La storia di Sideris è interessante perché è una storia di classe operaia ante-litteram. Uno sciopero nel 1685! Quando ancora non esistevano gli operai e Carlo Marx, ci pensi?
I minatori di Sideris non vedevano di buon occhio il reperimento di manodopera specializzata, i mastri forgiari, dalla Toscana e dall’Emilia e minacciarono prima e attuarono poi uno sciopero che durò un mese. Però noi saremmo stati sull’altra sponda, contro gli operai in sciopero, perché uno dei nostri antenati, probabilmente di quel periodo, veniva dalla Toscana. Pensa un po’, se avessero fatto sciopero qualche mese prima io non sarei nato.
Non è solo lo sciopero (il ricordo di uno sciopero!) a inquietare il protagonista, un ragazzo di vent’anni che va in Calabria perché la nonna gli deve trasmettere la formula per far passare il malocchio, ma anche l’incontenibile desiderio di conoscere la donna, un amore di suo padre, che a momenti gli ha impedito di venire al mondo.
Si scopre così che ad essere misteriosamente preda del malocchio, metafora ancestrale dello stato attuale della Calabria, è un intero paese con tutti i suoi abitanti, smemorati della loro storia e delle loro storie.
Tra invasioni di formiche con le ali, personaggi strani e svagati, donne mistiche e migliori degli uomini perché piene di poteri, il ragazzo percorre un viaggio a più strati, temporali e narrativi, alla ricerca della donna misteriosa, per ritrovarsi in una dimensione irreale che gli fa conoscere una realtà che fuori dai confini del paese nessuno immagina. Il finale è imprevedibile e lo lascia sgomento.
Magari la terra conserva qualche traccia, la terra non perde la memoria come noi, forse potremo scoprire perché siamo arrivati al punto di essere indifferenti al dolore, lo capirai quando sarai nel paese e vedrai cosa fanno le persone, come parlano, quanto sparlano. Saranno i geni dei minatori, caratteri chiusi, cupi, indispettiti col mondo. E’ vero che stavano al buio, al chiuso, all’umido. Per questo forse noi di Sideris non amiamo le feste, non ridiamo mai, sentiamo incombenti tragedie e trasmettiamo inquietudine. Abbiamo ancora paura che le gallerie ci crollino in testa? Mah!
La dimensione onirica del viaggio di J. alla ricerca della donna misteriosa di suo padre è solo virtuale, perché nei fatti egli vive le dimensioni di una vita passata che non conosceva se non nei racconti della nonna e del padre stesso.
I personaggi che via via incontra sono impalpabili come l’atmosfera che ristagna sospesa sul paese, preda del malocchio e della disperazione. Chi è la donna misteriosa che ha segnato il suo destino? Chi sono queste persone che gli parlano dicendo che lo conoscono quando non l’hanno mai visto? Quale maledizione incombe su questa gente che sembra partorita da un’assurda cronaca ed è invece una immanenza perpetua del tempo?
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