Anno di pubblicazione | 2003 |
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Numero pagine | 400 |
ISBN | 978-88-8101-174-2 |
Collana | Novecento letterario calabrese |
ISBN ebook | 978-88-6822-503-2 |
Formato | Cartaceo, eBook (epub), eBook (PDF) |
Autore |
Asprea Don Luca |
Il previtocciolo
Il Previtocciolo 2003 si pone come un’eccezione, forse un eccesso nella letteratura italiana e meridionale. Luca Asprea, ovvero Carmine Ragno (Oppido Mamertina -Rc-, 24 maggio 1928), fece scandalo quando nel 1971 pubblicò presso Feltrinelli Il Previtocciolo, nella collana dei Franchi Narratori. Da allora si era taciuto editorialmente. Il romanzo vede finalmente la luce nella sua compiuta interezza per i tipi della Pellegrini Editore. Un unicuum narrativo che salda perfettamente i due volumi, il secondo rimasto finora inedito, e li ricompatta in un solo romanzo. Trama narrativa intensa e magmatica, l’attraversa una tensione elettrica costante che non cede mai ad intermittenza alcuna. Le due storie si compenetrano e la seconda parte, pur muovendosi all’interno dello stesso solco tematico, ne assorbe i temi e ne centralizza uno, in particolare, portandolo all’eccesso. Lì, nel romanzo del 1971, il sesso era uno dei temi importanti senza risultare onnicomprensivo. Qui, nella completezza romanzesca, il sesso è il tema dominante, l’asse ordinatore di tutta la vita paesana schiacciata e deformata dalla morale sessuofobica. La storia è quella di Nuzzu, iniziato al sesso all’età di cinque anni e mezzo da una procace ragazza di 16 anni, la quale in una comunità chiusa, quale il paese di Oppido Mamertina, può trovare soltanto nel bimbetto lo sbocco innaturale alle legittime richieste fisiologiche del suo essere di donna. In questo minuto borgo calabrese tutti gli elementi della società sono abbassati e degradati: nessuna classe sfugge a un destino di corrosione. Neanche il clero la cui ignoranza è diversa, ma non meno crassa di quella della povera gente. È questa la scoperta traumatica che Nuzzo fa in seminario dove i preti gli appaiono nella loro terrestrità e nella loro meschinità, nella loro sporcizia morale. Non amano e non sono amati. Così nel seminario di Oppido e così nel seminario pontificio di Reggio. L’insofferenza è grande, ma non esplode: una bomba, siamo agli inizi della guerra fascista, rinvia i seminaristi a casa. Era la fine del primo Previtocciolo. Si rimette in moto da qui la macchina narrativa, con il ritorno di Nuzzu al paesello. Ritorno che non coincide con la salvezza o la salute bensì con lo sprofondamento e l’ulteriore abbrutimento morale. La prosa disvelante di Asprea si arrotola e arrovella tutta nell’accerchiare questo mondo claustrofobico e maniacale e nel portarne fuori, con stile graffiante e linguaggio plastico e materiale, la carica esplosiva ed eversiva. Il romanzo è pertanto senza veli, assolutamente nuovo per la reticente narrativa calabrese e meridionale, contenutisticamente avvincente e crudele nella scrittura che non accetta nessun compromesso con la realtà. Un romanzo atroce e feroce. Forse il più atroce e feroce della narrativa italiana contemporanea.
Editorial Review
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