine e degli intricati giochi correntizi alla base di ogni rivendicazione di visibilità. Una fetta di storia, quella che lo ha visto protagonista, di cui ancora oggi si parla troppo poco, con timore reverenziale, quasi che il faro della verità possa sporcarne la memoria.

14,00

I giorni dell’ira

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a cura di Saverio Di Bella, Francesco Campennì, Carlo Simonelli

Questo numero monografico raccoglie gli atti del Convegno di studi svoltosi a Parghelia nell’agosto 2022 in occasione del trecentesimo anniversario della rivolta dei casali contro la città di Tropea. I contadini dei casali per motivi fiscali (a causa della ingiusta ripartizione di un donativo di 300.000 ducati imposto allora al Regno di Napoli dal governo austriaco di Carlo VI d’Asburgo) posero l’assedio alla città, circondandone le mura con bande armate e chiudendone le vie d’accesso, tagliando le condutture degli acquedotti che portavano l’acqua in città, sequestrando la farina ai mulini e privandoli della forza motrice dell’acqua. Il regio governatore, i nobili e gli altri cittadini assediati chiesero soccorso militare al preside della provincia di Calabria Ultra e al governo vicereale, sperimentandosi nel frattempo, grazie alla mediazione del vescovo di Tropea, lo spagnolo agostiniano Lorenzo Ybañez, che si trovava per le ferie estive nel casale di Drapia, la stipula di un capitolato di pace. Arrivati infine i soccorsi militari su una squadra navale napoletana al comando del generale Valles, intorno al 20 agosto 1722, i contadini si sbandarono e alcuni dei capi e partecipanti ai moti dei casali ribelli vennero catturati, sommariamente processati e, due dei tre condannati, furono impiccati alla marina di Levante, alle Quattro pietre. La rivolta finì dunque repressa nel sangue, quel sangue che simbolicamente le popolazioni dei casali vedevano racchiuso nelle tasse da loro versate al governo cittadino. Gli studiosi ricostruiscono il tempo, i protagonisti, le motivazioni, le conseguenze della rivolta. Emergono così, accanto all’importanza del fattore religioso, le condizioni di miseria del mondo delle campagne, tuttavia vivificato da una volontà di migliorare la propria vita col lavoro e l’industria, da un’antica esperienza di mestieri e saperi contadini, da un’imprenditorialità borghese e nobiliare a macchie di leopardo e in generale dalla speranza di possibili cambiamenti; il ruolo di coesione sociale svolto dalle maestranze; le cause e le modalità del dominio della nobiltà di Tropea sulla città e sui casali. L’analisi degli studiosi mette a fuoco anche le differenze tra il centro urbano di Tropea e i borghi costituenti i casali, nonché la capacità delle popolazioni dei casali di progettare un futuro politico che li veda sottratti al dominio della città dominante. Si scoprono cioè i primi segnali di una capacità politica, che si sarebbe affermata come conquista dell’autonomia amministrativa da Tropea circa un secolo più tardi rispetto agli anni della rivolta. Sarà, infatti, il re Gioacchino Napoleone Murat con la legge sulle circoscrizioni amministrative a creare i Comuni di Drapia, Parghelia, Ricadi, Spilinga, Zaccanopoli, Zambrone, dividendo l’antico demanio tropeano.

25,00

Il lato sbagliato della porta

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Ilaria è rimasta vedova in un incidente d’auto. Offesa a una gamba, sola, si appoggia all’amico Matteo per riscoprire il senso della vita. I suoi due figli sono indipendenti, hanno fatto le loro scelte lontano da casa. Ilaria abbandona l’insegnamento della matematica e affronta un colloquio di lavoro in una libreria per realizzare il suo sogno di vivere tra i libri. Una volta assunta, rivoluziona l’attività e l’esistenza del nuovo datore di lavoro. “Il lato sbagliato della porta” è il quinto romanzo di Daniela Rabia che condivide con la sua protagonista il sogno di vivere tra i libri. Daniela Rabia lo realizza leggendo in media un libro al giorno da dieci anni.

15,00

I ragazzi del quartiere Massa

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“Custodisco gelosamente, nella mente e nel cuore, ogni angolo, ogni rumore, ogni figura, ogni esperienza del quartiere in cui sono cresciuto, immerso in una quotidianità difficile, ma ricca di umanità, che mi ha aperto con consapevolezza alla difficile realtà della vita. La povertà si tagliava a fette, ma la dignità delle famiglie, e gli insegnamenti che erano capaci di dispensare, hanno creato un humus di incomparabile valore pedagogico che ha permesso a tanti di diventare migliori, cittadini desiderosi e capaci di offrire un contributo alla crescita sociale, civile e umana della nostra realtà. Guardando indietro a questa storia, posso affermare, senza timore di essere smentito, che la Cosenza popolare, grazie al lavoro di tanta gente brava e determinata, ha avuto lo spazio che meritava e che oggi sarebbe bello poter ricostruire, dimostrando che la volontà, l’impegno, la dedizione, la passione non temono ostacoli e assicurano l’energia giusta per procedere in direzione del progresso umano”. (L.D.)

