Biografia
Cacciatore Franco
Nato a Torino nel 1962 da genitori immigrati dalla Calabria, terminati gli studi è entrato nel settore informatico nel quale attualmente opera.
L’approssimarsi dei 50 anni, il desiderio di voltarsi indietro per riflettere sulla propria storia personale e familiare, sono il perché del romanzo. Se la vita di un immigrato nella Torino degli anni ’60/’70 era complicata per un adulto, per i problemi del lavoro, le spese per la costruzione del proprio mondo, altrettanto lo era per i figli.
La “crisi”, per un adolescente di quella generazione, era una costante: la diversità dei valori appresi in ambito familiare, il dialetto, l’accento, l’abbigliamento, sottolineavano l’origine e determinavano l’emarginazione.
Molti fecero delle scelte sbagliate. Il bullismo, la droga, la microcriminalità, favoriti anche dalla ghettizzazione nei quartieri popolari, spesso furono i modi utilizzati per affermare la propria identità, che, tuttavia, finirono per contribuire a scavare ancor di più il solco già profondo che divideva i ‘terroni’ da quelli del nord. Per la verità, una proposta per l’integrazione c’era, ma ad un prezzo altissimo sebbene ugualmente pagato: rinnegare i valori, la lingua, la storia familiare, le origini. Da questo clima, vissuto dall’autore negli anni dell’adolescenza, nasce il romanzo, dal bisogno di affermare, finalmente, la dignità degli elementi costitutivi della propria identità: per questo, la scelta del dialetto; per questo, parlare dei briganti; per questo, raccontare le difficoltà di un viaggio, chiedendo al lettore di fermarsi a osservare le speranze e i patimenti di chi lascia la propria terra, di sopportarne il peso, il dolore.
E quanto sia d’attualità la questione, è sotto gli occhi di tutti.