Anno di pubblicazione | 2010 |
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Numero pagine | 120 |
ISBN | 978-88-8101-688-4 |
Formato | Cartaceo |
Autore |
Maurizi Erminio |
Caduti dalle nuvole
Erminio Maurizi e Michele La Paglia raccontano la realtà con uno spostamento di prospettive. Un vero e proprio depistaggio. Bisogna cambiare posizione più volte per entrare in questo racconto di versi e fotografie, parole e nuvole. Perché la cifra del
raccontare per versi e immagini sta in uno strano e straordinario contrappunto tra le parole e il movimento delle nuvole, la loro composizione, il loro cromatismo, l’espansione o la riduzione. Le nuvole di La Paglia parlano ancor prima dei versi di Maurizi
così che bisogna adoperare un vero e proprio contorsionismo mentale e visivo per tenere insieme il quadro. Non si può fare altro senza compromettere l’insieme. Ed è un bene. Un ottimo esercizio per chi legge che resta praticamente inchiodato a seguire questo
“nuvolare”. La distensione delle nuvole si accompagna, infatti, ad una distensione tematica, l’incresparsi e l’annerirsi dei nuvoloni promette vento e pioggia di versi. Più spesso il lettore s’imbatterà in nuvole dense e nere, assai dolenti perché loro, le Nuvole, sono
il contrappunto lirico dell’animo del poeta che stanno fila a fila e a casaccio/ disseminate in ordine sparso/ spuntano come i funghi/ dopo il caldo con le prime piogge/ sfilano a stelo a palla a ombrello. Maurizi, da ottimo paroliere, ci avverte subito nella chiosa epigrafica
che quello che racconterà sarà arduo: Forse è nuvolo/ è nuvolo/ è ancora nuvolo/ è molto nuvolo/ è proprio nuvolo/ è sempre più nuvolo. C’è , fin da subito, un climax sofferto che ora ascende e poi discende a strapiombo perché il “forse” iniziale è annullato
da quel “è sempre più nuvolo”. Il nostro tempo è nuvolo, sempre più nuvolo e non pare al poeta che ci sia molto da star contenti: nelle nuvole finiscono/ pure i pensieri le brame le idee/ e quando piove le sorprese. Ecco: i versi di Maurizi raccontano il declino in
cui siamo immersi e le nuvole se lo risucchiano questo declino ed è per questo che si ingrossano e si arrovellano come testimoni di una realtà senza sogno e, da sopra le nostre teste, ci sguardano tra il pietoso e l’irriverente. E per raccontare questo tempo nuvolo,
Maurizi utilizza un versificare particolare: i versi sono allungati in un andamento descrittivo, colmi di fratture, sincopati e spezzati e ci offrono un racconto delle vicende umane odierne senza mai utilizzare un minimo segno di punteggiatura. Un versificare libero, che è un quasi andare alla deriva, perché la virgola e il punto sono le reti del verso e, quando mancano, il lettore sente il senso estremo di un imminente naufragio. Compaiono, subito, come in un squarcio di cielo, gli immigrati e sono come una pescata di alici/ portata a riva dalla paranza/ mentre qualcuna ancora guizza nella rete/ …pronte per essere fritte in padella/ arrivano su barconi malconci/ nuvole sono transitate sulle loro teste/ per lo più il sole e niente mangiare…/ arsi assetati denutriti mansueti. Maurizi
utilizza perlopiù un linguaggio quotidiano comprensibilissimo perché certe storie non si possono dire se non con parole d’uso ma poi alza il tono nello stile, nell’uso delle similitudini e delle figure retoriche ben studiate e nell’utilizzo di un’aggettivazione sorvegliata
che concede altezza alla parola del quotidiano. La realtà è auscultata nelle sue molteplicità: …
Editorial Review
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