13,00

Il centurione

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Nel corso degli anni ’80, durante alcuni lavori di scavo nelle campagne romane, il Ministero per i Beni Ambientali e Culturali viene in possesso di sei rotoli di pergamena risalenti al I secolo d.C. contenenti il racconto di un Centurione. Si tratta dello stesso Centurione di cui si ha notizia in Luca 7,1-10 e in Matteo 8,5- 13, il quale chiede ad un Profeta di nome Jeshua, la grazia di guarire un suo servo ma che riconoscendone l’autorità e non sentendosi degno di riceverlo in casa propria, lo invita a disporre da lontano tale guarigione fiducioso dell’accoglimento. Le pergamene vengono esaminate da un Cardinale, appassionato di archeologia, che ripercorre, durante la lettura e traduzione dei reperti per conto del Vaticano, la vita, morte e resurrezione di Gesù Cristo osservati attraverso gli occhi di un soldato romano e descritti puntualmente insieme al racconto della sua vita personale. Coinvolgente e commovente romanzo nel quale la verità e l’immaginazione si fondono perfettamente proiettando il lettore nel trenta d.C., consentendogli di seguire, nel medesimo contesto territoriale e temporale in cui i fatti avvennero, le orme di un uomo chiamato Gesù.

13,00

Melodie nascoste

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La poesia è la manifestazione dell’anima perché descrive quello che a volte non si riesce ad esprimere. Le parole sono i pennelli di cui si serve il poeta per tracciare sulla tela dell’esistenza, i sentimenti, gli affanni, le sofferenze, le delusioni, insomma quel guazzabuglio complesso e misterioso, che noi chiamiamo “cuore”. Questa raccolta di poesie rappresenta il cammino di un’anima, che ha cercato di manifestare all’esterno, le negazioni e le delusioni di un’esistenza vissuta nel raccoglimento del sé.

15,00

La “proprietà interculturale”

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La proprietà privata si rivela prima facie forma storica del rapporto giuridicamente qualificato tra le persone e i beni. Nella sua accezione normativa in Europa e nel diritto occidentale, la matrice giudaico-cristiana si perfeziona nella tradizione dottrinale e giurisprudenziale romano-canonica, ma anche in esperienze profondamente diverse gli usi, la religione e le culture evidenziano una sostanziale permeabilità dell’istituito ai valori socialmente condivisi. Se è improprio parlare di una proprietà islamica o ebraica, è innegabile come in ogni sistema giuridico le fonti scritturali rappresentino il vero e proprio formante di una teoria e di una prassi delle relazioni privatistiche intersoggettive. Il volume ripercorre il lungo processo di giustificazione e definizione delle diverse forme di proprietà, dalle tesi che la ancorano al diritto naturale e, nella modernità, alle libertà fondamentali, fino a quelle che ne postulano l’abolizione o ne confinano la disciplina a mere e fungibili scelte regolative di diritto positivo. La riflessione sull’accezione di proprietà appare oggi non poter arrestarsi a questa soglia, perché è profondamente modificata la qualificazione dei termini che la proprietà stessa mette in rapporto. Nel prisma del costituzionalismo e della critica interna alle discipline che ha originato, i beni immateriali acquisiscono una crescente rilevanza economica e manifestano l’emersione di una rinnovata e più forte domanda etica, rispetto ai ritrovati medici, alle intelligenze artificiali e ai dati cd. sensibili. D’altra parte, i formali titolari della proprietà solo marginalmente possono essere ormai divisi in soggetti pubblici (Stati) e privati (individui), evidenziandosi sempre di più la pretesa gestoria delle grandi corporations e modalità di utilizzo che intersecano realizzazione individuale, uso comune e benefici collettivi non intenzionali.

20,00

Controluce

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A cura di Rosalba Baldino, Carla Chiappini, Elena Giorgiana Mirabelli

I racconti “controluce” degli allievi e per la prima volta delle “allieve” dei laboratori di scrittura creativa e autobiografica nelle carceri di Cosenza e Castrovillari. Il punto di vista di uomini e donne che vivono i “dentro” di spazi circoscritti, i “dentro” che indagano l’anima, “i dentro” di una vita che fa bilanci. Parole come messaggi in bottiglia per “i fuori” i recensori che si sono soffermati sulle righe sofferte di una pagina accompagnando i detenuti e le detenute in un percorso reale e virtuale che è tassello verso una nuova consapevolezza, e l’augurio di un nuovo inizio. “Controluce” testimonia il valore della scrittura come strumento che consente di indagare il proprio vissuto e al contempo tracciare prospettive. Un ambito di valore su cui l’associazione Liberamente ha inteso sperimentare.

16,00

Isabel e la sua ombra

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Isabel de Obligado è una donna che vive tra due mondi: l’Italia e l’Argentina. La sua è una storia di emigrazione, una emigrazione particolare. Nata in Svizzera, nel 1929 conosce a Parigi, dove si è trasferita, un poeta argentino di una ricca famiglia dell’élite. Con lui attraversa l’Atlantico e va a vivere a Buenos Aires. Alla metà degli anni Trenta Isabel, il marito e la figlia tornano in Europa e si stabiliscono in Germania. La coppia si separa nel 1937 e per Isabel inizia una nuova fase della vita. Da Roma si traferisce nell’Alpenvorland, la zona dell’Italia settentrionale occupata dopo l’8 settembre dai tedeschi. Qui Isabel collabora con i partigiani (azionisti e cattolici) e con i militari alleati che operano dietro le linee. È ritenuta agente del servizio di intelligence inglese. Nella Valle di Zoldo (Belluno) riesce a evitare rappresaglie contro la popolazione, ma i partigiani comunisti per i suoi accordi di non belligeranza con i tedeschi la processano e rischia la fucilazione. Dopo la guerra Isabel riattraversa l’Oceano e a Buenos Aires frequenta i nuovi immigrati, i profughi dell’Est Europa, che hanno abbandonato i loro paesi finiti nell’orbita del comunismo sovietico.

