Anno di pubblicazione | 2008 |
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Numero pagine | 80 |
Formato | Cartaceo |
ISBN | 978-88-8101-523-8 |
Autore |
Maurizi Erminio |
La ballata del milite ignoto
Fotografie di Michele La Paglia- Poesie di Erminio Maurizi. ————– Il 4 giugno 1911 fu inaugurato il Vittoriano, monumento eretto in onore di Vittorio Emanuele II, 1° Re d’Italia. Nel Vittoriano furono rappresentati i teorici simboli dei valori di riferimento, per la nuova Italia, espressi da gruppi scultorei che raffigurano il Sacrificio, il Pensiero, l’Azione, la Forza, il Diritto, la Concordia, le quadrighe dell’Unità e della Libertà, le vittorie alate e tanto altro. Il 4 novembre 1921 nel Vittoriano, sotto la statua della dea Roma, venne tumulata la salma di un soldato italiano sconosciuto, selezionata tra quelle dei caduti della prima guerra mondiale. Nel testo “La ballata del milite ignoto” le immagini vogliono cogliere l’essenza dei gruppi scultorei fotografati e le parole danno vita alle stesse con il loro significato del vivere attuale. ———————————————————————————————————————————– Le parole e i colori della “Ballata del Milite Ignoto” di Pierfranco Bruni —————————————————————————— Le parole e i colori sono intrecci che danno senso al linguaggio. Il linguaggio in poesia si fa mosaico di linguaggi. In una visione che è fatta di luce la poesia è una esplosione di sentieri che recuperano il tempo nel senso mente l’immagine in sé, che sia essa fotografia o spaccati di flash, è un strappo di coriandoli che non fissano soltanto, nell’obiettivo, il tempo immediato ma lo inoltrano nel tempo della memoria. E la parola non serve soltanto a raccontare ma a decifrare i punti in sospeso tra il vento e il cammino dei linguaggi. Il tutto si decodifica tra le rughe di un vissuto perché proprio il tutto resta vissuto. Nella poesia di Erminio Maurizi e nelle immagini (che non è immaginario anche se l’immaginario è nell’esistente) di Michele La Paglia in “La Ballata del Milite Ignoto” (Pellegrini editore) si intreccia il visibile con l’indefinibile. D’altronde la poesia assume i contorni di una cifra mitica. Ovvero mitico – poetica nell’insieme di una teatralità che non si assente mai dal recitativo. E le parole sembrano un dettato della liricità sul tono di una costante musica che scava la misura del tempo – memoria e del tempo – presente secondo un quadro che ci porta a queste sensazioni – assunzioni di emotività: “Libellule danzano/come fuochi fatui appesi/in alto leggere osservano/la piazza il corso il cuore della città/oltre i loro occhi i tramonti/la prima luce dell’alba/il respiro caldo del sole”. La piazza è la metafora della “Ballata” perché l’intercalare dei suoni è nell’intercalare delle luci. Così la poesia non è esperienza ma è comunque espressione. In questo indirizzo il verso non è soltanto un comunicare o non è soltanto una comunicazione nella intelaiatura delle parole che si fanno conoscenza. È piuttosto una rivelazione dell’anima che sprigiona le immagini reali dalla immagine fissa e l’impatto tra la “materia” della parola e l’immateriale della poesia diventa testimonianza di una “confessione”. Sono convinto che la poesia è sempre confessione, come in questo caso. Così come le immagini che vengono catturate. Ci si confessa nelle immagini e attraverso le immagini. In questo incidere insiste l’apparizione di “un germoglio” o il bisogno di dichiararsi nell’0amore: in quell’amore che è “forse l’amore per tutti”. Non so se alla fine restano le parole o se il viaggio si compie nelle parole o se “sono state solo parole” è certo che raccontare “uno spicchio di cielo” significa raccontare o recitare quel passare della notte che si fa insistentemente passare del vento nel tempo o del tempo nel vento. Il tutto iniziale, dunque, ha un senso. Ma potremmo vivere senza un senso o la poesia potrebbe resistere alla realtà senza il senso del misterioso. Direi di no. E questo libro, che si presenta in una veste pregevole originale e sobria, dimostra che la poesia esiste solo se si dà un senso all’incanto che insiste dentro la vita, dentro di noi con i frammenti che sono dentro l’esistere. ————————————————————————————————————————— SULLA BALLATA DEL MILITE IGNOTO di Roberto Granata Fotografo ————————————————————————————— Denotano una originalità le immagini e i tagli delle foto scattate da Michele La Paglia. Si nota soprattutto quell’amore per la fotografia che da grande tono alla Sua scoperta del Vittoriano,. Anche i cieli ritratti danno il senso di una malinconia intima alla sofferenza dell’artista che, piccolo piccolo, si misura con la grandiosità dell’opera monumentale; i cieli non sono tersi, limpidi, ci sono nuvole, ombre che si ritrovano nell’anima di ciascuno allorché il pensiero va agli orrori della guerra richiamati dalla presenza nel Vittoriano del Milite Ignoto. Nessuna fotografia della tomba è presente nell’opera, la ballata connota fortemente la stupidità della guerra, ma l’immensità degli spazi aerei è quasi una preghiera muta affinché non vi sia più guerra, mai più. L’accanimento doloroso dell’immagine, suggellata dalla grandiosità dei marmi e delle architetture, ispira il sentimento epico del sacrifici dei tanti giovani che hanno fermato la loro vita in trincea. Il cielo e le magnifiche scultore dei valori degli italiani di Jerace, Monteverde, Bistolfi, Ximenes, Pogliaghi, Rivalta e dello stesso e Rutelli, Apolloni, Zocchi le Virrorie Alate sono i protagonisti dell’opera fotografica; le figure ritratte dal monumento, con grande senso della luce, dote quest’ultima innata in chi ama la fotografia come l’autore dimostra, sono quasi sovrannaturali, divinità che guardano con speranza il cielo e, in un gioco di piani invertiti, sono quasi uno sfondo all’immensità del cielo che emerge appieno nelle immagini delle Quadrighe della Libertà e dell’Unita di Bartolini l’una e Fontana l’altra. La Paglia, emoziona, la sua introversità trova un magico e necessario equilibrio quanto immortala qualcosa o qualcuno che lo colpisce e a sua volta sa trasferire i suoi stati d’animo nella fotografia. Sulla qualità delle liriche di Erminio Maurizi, in quest’opera assonanti in maniera più che attuale con lo spirito dell’immagine, si è già espresso, con molto favore, Alberto Bevilacqua nel recensire il volume di poesie “Quando puoi sorridi”. Si evince infatti che i due autori sono amici, una complicità fatta di poesia e immagini che danno una straordinaria interpretazione di due anime che si esprimono in un bellissimo unisono. Roma gennaio 2009
Editorial Review
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