Anno di pubblicazione | 2021 |
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Numero pagine | 168 |
ISBN | 979-12-205-0048-7 |
Formato | Cartaceo |
Autore |
Maria Lato Faraca |
L’altra parte di me
Quanti bei ricordi mi legano a Giuseppe Faraca, ciclista e pittore, sorridente e buono, che purtroppo non c’è più. Erano i primi anni ottanta, lui più giovane debuttava tra i professionisti e quando si correva sulle sue strade calabresi tirava fuori una grinta e una concentrazione splendide. Lo ricordo bene al Giro della Provincia di Reggio Calabria. La sua grinta, la voglia di far bene fra la sua gente, il suo entusiasmo di ragazzo. Ma in particolare c’è un ricordo che ho ben vivo nella memoria. Quella che si definisce una giornata di gloria vissuta da entrambi. Vincemmo infatti tutti e due quel giorno al Giro d’Italia 1981. Eravamo a Bibione al secondo giorno, si correva una semitappa a cronometro a squadre di 15 km. Lui la vinse con i ragazzi della Hoonved di Zandegù e io la persi per due miseri secondi. Però grazie al gioco degli abbuoni e al verdetto del prologo della giornata precedente, indossai la maglia rosa. Tutti e due sul palco della premiazione. Ma ricordo anche che quel giorno mi ero arrabbiato parecchio perché nel finale della crono a squadre ad una rotonda noi della Famcucine sbagliammo strada perché il percorso non era ben segnalato dagli organizzatori. E come sempre mi arrabbiai con Torriani. Perdemmo per quell’errore alla rotonda, ci lasciammo circa venti secondi. Ma adesso dico meno male che andò così, si vede che era un segno del destino. Con quell’errore abbiamo consentito a Faraca di vivere una grande giornata di gloria, una vittoria di squadra nella stagione del debutto tra i professionisti che certo avrà ricordato per sempre, lui che ha avuto la sfortuna 10 di vivere una vita maledettamente breve, troppo breve. E fra l’altro in quel Giro vinto da Battaglin, lui, Giuseppe Faraca in classifica finale a Verona arrivò davanti a me. Sono andato a rivedere i giornali, undicesimo, mentre il sottoscritto complice la caduta scendendo dal Terminillo, chiuse al ventunesimo posto. Sì, quanti bei ricordi di gioventù e come sono belli i quadri di quel ragazzo dal sorriso dolce che mi è rimasto nel cuore. Francesco Moser
Editorial Review
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