14,00

Fata morgana 48

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Il numero 48 di “Fata Morgana” è dedicato al tema “Rete”. Il numero si apre con una conversazione con il filosofo Pietro Montani, a cura di Angela Maiello.
Nata alla fine degli anni Sessanta come strumento per l’intelligence militare, la Rete è diventata il dispositivo attraverso cui si sono ridefiniti gli spazi pubblici e privati, la velocità e i modi di trasmissione delle informazioni, le modalità di produzione e circolazione del sapere, trasformando radicalmente non soltanto l’ambito della comunicazione ma le forme stesse dell’esperienza. Dinanzi a questa innovazione tecnologica e alle sue conseguenze, molteplici sono stati gli sforzi, creativi e riflessivi, per pensare il nuovo mondo e progettarne le forme di vita.
All’interno del volume si trovano saggi che indagano il tema secondo prospettive, autori e opere diverse: dal rapporto tra rete e movimenti di protesta (quella iraniana, per esempio) a una serie televisiva come Black Mirror al recente film di Steven Soderbergh, Kimi.

 

20,00

Il paesaggio degli autori

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a cura di Roberto De Gaetano, Daniele Dottorini, Nausica Tucci

Il paesaggio è una invenzione della modernità, e il cinema è l’arte che lo ha saputo meglio reinventare, oltre le codificazioni di genere della tradizione pittorica. In questa reinvenzione, il paesaggio meridiano ha svolto un ruolo particolare perché ha saputo catalizzare un immaginario, connesso da un lato al tempo disteso ed inoperoso della vacanza, dall’altro alla poesia della ritualità e della festa. Ma com’è stato raccontato il paesaggio meridiano nel nostro cinema? Con quali immagini e attraverso quali storie si è creato un racconto del Sud Italia? Gli autori del libro ripercorrono le immagini cinematografiche del paesaggio meridiano, attraverso i registi e i film che meglio lo hanno raccontato: dai documentari di Vittorio De Seta, Luigi Di Gianni e Cecilia Mangini ai classici del cinema italiano come Michelangelo Antonioni, Pier Paolo Pasolini e Giuseppe De Santis. Mettendo in dialogo le opere più conosciute come quelle di Michele Gandin, Gianfranco Mingozzi, Florestano Vancini, e riscoprendo autori meno noti come Ugo Saitta, Mario Gallo, Elio Ruffo, il libro arriva ad interrogare anche le recenti opere di Jonas Carpignano, Emanuele Crialese e Niccolò Ammaniti per mostrare l’eco nell’immagine contemporanea di una memoria condivisa del Sud che il cinema ha saputo e continua a saper raccontare, configurandosi come uno strumento decisivo per ripensare l’immaginario meridiano.

20,00

Giornali e giornalismo degli italiani in Cile

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In Cile non c’è stata quella massa di imprese pubblicistiche legate all’emigrazione italiana registrate nel sub continente americano, perché le correnti migratorie dovute quasi totalmente a catene familiari non sono fatte di grandi numeri. A pochi emigranti, così, corrispondono pochi giornali (trentacinque in tutto) e quasi sempre precari. Con una sorpresa però: il quotidiano «L’Italia», l’unico in lingua straniera pubblicato in Cile, apparso a Valparaíso nel settembre 1890 e in vita fino al gennaio 1943: è stato l’autorevole organo di riferimento della colonia, portavoce della comunità e suo collante, nonostante la modestia delle copie vendute, mai più di 1500. Con questo volume l’Autore conclude il suo itinerario di ricerca sulla stampa etnica in lingua italiana nei paesi del Cono Sud dell’America Latina ai quali ha dedicato «La patria di carta» (Argentina) e «Storia della stampa italiana in Uruguay».

16,00

Pane e poesia

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Ci sono alcune briciole di pane sul mio tavolo.

Le guardo, dovrei spazzarle via. Il pane che mi ha nutrito è diventato altro.

Si è frantumato, ha lasciato resti da buttar via.

Se non fosse proprio così? Se le briciole fossero ricordi di ciò che è stato?

Se fossero piccole speranze rimaste sul tavolo? Se fossero minuscole porzioni d’amore?

Se fossero i segni del nutrimento della mia felicità? Se fossero il profumo e la forma della mia memoria?

Pezzi di pane rimasto e sparso qua e là.

Il pane con le sue briciole:

ecco il mio sapore della vita,

ecco il cibo per il mio cuore,

ecco il modo per farlo vivere,

per lasciarlo sopravvivere a me stessa

alla mia stessa continua fame di poesia.

Ci sono alcune briciole di pane sul mio tavolo.

Le guardo, dovrei raccoglierle.

