Messina rubella alla Spagna (1674/1678)

Il Giornale di Messina con introduzione di Saverio di Bella

numero monografico Incontri Mediterranei.

La Sicilia del XVII secolo è parte integrante dell’Impero spagnolo. Non per diritto di spada, ma per diritto ereditario: dal 1302, infatti, la Sicilia fa parte del Regno d’Aragona. Nel 1492 il matrimonio tra Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona sancisce la nascita dello Stato spagnolo come Stato unitario e la Sicilia ne segue i destini. Nel corso delle crisi del Seicento anche la Sicilia viene sconvolta e coinvolta in una serie di tumulti e rivolte che contrappongono diverse città siciliane al potere centrale di Madrid. Sull’Isola, il primo segnale di malessere e di opposizione ai crescenti gravami fiscali imposti dal governo di Madrid all’interno degli stati spagnoli, avviene a Messina. Nel 1612 la città si ribella contro l’aumento delle imposte sulla seta, produzione fondamentale per l’economia del tempo. Messina però vince e costringe il Viceré Duca di Osuna ad annullare l’aumento dei dazi sulla seta. Inizia così un periodo di rivolte violente, che si sviluppano con una geografia e un calendario differenziato: nel 1647 insorge Palermo, a distanza di un mese circa dalla coeva rivolta di Masaniello a Napoli. Nel 1672 c’è una rivoluzione popolare a Messina per imporre la parità tra patriziato e popolo nel governo della città, nota nel mondo spagnolo per i privilegi di cui godeva, ma il popolo vince la sua battaglia politica, anche per l’aiuto dello stratigò spagnolo dell’Hojo. Questa rivolta è il preludio dell’insurrezione antispagnola del 1674-78, promossa dal patriziato e dal Senato della città, e della guerra civile che negli stessi anni dilania Messina, spaccata tra fazioni: i Merli, filospagnoli, e i Malvizzi, favorevoli al Senato e alla separazione dalla Spagna. Una guerra civile che raggiunge punti di crudeltà e di ferocia che ancora oggi lasciano sgomenti. Le due fazioni uccidono gli avversari senza processo in base a semplici sospetti: ne saccheggiano i palazzi, li strozzano e li impiccano per i piedi, ne squartano i corpi e li espongono lungo le vie principali della città. Si combatte anche contro le armate spagnole, le cui guarnigioni erano stanziate anche all’interno delle mura della città: le fortezze presidiate dagli spagnoli sono costrette alla resa e l’esercito spagnolo si ritira dalla città e dai suoi villaggi, restando però perfettamente efficiente, al punto da cingere d’assedio Messina e i suoi casali. Infine, la città riceve l’aiuto di contingenti militari e di una flotta francese inviati da Luigi XIV in soccorso. La guerra per Messina diventa così una guerra per la supremazia nel Mediterraneo tra Francia e Spagna e alla guerra partecipano anche le armate navali olandesi, alleate della Spagna. Sia i Merli che i Malvizzi producono documenti e testi tesi a raccontare, motivare e giustificare le proprie posizioni e alleanze politico-militari. Tuttavia, le fonti diaristiche e le cronache sulla rivolta e sulla guerra civile di Messina non sono numerose e la maggior parte sono arrivate a noi frammentarie e lacunose. Il Giornale di Messina è la più completa delle fonti tramandate sugli avvenimenti che sconvolsero la città in quegli anni: è un manoscritto noto da tempo, di cui si pubblica per la prima volta una edizione critica completa, con l’auspicio di dare la possibilità di conoscere il Giornale anche ai lettori non specialisti. La Sicilia del XVII secolo è parte integrante dell’Impero spagnolo. Non per diritto di spada, ma per diritto ereditario: dal 1302, infatti, la Sicilia fa parte del Regno d’Aragona. Nel 1492 il matrimonio tra Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona sancisce la nascita dello Stato spagnolo come Stato unitario e la Sicilia ne segue i destini. Nel corso delle crisi del Seicento anche la Sicilia viene sconvolta e coinvolta in una serie di tumulti e rivolte che contrappongono diverse città siciliane al potere centrale di Madrid. Sull’Isola, il primo segnale di malessere e di opposizione ai crescenti gravami fiscali imposti dal governo di Madrid all’interno degli stati spagnoli, avviene a Messina. Nel 1612 la città si ribella contro l’aumento delle imposte sulla seta, produzione fondamentale per l’economia del tempo. Messina però vince e costringe il Viceré Duca di Osuna ad annullare l’aumento dei dazi sulla seta. Inizia così un periodo di rivolte violente, che si sviluppano con una geografia e un calendario differenziato: nel 1647 insorge Palermo, a distanza di un mese circa dalla coeva rivolta di Masaniello a Napoli. Nel 1672 c’è una rivoluzione popolare a Messina per imporre la parità tra patriziato e popolo nel governo della città, nota nel mondo spagnolo per i privilegi di cui godeva, ma il popolo vince la sua battaglia politica, anche per l’aiuto dello stratigò spagnolo dell’Hojo. Questa rivolta è il preludio dell’insurrezione antispagnola del 1674-78, promossa dal patriziato e dal Senato della città, e della guerra civile che negli stessi anni dilania Messina, spaccata tra fazioni: i Merli, filospagnoli, e i Malvizzi, favorevoli al Senato e alla separazione dalla Spagna. Una guerra civile che raggiunge punti di crudeltà e di ferocia che ancora oggi lasciano sgomenti. Le due fazioni uccidono gli avversari senza processo in base a semplici sospetti: ne saccheggiano i palazzi, li strozzano e li impiccano per i piedi, ne squartano i corpi e li espongono lungo le vie principali della città. Si combatte anche contro le armate spagnole, le cui guarnigioni erano stanziate anche all’interno delle mura della città: le fortezze presidiate dagli spagnoli sono costrette alla resa e l’esercito spagnolo si ritira dalla città e dai suoi villaggi, restando però perfettamente efficiente, al punto da cingere d’assedio Messina e i suoi casali. Infine, la città riceve l’aiuto di contingenti militari e di una flotta francese inviati da Luigi XIV in soccorso. La guerra per Messina diventa così una guerra per la supremazia nel Mediterraneo tra Francia e Spagna e alla guerra partecipano anche le armate navali olandesi, alleate della Spagna. Sia i Merli che i Malvizzi producono documenti e testi tesi a raccontare, motivare e giustificare le proprie posizioni e alleanze politico-militari. Tuttavia, le fonti diaristiche e le cronache sulla rivolta e sulla guerra civile di Messina non sono numerose e la maggior parte sono arrivate a noi frammentarie e lacunose. Il Giornale di Messina è la più completa delle fonti tramandate sugli avvenimenti che sconvolsero la città in quegli anni: è un manoscritto noto da tempo, di cui si pubblica per la prima volta una edizione critica completa, con l’auspicio di dare la possibilità di conoscere il Giornale anche ai lettori non specialisti.

30,00

COD: 9791220500395 Categorie: ,
Anno di pubblicazione

2021

Numero pagine

408

ISBN

979-12-205-0039-5

Formato

Cartaceo

Autore

Marzotti Lina

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