Il pane che mi ha nutrito è quello delle briciole.

12,00

Quando l’Italia perse la faccia

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Conversazione con Francesco Kostner

Prefazione di Salvo Andò

Postfazione di Santo Emanuele Mungari

S’intitola “Quando l’Italia perse la faccia” – L’orrore giudiziario che travolse Enzo Tortora, il libro-intervista che il penalista Raffaele della Valle ha scritto insieme con il giornalista Francesco Kostner, per i tipi di Luigi Pellegrini Editore, in occasione del quarantennale dell’arresto del presentatore genovese, avvenuto il 17 giugno 1983 su ordine della Procura di Napoli.
Il volume, che sarà disponibile in tutte le librerie a partire dal 15 giugno, ricostruisce la vicenda giudiziaria che travolse Tortora con l’accusa di far parte della Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo e con un ruolo di primissimo piano nel traffico della droga gestito dall’organizzazione criminale napoletana. Responsabilità gravissime e infamanti, apparse subito prive di fondamento (“Il più grande esempio di macelleria giudiziaria del nostro Paese”, definì il caso Giorgio Bocca), ma che non impedirono a Tortora, di essere condannato in primo grado a dieci anni di reclusione. Un’assurda e indimostrata impalcatura probatoria che cadde miseramente nel processo di Appello, conclusosi il 15 settembre 1986, per poi essere definitivamente smentita dalla Corte di Cassazione.
Oggi, per la prima volta in modo compiuto ed analitico, l’avvocato della Valle, che fece parte del collegio difensivo di Tortora insieme con il professor Alberto Dall’Ora e l’avvocato Antonio Coppola, racconta la storia giudiziaria assurta nell’immaginario collettivo a simbolo di una Giustizia contraria ai principi costituzionali e alle fondamentali regole di un equo ed equilibrato processo penale.

15,00

Le concessioni balneari alla luce del diritto dell’unione europea (e della direttiva c.d. “Bolkestein”)

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Queste riflessioni “scomposte” sulla oramai improrogabile soluzione del rilascio delle concessioni balneari in Italia, alla luce del diritto dell’Unione europea e, in particolare, come casus belli, della trasposizione della direttiva Ce n. 2006/123 del 12 dicembre 2006 (c.d. direttiva “Bolkestein”), non intendono risolvere sic et simpliciter una tematica complessa e spinosa che evidenzia, “a monte”, diffuse carenze di sistema perpetrate negli anni, laddove si tratti di “trapiantare” nell’ordinamento nazionale italiano direttive europee, ovvero, norme comunitarie in generale. Dal punto di vista giuridico – e politico – la questione è di evidente complessità. In effetti, appare più complessa dal punto di vista politico, sebbene, nel dibattimento rilevino varie e variegate fonti internazionali, europee, nazionali, nonché regionali e locali, e quindi, autorità, poteri e competenze differenziate e spesso in contrasto tra loro. Oltre il presente studio, attesa la complessità della tematica, appare verosimile che molti aspetti rimarranno irrisolti anche dopo l’adozione della tanto attesa legge nazionale italiana “sistematica e strutturale”; tematiche suscettibili, quindi, di sviluppi futuri così come, parimenti, nuovi contenziosi sono ipotizzabili. Dall’analisi complessiva delle questioni trattate se ne ricava una realtà radicata e fortemente complessa, sia per quanto riguarda lo status quo, sia per il quadro giuridico di riferimento e per quanto attiene al regime concessorio nazionale del demanio marittimo, sia, ancora, sulla ipotetica disponibilità di nuovi beni demaniali marittimi. Tuttavia, una legge organica e strutturale che possa dare chiarezza al settore e continuità al regime concessorio e alle attività dei concessionari balneari e marittimi appare indispensabile e improrogabile. Pur nel gradimento del refrain di Mina “per quest’anno non cambiare… stessa spiaggia, stesso mare” (1963) occorre, giocoforza, rivedere l’intero settore nell’interesse e nei diritti di tutti. E che quindi ognuno faccia la sua parte.

13,00

Il profilo del Rosa

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La poesia è chiamata al compito di raccontare lealmente e senza filtri i grandi temi dell’amore, del tempo e del suo scorrere impietoso, delle cadute e delle illusioni. In Il profilo del Rosa Franco Buffoni evoca tutto ciò con straordinaria bravura: da quando la vita è tenera e si promette come avventura, a quando entra nelle fitte spire del destino. È una eloquente, tersa autobiografia formulata per stanze, per luoghi nei quali è ancorata la sua non comune indole meditativa. Questo libro, pubblicato per la prima volta nel 2000 (Lo Specchio – Mondadori), rivelò da subito il dispiegarsi di una spiccata e originale struttura poetica che fissa come emblemi gli eventi formativi della coscienza. Viene oggi riproposto nella collana Vega arricchito da un’ampia, circostanziata postfazione di Guido Mazzoni. (Tiziano Broggiato)

“Il profilo del Rosa” è il libro più organico e rappresentativo di Franco Buffoni. (Roberto Galaverni)

La poesia intitolata Come un polittico comparve per la prima volta in I tre desideri, una raccolta del 1984. In quegli anni Buffoni reagiva alla crisi dell’esperienza con l’ironia e l’understatement: scherzava sul monocromo grigio o cercava di narrarlo in forma straniata. Solo molto tempo dopo, nel 2000, avrebbe tentato la cosa più difficile: il racconto dettagliato e tendenzialmente completo delle «occasioni», l’autobiografia in versi. Ne sarebbe nato uno dei migliori libri di poesia fra quelli mai scritti dagli autori della generazione cui Buffoni appartiene: Il profilo del Rosa. (Guido Mazzoni)

13,00

Corigliano – Rossano e il suo hinterland

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Storia e cultura. Passato e presente. Sullo sfondo di una dimensione urbana modernamente calata nella realtà. Precorrendo i tempi e diventando esempio di futuri, auspicabili percorsi comuni, amministrativi e politici, Franco Emilio Carlino conferma anche in questo nuovo lavoro la forte propensione alla ricerca dell’identità e dei luoghi del basso Ionio cosentino in cui è da tempo impegnato. Questa volta, però, il suo sguardo va oltre l’interesse per la propria realtà, che pure si è già caratterizzato per alcune pregevoli indagini introspettive diventate esempio di ricerca e approfondimento scientifico. Lo studio e la valorizzazione della memoria, certo, rimangono un riferimento cardine dell’autore; la sua energica funzione costitutiva, e la capacità di incidere sulla formazione di una solida coscienza civile, si confermano elementi fondamentali dell’attività culturale di Carlino. Ma, in questa nuova fatica, ancora una volta concepita e messa in pratica con spirito di servizio, dopo aver aggiunto nuovi elementi di conoscenza agli studi precedenti per rispondere a fondamentali domande esistenziali (“da dove veniamo”, “dove andiamo”?), l’autore proietta il suo sguardo in particolare verso il futuro. A ciò che oggi potrebbe apparire problematico e finanche rischioso, ma che può rappresentare una sicura prospettiva ideale, culturale e organizzativa. Corigliano Rossano, “unica e grande realtà della Provincia…”, in altre parole, ha tutte le caratteristiche per porsi saldamente a capo di un processo di modernizzazione e rinnovamento, destinato ad ampliarsi in Calabria e nel Paese. Un orizzonte comune in cui, appunto, memoria, identità e realismo si fondono in un tutt’uno edificante, capace di favorire un forte avanzamento economico, sociale e culturale del territorio, che per Carlino significa anche il mondo dell’Arberia, fino a Tarsia e ai piedi del Pollino. Un’area vasta (comprendente i comuni di Bocchigliero, Calopezzati, Caloveto, Campana, Cariati, Corigliano, Cropalati, Crosia, Longobucco, Mandatoriccio, Paludi, Pietrapaola, Rossano, San Cosmo Albanese, San Demetrio Corone, San Giorgio Albanese, San Lorenzo Del Vallo, Santa Sofia D’Epiro, Scala Coeli, Spezzano Albanese, Tarsia, Terranova da Sibari, Terravecchia e Vaccarizzo Albanese), attraverso la quale è possibile avviare un processo identitario Sibarita, aperto all’Europa e al mondo. (Nota dell’Editore)

20,00

Una storia italiana

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Prefazione di Elbano de Nuccio

Introduzione di Claudio Siciliotti

 

Il libro nasce da una rilettura, a posteriori, degli eventi che hanno caratterizzato la vita della Professione dei Commercialisti negli ultimi trent’anni, con particolare attenzione alle trasformazioni che hanno garantito alla Categoria la visibilità e la considerazione socio-politica che meritava. Si narra degli artefici del cambiamento e della loro capacità di interagire e relazionarsi in nome di un Bene comune, ma ci si sofferma, altresì, su quanto l’alterazione delle dinamiche interne e la rottura degli equilibri precedentemente raggiunti abbia prodotto effetti devastanti sulla stessa Categoria. A dimostrazione del fatto che i successi e gli insuccessi, in qualunque ambito, spesso sono determinati non tanto dagli attori protagonisti della storia e delle storie, quanto dai loro atteggiamenti, dalle loro relazioni e dalla loro capacità o incapacità di interloquire. Questa narrazione, dunque, vuole essere un monito ai giovani, non solo Commercialisti, oggi Protagonisti di questa e di tante altre storie simili, affinché siano capaci di progettare ed agire guardando al futuro, senza però dimenticare di cogliere nel passato le criticità su cui riflettere ma anche i grandi tesori da custodire.

20,00

Il Meridione d’Italia prima dell’Unità

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L’Italia del Sud era il «Reame», il Reame per eccellenza come dicevano

gli storici. Il Regno della Due Sicilie era all’avanguardia in Europa in

molti settori della tecnologia, dell’industria, dell’economia e soprattutto

era ricchissimo di cultura e di tesori dell’arte. Tra tutti i Regni italiani era

di gran lunga il più esteso, il più ricco e il più popolato e Napoli era il

cuore di questo Regno. Napoli era la più grande città italiana e lo Stato

partenopeo ferveva di industrie d’eccellenza… Il periodo nel quale era

entrato il Regno dai primi del Settecento con Carlo di Borbone, e più

energicamente al tempo di Ferdinando IV, era un periodo di progresso

nazionale. Ferdinando II riordinò l’amministrazione, curò il benessere

del paese, diminuì le imposte, promosse l’industria. La Calabria, assieme

al napoletano, era l’area più industrializzata del Mezzogiorno e

dell’intera penisola… Con Ferdinando II i napoletani furono indipendenti

ed ebbero un regime di vita di gran lunga superiore a quello che

aveva nello stesso periodo il Piemonte. Fino al 1860 il Meridione non

conosceva cosa fosse l’emigrazione. Dopo l’unione all’Italia sopraggiunse

la disoccupazione e con essa l’avvilimento e la disperazione”.

40,00

Quando la ’ndrangheta sconfisse lo stato

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Introduzione di Arcangelo Badolati

Prefazione di Gianni Speranza

Particolari fino ad oggi sconosciuti. Aspetti intimi da un lato, ma anche di natura pubblica per ciò che rappresentava l’attività del sovrintendente Salvatore Aversa, ucciso dalla mafia insieme alla moglie a Lamezia Terme nel 1992. È quanto emerge da questo libro con la testimonianza diretta ed esclusiva del primogenito della coppia, Walter che, nel dialogare con l’autore, non si sottrare ad evidenziare i lati oscuri della vicenda, a partire dal racconto della supertestimone, Rosetta Cerminara. “Io sono sempre stato convinto che il suo racconto fosse ‘costruito’ in maniera da poter essere il più possibile preciso. Di sicuro oggi posso dire con assoluta tranquillità che quel processo ha avuto delle manine che lo hanno distratto, che lo hanno portato fuori binario. Io mi sono convinto dopo tutti questi anni che mio padre avesse avuto sentore di quello che si stava scatenando. Un ‘rimprovero’ lo faccio a chi, sopra mio padre, non aveva capito quanto era importante e che spessore avesse la criminalità a Lamezia”. Ma uno dei particolari più “scottanti” e sconosciuti all’opinione pubblica e alla stampa, è quanto accaduto poche ore dopo l’agguato mortale. “Tre uomini fecero ingresso a casa nostra, a poche ore dall’agguato. Due di loro, mai più visti, per un’ora e mezza rimasero chiusi nella stanza di mio padre. Cosa cercassero nessuno lo ha mai saputo”. Rimane un grande interrogativo “Chi ha fatto sparire le carte delle indagini su cui mio padre lavorava?”. Salvatore Aversa aveva capito che c’erano dei poteri forti, c’era qualche cosa di molto pesante che si stava organizzando contro di lui. La ’ndrangheta in quegli anni sconfisse lo Stato. Walter parla di “menti raffinate che lavoravano a stretto contatto con le famiglie criminali lametine e non solo”.

 

14,00

La Storia di “mano di gomma”

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Prefazione di Antonio Nicaso

Il libro di Antonio Anastasi è la prima biografia di Nicolino Grande Aracri, uno dei boss più potenti e spietati della ’ndrangheta. Vertice indiscusso di una cosca che da Cutro si è proiettata nel Nord Italia, soprattutto in Emilia, Grande Aracri ha sfidato equilibri centenari della ’ndrangheta con il suo progetto di una nuova “provincia” mafiosa, autonoma e paritetica rispetto al crimine di Polsi, l’organismo di raccordo che da sempre governa la mafia calabrese. Il libro ricostruisce le relazioni del boss con imprenditori, massoni, uomini politici, fino al tentativo di collaborazione con la giustizia con cui Grande Aracri puntava a salvare i suoi familiari dalle nuove indagini alterando dati processuali. «È una finestra sul mondo oscuro e pericoloso della mafia calabrese, in cui le alleanze e le rivalità, le tradizioni e le leggi non scritte si intrecciano in un labirinto inestricabile di violenza e potere», scrive Antonio Nicaso nella prefazione.

7,9914,00
ebook - cartaceo

Una storia politica

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Se mi decido a scrivere non è per rivendicare meriti e riscattare torti; non sono spinto da risentimenti e neppure da nostalgia. Anche perché, se guardo indietro, più che quel che ho compiuto, vedo quello che avrei dovuto fare e non sono riuscito a fare. Scrivo per sottoporre la mia esistenza a un esame, anzi a una prova del fuoco che consenta di distinguere in tutto ciò che ho fatto, soprattutto nella dimensione pubblica piuttosto che in quella privata, qualche cosa di buono e qualche errore. Scrivo per raccontare alla folla dispersa e viva delle compagne e dei compagni, la storia che hanno vissuto. Scrivo per ricordare i compagni scomparsi: Vincenzo Vattimo, Pietro Trimarchi, Nicola Brandi, Ferdinando La Regina, Giuseppe Galizia, Vincenzo Rossano, Giuseppe Cortese, Antonio Dorsa, Francesco Pappaterra e tanti altri che hanno lottato per il Partito Comunista Italiano e per Spezzano Albanese. A tutti racconto una storia politica recente, fatti di luci e di ombre, con la massima sincerità ed esponendo la verità dei fatti, nello sguardo soggettivo che è proprio a ciascuno di noi. Chiedo scusa a tutte le persone che cito, negli apprezzamenti come nelle critiche. Le cito perché, nella lotta comune o come avversari, sono protagoniste di questa storia che abbiamo vissuto insieme. Lo faccio, dunque, sicuramente senza nessun odio o rancore che, purtroppo, qualche volta hanno infuocato oltre misura la lotta politica. Ma con la passione che ha resa degna la Politica di impegno quotidiano. Passione che, per chi l’ha vissuta, solo il passare del tempo può raffreddare. Ma mai spegnere.

10,00

La Calabria negli anni delle stragi

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La Calabria, suo malgrado, è stata protagonista, all’inizio degli anni Settanta, del periodo stragista. La Calabria è una regione periferica, lontana dai centri del potere d’Italia. Una regione con meno di due milioni di abitanti ma incredibilmente centrale in una delle stagioni più complesse e drammatiche della nostra storia recente: gli anni della “strategia della tensione”. L’autore, partendo dalla sentenza-ordinanza del 1995 del giudice istruttore Guido Salvini sull’eversione nera, analizza il ruolo che la Calabria e i calabresi ebbero in quel periodo storico carico di tensioni e minacce per la democrazia. Della Calabria vengono raccontate e indagate le inquietanti e poco conosciute vicende in uno dei momenti più bui della Repubblica italiana. Dalla Rivolta di Reggio Calabria per il capoluogo regionale alla strage dimenticata della Freccia del Sud, dal Golpe Borghese all’“incidente” di cinque giovani anarchici, l’opera si sofferma sul rapporto eversivo tra destra neofascista e ’ndrangheta, unite per un comune obiettivo: destabilizzare il Paese. A mezzo secolo di distanza da quegli avvenimenti è tempo per una riflessione critica sul ruolo non secondario, anzi da protagonista, interpretato dal lato oscuro della Calabria.

15,00

Arctic

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a cura del Seminario Permanente di Studi Itnternazionali Napoli-Ventotene

The Arctic is a unique region. Almost a “continent,” a “nation,” like an “ice state.” The Arctic is the essence of the whole world! Starting from these provocative expressions, we will try to engage with authoritative Colleagues on the Arctic and try to explain in this e-book our interdisciplinary point of view in a few words.

Libro in formato PDF

 

9,99

‘A barracchella ‘e Muccune

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La prima parte, in versi, si salda strettamente alla seconda, le storie in prosa, che anzi costituiscono il contorno, dipingono lo sfondo e la scena di questo meraviglioso viaggio nei ricordi e nei sentimenti. La baracchetta che si vede in copertina è il simulacro di tutto questo volume, permeato di nostalgia, non solo per i tempi andati, ma per tutte le cose sparite, consunte e perdute, assieme alla baracchetta di Moccone, una baracchetta dalla figura materna. Così come una figura paterna è il maestro Eduardu (Luàrdu) della scuola di Camigliatello, aperta solo nei sei mesi di buona stagione. Quella buona stagione, quando 2 Prefazione Il titolo “’A barracchella ‘e Muccone – Storie piccole d’a Sila ‘Ranne” è una sintesi perfetta di quello che ci trasmette questo libro : piccola era la baracca e piccole sono le storie, a volte quadretti, a volte ricordi, a volte sentimenti personali; e grande è la Sila, non solo per i toponimi e la varietà dei luoghi che nelle Storie ricorrono (Moccone, Camigliatello, Votturino, Cecita, Lagarò e tanti altri), ma per i colori che le sue montagne, i suoi prati, i suoi torrenti (le jimare) acquistano nella memoria dell’autore, tingendosi di nostalgia per un tempo e un ambiente che non ci sono più. Quanti dei lettori, che hanno conosciuto quella realtà, ci si ritroveranno dentro. La prima parte, in versi, si salda strettamente alla seconda, le storie in prosa, che anzi costituiscono il contorno, dipingono lo sfondo e la scena di questo meraviglioso viaggio nei ricordi e nei sentimenti. La baracchetta che si vede in copertina è il simulacro di tutto questo volume, permeato di nostalgia, non solo per i tempi andati, ma per tutte le cose sparite, consunte e perdute, assieme alla baracchetta di Moccone, una baracchetta dalla figura materna. Così come una figura paterna è il maestro Eduardu (Luàrdu) della scuola di Camigliatello, aperta solo nei sei mesi di buona stagione. Quella buona stagione, quando 8 3 esplodevano i colori, i profumi, i canti degli uccelli della “Sila bella, Sila ‘ranne”, e quando a volte rimbombavano i tuoni e il bambino rimaneva col naso appiccicato ai vetri della finestra ad ammirare lo spettacolodi una “trupìa” estiva. In verità, come confessa il poeta,” ‘a cascia d’i ricuordi mi se sbota,/ca ‘e tantu tiempu la tenìa ammucciata” (si rovescia la cassetta dei ricordi, che tenevo nascosa da tanto tempo). Sono innumerevoli, questi ricordi : tra essi, per esempio, il ricordo dolcissimo della nonna che lava la mano sporca d’inchiostro dello scolaretto, e poi gliela scalda al camino.

15,00

Alla ricerca dei beni comuni

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Testi di Carmine Abate, Andrea Baffoni, Emanuela Biso, Massimo Bottini, Anna Camedda, Antonella Caroli, Lucia Casarosa, Gloria Cerliani, Luca Cerretti, Gianluigi Ciamarra, Dafne Cola, Alberto Colidà, Pina Cutolo, Viola D’Ettore, Gabriele Del Guerra, Maurizio Di Stefano, Jessica Di Venuta, Erika Fammartino, Gioacchino Fasino, Gisella Giaimo, Maria Rosaria Iacono, Maria Teresa Iaquinta, Lucia Krasovec Lucas, Vincenzo Lagomarsino, Angelo Malatacca, Isabella Marchetta, Giovanna Mencarelli, Ernesto Cristiano Morselli, Paolo Muzi, Adriano Paolella, Matilde Spadaro, Alessandra Strano Interviste a Elena Bocci, Lina Calandra, Anna Guarducci, Raniero Maggini, Giovanni Minutoli, Francesco Porcelli Progetto grafico di Gisella Giaimop

16,00

I discorsi parlamentari di Diego Tajani

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Il Centro Studi Diego Tajani in collaborazione con il Dipartimento di Lingua, Letteratura e Cultura della Queen’s University pubblicano i discorsi tenuti in Parlamento da Diego Tajani l’11, 12 e 16 giugno 1875, relativi al dibattito sull’ordine pubblico in Sicilia e in particolare sulla mafia. Dagli interventi, emerge lo spirito combattivo del parlamentare che racconta anche vicende vissute in Sicilia, quando da procuratore del Re di Palermo, ha cercato di fare luce sull’intreccio tra mafia e uomini delle istituzioni. Resta attuale la sua intuizione sulla mafia come governo del territorio.

15,00

Amati sempre

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a cura di Ermanno Cribari

La forza d’animo, l’attaccamento spasmodico alla vita e agli amori curano come una chemioterapia. Nutritevi di tutto ciò che è bellezza, non perdete mai la concentrazione, non state con la testa fra le nuvole, bensì acuite la vostra attenzione alla vita, baciate più spesso le persone care, piangete liberamente e amate tutte le vostre cicatrici, siano esse esterne o interne. Non siate nostalgici e non pensate agli errori commessi, diventate dei militi disciplinati che hanno come unica consegna quella di vincere!

15,00

Il segreto di Veronica

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Il segreto di Veronica si presenta, nelle prime pagine, come un libro riflessivo, salvo poi rivelarsi dopo appena una ventina di pagine come un giallo, fino a diventare un romanzo complottistico nelle ultime fasi dell’azione. Di certo un libro non banale, che mantiene viva l’attenzione del lettore con continui cambi di genere. La trama segue uno psicoterapeuta, Andrea, che si ritrova invischiato in un crimine nel quale sembra essere coinvolta una sua paziente e diventa quindi un detective amatoriale. La narrazione non si fa mai scontata, ogni qualvolta si pensa di aver intuito qualcosa, di aver sciolto i nodi del mistero, arriva un nuovo punto di vista, un nuovo dettaglio che stravolge ancora una volta le carte in tavola. Il filo della trama, presentata con una struttura sciolta, del tutto originale, è rappresentato dall’influsso riflessivo sulla situazione pandemica da noi tutti vissuta: il complotto fittizio, infatti, porta alla dispersione di un virus letale, ciò a cui tutti abbiamo purtroppo assistito negli ultimi anni. Si tratta di un romanzo che sfrutta la sua leggerezza narrativa per affrontare una riflessione profonda sul mondo che ci circonda.

7,9918,00
ebook - cartaceo

Fenomeno migratorio e politiche locali per l’integrazione

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Il retaggio di un approccio securitario delle politiche migratorie che si trascina da decenni, inasprito da una narrazione politica distorta sul fenomeno, evidenzia criticità in termini di un’adeguata accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati in Italia. Eppure, in questo scenario, sono affiorate esperienze e modelli di integrazione in grado di valorizzare l’incontro dialogico tra il collettivo migrante e autoctono. Il volume rileva l’esperienza di policy di Riace e la sua battuta d’arresto, alla luce di un quadro teorico socio-politologico, che tiene conto dell’interdipendenza dei quattro assi delle migrazioni transnazionali: la globalizzazione, il razzismo e l’etnocentrismo, i modelli e le politiche di integrazione, l’intercultura. Il libro si presta all’attenzione di studiosi, ricercatori e operatori nel settore delle migrazioni, delle politiche migratorie e della comunicazione politica.

16,00

Segmenti

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… le poesie di Parrillo rappresentano il bisogno di varcare le soglie del mistero, predisponendo l’Altro alla tensione della “pertubatio animi”, attraverso un dialogo presunto e ideale con il mondo circostante. … … Il grande significato pedagogico della parola, della parola scritta, dell’arte in genere, si celebra allorquando ci rendiamo conto che oltre la nostra esistenza c’è una realtà umana complessa che non può essere ignorata, ma della quale occorre prendersi “cura”, secondo la disposizione heideggeriana, della cura sui, della cura dell’Altro e del mondo. … … Va da sé che questo impegno esprime una notevole valenza educativa perché riguarda la formazione di un pensiero che coglie nessi e relazioni con l’altro da sé, non un pensiero autosufficiente ed autoreferenziale, ma capace di creare legami e relazioni. Rispetto al rischio della perdita di stelle polari con cui si misurano oggi le giovani generazioni, l’arte del comunicare rappresenta la sfida più elevata dell’educazione, l’apogeo della formazione di un pensiero critico, capace di immaginazione creativa e sensibilità, aperto all’alterità e solidale. (Viviana Burza)

15,00